Nell’Ottocento quando non c’erano ancora le avvisaglie del “politicamente corretto”, le cose si chiamavano con il loro nome e una rapina era sempre una rapina, anche se portata avanti all’insegna del “liberté, egalité, fraternité …
Ecco quanto trovo scritto nel “Appello del Consiglio di Amministrazione del Monte di Pietà di Padova al Consiglio Comunale di Padova” stampato nel 1875, a pagina 9:
“Anche al Monte di Pietà di Padova, come a parecchi altri dello Stato Veneto, era riservata una pagina dolorosa nella storia degli avvenimenti politici e militari che contrassegnarono il tramonto del secolo decimottavo e l’aurore del presente.
La rapina degli ufficiali francesi
Un primo fatto che tornò ad esso gravissimo ed irreparabile fu quello del rapina (n.b. rapina) cui soggiacque nel giorno 3 maggio 1797 ad opera dell’ufficialità militare francese (n.b. ufficialità militare francese) introdottasi a mano armata nei depositorj degli effetti preziosi, il meglio e il buono dei quali furono da essa violentemente sottratti per un valsente di oltre lire centosettantamila …”
Per i rapinatori francesi agli ordini di Napoleone i Monti di Pietà rappresentavano un’attrazione irresistibile; nel territorio padovano ce n’erano ben otto: oltre a quello cittadino, esistevano Monti di Pietà a Camposanpiero, Cittadella Podestaria, Cittadella Comunità, Este, Monselice, Montagnana e Piove di Sacco.
Peccato sia particolarmente difficile ricostruire quei momenti e se qualche lettore di Serenissima.news avesse il buon cuore di segnalare o di mandare qualche articolo la redazione ne sarebbe particolarmente felice.
Ettore Beggiato