8 Settembre 2024
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28 dicembre 1888, muore il poeta Arnaldo Fusinato: sul ponte sventola bandiera bianca

Il 28 dicembre 1888 muore a Verona il poeta Arnaldo Fusinato.

Nato a Schio il 25 novembre 1817, si laurea in giurisprudenza all’Università di Padova. Nel 1849 corre a Venezia dove era stata proclamata la Repubblica Veneta e presta servizio come tenente nei “Cacciatori delle Alpi”.

L’ultima indipendenza

Il 23 agosto 1849 finisce  l’ultimo periodo di indipendenza del nostro popolo; Venezia ultima città d’Europa cadeva sotto i colpi dell’esercito asburgico dopo diciassette mesi di libertà iniziati il 22 marzo 1848 con la proclamazione della Repubblica Veneta e la nomina di Daniele Manin Presidente.

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La dichiarazione d’amore

Ecco lo struggente addio di Arnaldo Fusinato, una vera e proprio dichiarazione d’amore di un veneto di terraferma (e sottolineo veneto di terraferma) nei confronti della Sua Capitale,  Venezia:

È fosco l’aere, il cielo é muto,
ed io sul tacito veron seduto,
in solitaria malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!

Fra i rotti nugoli dell’occidente
il raggio perdesi del sol morente,
e mesto sibila per l’aria bruna
l’ultimo gemito della laguna.

Passa una gondola della città.
“Ehi, dalla gondola, qual novità ?”
“Il morbo infuria, il pan ci manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!”

No, no, non splendere su tanti guai,
sole d’Italia, non splender mai;
e sulla veneta spenta fortuna
si eterni il gemito della laguna.
Venezia! l’ultima ora é  venuta;
illustre martire, tu sei perduta…
Il morbo infuria, il pan ti manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!

Ma non le ignivome palle roventi,
né i mille fulmini su te stridenti,
troncaro ai liberi tuoi di’ lo stame…
Viva Venezia!
Muore di fame!

Sulle tue pagine scolpisci, o Storia,
l’altrui nequizie e la sua gloria,
e grida ai posteri tre volte infame
chi vuol Venezia morta di fame!
Viva Venezia!
L’ira nemica la sua risuscita
virtude antica;

ma il morbo infuria, ma il pan le manca…
Sul ponte sventola bandiera bianca!

Ed ora infrangasi qui sulla pietra,
finché é ancor libera,
questa mia cetra.
A te, Venezia,
l’ultimo canto,
l’ultimo bacio,
l’ultimo pianto!

Ramingo ed esule in suol straniero,
vivrai, Venezia, nel mio pensiero;
vivrai nel tempio qui del mio core,
come l’imagine del primo amore.

Ma il vento sibila,
ma l’onda é scura,
ma tutta in tenebre
è la natura:
le corde stridono,
la voce manca…

Sul ponte sventola
bandiera bianca!

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