Venezia 9 marzo 1999 – Cinque consiglieri regionali della Liga Veneta Repubblica occupano gli uffici della procura in piazza San Marco e protestano dai cornicioni contro la nuova incarcerazione dei Serenissimi. Da sinistra: Ettore Beggiato, Franco Roccon, Michele Munaretto, Alberto Porè e Fabrizio Comencini.
Ecco quanto scrisse “La Repubblica” il giorno dopo:
Protesta della Liga per i Serenissimi
VENEZIA – Sono tornate a sventolare in Piazza San Marco, a quasi due anni dall’assalto al campanile, le bandiere oro e granata della Serenissima, quelle che si usavano in guerra, con il leone con la spada e il libro chiuso.
Ma non sono stati i “Serenissimi” a tornare sul campanile, bensì il segretario della “Liga Veneta Repubblica” Fabrizio Comencini, con quattro consiglieri regionali del suo partito, che hanno occupato il tribunale, e sono saliti, in piedi, sulle finestre del primo piano che si affacciano sulla piazza, dove sono rimasti quattro ore, tra i turisti che li fotografavano, i veneziani (pochi) che si fermavano a guardare, e gli orchestrali del Comunale di Treviso in lotta contro la chiusura del loro teatro, con cui hanno fraternizzato.
Il tribunale: Serenissimi “pericolosi”
Protestavano, Comencini e i suoi, per la decisione del tribunale di sorveglianza che, respingendo la richiesta di affidamento ai servizi sociali, ieri ha fatto tornare in carcere tre componenti del commando che assaltò il campanile, Antonio Barison, Luca Peroni e Andrea Viviani, con la motivazione che “sono ancora pericolosi“.
L’incontro con il presidente del Tribunale
Il segretario e gli altri sono saliti alle quattro e mezzo del pomeriggio sulle finestre del tribunale, approfittando del fatto che gli uffici erano deserti, e ci sono rimasti fino alle 20.30, guardati a vista dai poliziotti, che avevano chiuso con un nastro il tratto di piazza sottostante, e dai pompieri coi materassi gonfiabili.
Il sostituto procuratore Felice Casson ha cercato di convincerli a desistere, loro l’ hanno fatto dopo aver ottenuto la promessa di un incontro (oggi) con il presidente del tribunale di sorveglianza Stefano Dragone.
Comencini: liberateli o sarà la rivolta
Gli chiederanno di revocare il provvedimento e di concedere ai Serenissimi gli arresti domiciliari, con la possibilità di recarsi al lavoro, in attesa della pronuncia della Cassazione.
“O li liberano – gridava Comencini dal balcone – o chiameremo i veneti alla rivolta e ci opporremo a questa infamia, non solo con le parole ma anche con le nostre persone”.
Veneto libero, Serenissimi liberi
Sul balcone, con Comencini, erano saliti i consiglieri regionali della “Liga Veneta Repubblica” Alberto Poirè, Ettore Beggiato, Michele Munaretto e Franco Roccon. In piazza, avvolti nelle bandiere della Serenissima, altri quattro esponenti dello stesso partito: Ivo Papadia, Marino Rozzi, Raffaele Dideco, Alessio Morosin.
Gridavano “Veneto libero” e “Serenissimi liberi“, e contestavano l’ ordinanza del tribunale di sorveglianza che sostiene la pericolosità del commando, visto che i suoi componenti fanno ancora parte di un’ associazione, il Veneto Serenissimo Governo, “avente la medesima denominazione di quella che ha organizzato e attuato l’ assalto al campanile e il medesimo scopo di raggiungere il riconoscimento del Veneto come nazione autonoma“.
Galan: roba da medioevo
“Un provvedimento infondato – l’ ha bocciato il sindaco Cacciari – non vedo proprio quale pericolosa attività stessero svolgendo i Serenissimi“. “Roba da medioevo, io sto con loro” ha aggiunto il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan.
“Un autogol della magistratura” ha commentato l’ ideologo dei Serenissimi Bepìn Segato. “Questo è un sistema che opprime” ha detto Gilberto Buson, uno del commando. E un altro, Luca Peroni, quando l’ hanno arrestato di nuovo: “Farci tornare in carcere è stata una scelta politica”.
REPUBBLICA – Roberto Bianchin 10 marzo 1999
Piazza San Marco. In primo piano Aldo Rozzi Marin,
Raffaele Di Deco (prematuramente scomparso), Ivo Papadia.