La pretesa dell’amministrazione comunale di Venezia di modificare i “nizioleti” (le storiche denominazioni delle calli e dei campi veneziani) ha provocato la sacrosanta indignazione dei veneziani che si sono giustamente sollevati di fronte a cambiamenti…imbarazzanti (emblematica la “calle del parucheta” che è diventata una impronunciabile “calle del parrucchetta”).
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Ma oltre ai nizioleti c’è un’altra questione che andrebbe affrontata: è quella delle targhe delle Chiese: anche qui, da tempo, c’è stata una grottesca e scandalosa italianizzazione dei nomi storici delle Chiese veneziane.
Per esempio San Stae, bellissima chiesa situata lungo il Canal Grande, è diventata per gli estensori delle patetiche targhe “San Eustachio”: sfido chiunque a trovarmi un veneziano in tutta la città che non continui a chiamare la chiesa San Stae.
Non parliamo poi di altre grottesche traduzioni in lingua italiana: segnalo che la Chiesa di San Giacomo Decollato continua ad essere chiamata dal volgo San Zan Degolà, che gli “ultras” della tradizione si ostinano a chiamare San Polo la Chiesa di San Paolo Apostolo, così come l’elegante denominazione di San Giacomo Apostolo viene orrendamente storpiata in San Giacometo e via discorrendo…
La vogliamo capire che i nomi delle calli e delle vie, dei campi e delle piazze, delle chiese e dei parchi sono “veri storici documenti” e come tali vanno trattati e rispettati?
Che la toponomastica è una delle tante tessere che compongono l’ideale mosaico chiamato “identità di un popolo”?
Ettore Beggiato