Nella storia delle insorgenze contro i francesi, Crespino merita un posto di assoluto rilievo.
Notevole borgata fra Adria e Rovigo contava all’epoca 4.200 abitanti (oggi ne conta la metà).
L’insorgenza del 1805, bruciata la bandiera francese
Nell’ottobre del 1805 i crespinesi si permisero di abbattere gli stemmi napoleonici, nella Sala del Municipio fu bruciata la bandiera francese e nello stesso tempo furono innalzate le insegne austriache nella speranza che le truppe asburgiche arrivassero a “liberare” il paese.
Purtroppo le cose non andarono nel verso sperato e quando i francesi ripresero possesso della località l’ira funesta di Napoleone si abbatté su Crespino.
A pensarci bene non era successo nulla di irreparabile, le solite “scaramucce” nei confronti di un esercito straniero, ma Napoleone non volle sentir ragioni: l’undici febbraio 1806 da Parigi emanò furioso un decreto, che ripropongo qui sotto, attraverso il quale i cittadini di Crespino erano stati privati della cittadinanza, e saranno trattati come “Colonia del Regno composta di gente senza patria”.
PER APPROFONDIRE Insorgenze in Polesine contro Napoleone, un’eroica storia veneta dimenticata
LEGGI SU SERENISSIMA.NEWS Il caso Rivoli: diciamo no alla ricostruzione del monumento a Napoleone!
Crespino era stato cancellato dalle carte geografiche: un provvedimento di inaudita ferocia.
I crespinesi allora pensarono di ricorrere al Principe Eugenio Beaurharnais affinché perorasse la loro causa.
Ma Napoleone il 21 marzo 1806 rispose così a Eugenio:
“…Se quel Comune vuole lavarsi dall’onta di fellonia, consigni i 3 principali colpevoli per essere tratti innanzi ad un Consiglio di guerra e fucilati con un cartello che dica: -Traditori al liberatore d’Italia e alla patria italiana-, allora io perdonerò alla Comune e revocherò il mio Decreto”.
Napoleone: voglio vedere tre uomini fucilati
E il 4 aprile scriveva ancora “Io non revocherò il mio decreto contro Crespino se non allora che effettivamente vi saranno tre uomini fucilati. La condanna in contumacia non conta un fico. Si studi adunque di arrestare i colpevoli”.
Continuavano nel frattempo i tentativi di chiedere perdono a Napoleone, attraverso il ministro segretario di stato A. Aldini e, suo tramite, attraverso l’imperatrice Giuseppina; nel frattempo era però scoppiata una nuova guerra con la Prussia e la cosa si arenò.
A Crespino cresceva il malcontento, soprattutto all’interno di alcune potenti famiglie.
Giovanni Albieri, detto Veneri, viene decapitato
Così si fece strada l’ipotesi della delazione che si concretizzò quando fu individuato un povero pescatore, Giovanni Albieri, detto Veneri, come il capo principale della sollevazione e soprattutto colui che aveva calpestato la bandiera francese.
Così furono condotti i gendarmi francesi nel suo nascondiglio, prontamente arrestato e decapitato nella piazzetta davanti il municipio di Crespino il giorno dopo; era il 14 ottobre 1806. E una lapide ricorda l’esecuzione:
“Giovanni Albieri detto Veneri
decapitato in questa piazza
il 14 X 1806
per delitto di ribellione
al governo francese
a ricordo”
Napoleone l’11 gennaio 1807 si dichiarò soddisfatto, e con decreto dal Quartier Generale Imperiale di Varsavia “visto che il Capo della rivolta è stato capitalmente punito, visto le replicate suppliche del Comune” fece grazia al Comune di Crespino riammettendolo al godimento di tutti i diritti degli altri Comuni del regno e facendo cessare da quel giorno le disposizioni del Decreto 11 febbraio 1806.
Il testo dell’infame decreto napoleonico
NAPOLEONE I
Per la grazia di Dio e per le costituzioni,
Imperatore dei francesi e Re d’Italia
Visto i rapporti del Consultore Consigliere di Stato,
incaricato della Polizia Generale del Regno
Considerato che gli abitanti del Comun di Crespino, dipartimento del Basso Po del nostro Regno d’Italia, nel tempo della cessata guerra si sono ribellati al Governo commettendo gravi eccessi contro le autorità locali e favorendo a mano armata l’invasione del nemico;
Considerato che sì enormi misfatti meritano di essere a pubblico esempio puniti con straordinarie misure di severità
Noi abbiamo decretato e decretiamo quanto segue:
Art. I° Gli abitanti del Comune di Crespino sono privati dei diritti di cittadinanza;
II° Non potranno reclamare in verun caso i diritti della Costituzione;
III° Saranno trattati come Colonia del Regno composta da gente senza patria;
IV° Saranno governati da un comandante della gendarmeria che unirà in sé tutte le
funzioni proprie della Municipalità;
V° Pagheranno doppia imposta prediale;
VI° Saranno puniti colla pena del bastone nel caso in cui pel C.M. Ital. ha luogo
la pena del carcere;
VII° Una lapide di marmo sopra la porta della Casa del Comandante porterà la
seguente iscrizione:
NAPOLEONE I
Imperatore dei francesi e Re d’Italia
Ha decretato
Gli abitanti di Crespino non sono sudditi italiani
VIII° I ministri della Giustizia, dell’Interno, della Finanza sono incaricati
dell’esecuzione del presente Decreto che sarà stampato, pubblicato ed
inserito nel Bollettino delle Leggi.
Dato dal nostro palazzo delle Tuileries questo di 11 febbraio 1806.
NAPOLEONE
- il Ministro Segretario di Stato
- Aldini
Ettore Beggiato