Muore a Venezia Marin Sanudo il giovane, cronista della Repubblica Veneta. “Afamato curioso di notizie” (come egli stesso si definiva) raccolse nella sua casa una cospicua biblioteca di libri manoscritti che gli permise di approfondirsi negli studi storici prediletti.
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Scrisse un “Itinerario per la terraferma veneta“, frutto di osservazioni dirette, una “Vita dei dogi“, dalle origini al 1494, e i Diari, l’opera per cui il suo nome va famoso.
I Diari: 40.000 pagine
Iniziati il I° gennaio 1496, scritti giorno per giorno (come dice il Sanudo) “con fatica, sudori, vigilie e continue investigazioni dopo aver veduto, inteso e sentito la verità non solo di questa città ma di tutto il mondo”, i Diari arrivano sino al 30 settembre 1533.
Il manoscritto originale si compone di 58 grossi volumi, di circa 40.000 pagine redatte con scrittura minutissima e prosa disadorna ma quanto mai espressiva nella sua semplicità.
Portati via e poi restituiti dall’Austria
Il miglior elogio alla preziosa opera del Sanudo fu scritto da lui medesimo: “Niun scrittore farà mai cosa buona nelle istorie moderne se non vedrà prima le mie diaria”.
Portati via dall’Austria nel 1805, i Diari sanudiani furono restituiti a Venezia nel 1866: si conservano alla Biblioteca Nazionale Marciana.
Marangoni G., op. cit., pag. 73