La Legge Beggiato compie 30 anni. E oggi, mercoledì 21 febbraio, a palazzo Ferro Fini, a Venezia, sede del Consiglio Regionale del Veneto, si è tenuto un convegno per fare il punto sulla norma che venne approvata il 7 aprile 1994 “per la tutela e valorizzazione del patrimonio di origine veneta in Istria e Dalmazia“.
In Consiglio Regionale a Venezia
Al convegno di palazzo Ferro-Fini a Venezia sulla Legge Beggiato hanno partecipato il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ed Ettore Beggiato, che da assessore regionale all’identità veneta nel 1994 riuscì a far approvare quella legge che da allora porta il suo nome. Intervenuto anche Luigi Zanin, dirigente regionale del settore “Tutela del patrimonio veneto nel Mediterraneo” che materialmente cura l’applicazione della Legge Beggiato, e Davide Rossi, in rappresentanza della Federazione degli Esuli Giuliani, Fiumani e Dalmati.
Il Mediterraneo serenissimo
In questi 30 anni, la Legge Beggiato si è “allargata” – come voleva lo stesso Ettore Beggiato già negli anni Novanta – a tutta l’area mediterranea nella quale si sviluppò il dominio della Serenissima, quindi non solo all’Istria e alla Dalmazia, ma anche alle isole e ai territori della Grecia che fecero parte della Repubblica di San Marco.
Monumenti veneziani, mura, fortezze, palazzi, antichi Leoni marciani, sono stati restaurati grazie a questa legge in collaborazione con le istituzioni slovene, croate, greche.
Patrimonio veneto oltremare
E’ stato difeso il patrimonio culturale veneto oltremare, e anche il patrimonio culturale immateriale, la lingua istroveneta, la presenza viva della minoranza veneta e italiana sull’altra sponda, la memoria del passato, la coscienza di una civiltà veneta che per secoli ha unito il mare sotto la Serenissima, facendo di borghi e città dell’altra sponda veri quartieri di Venezia.
Non è una storia italiana
La legge Beggiato è tra le poche leggi che basterebbero, da sole, a giustificare l’istituzione stessa della Regione Veneto. Perché il Veneto, e soltanto il Veneto, e soltanto politici che si sentivano, ed erano davvero, eredi di una storia, che non è una storia italiana, potevano costruire una legge che difende, restaura, i segni, meravigliosi e possenti, della Serenissima nel Mediterraneo, e la presenza veneta tuttora attuale e viva.
La legge che ha cambiato gli sguardi
La legge Beggiato è conosciuta da tutti in Istria e in Dalmazia. In trent’anni e con investimenti mirati e limitati ha modificato profondamente lo sguardo “slavo” sul passato veneto, ha aperto menti e anche cuori a proposito dell’importanza e della bellezza di quel passato.
E’ tornata a stringere collaborazioni istituzionali tra Venezia ed entità politiche, culturali, economiche dell’altra sponda adriatica. Ha cominciato a cambiare il sentimento con cui quelle popolazioni guardano a Venezia, che era stato distrutto dal Fascismo.
La legge Beggiato parla ai veneti
La legge Beggiato parla anche ai veneti. Ha inciso non soltanto sul fronte del sentiment “slavo” verso Venezia, ma anche su quello dell’autocoscienza identitaria della minoranza veneta e italiana, e anche sul versante propriamente interno, nell’Italia e nello stesso Veneto, dove la “cancel culture” sugli Antichi Stati portata avanti dall’Italia ha portato moltissimi, persino nel Veneto, a considerarsi nulla più che una Regione italiana, a dimenticare che la Repubblica Veneta non fu uno staterello italiano, una repubblichetta marinara, ma una grande potenza europea, con vasti dominii oltremare.
La legge Beggiato parla anche a noi, ci dice la nostra identità. Ha cominciato a mostrare anche ai veneti l’esistenza concreta di un immenso patrimonio veneto oltremare, fuori dei confini italiani: un patrimonio che è figlio di una storia veneta, non italiana, dalla quale anche noi veniamo.
Grande politica estera veneta
La legge Beggiato ha fatto grande, autentica, giusta politica estera veneta. E merita che la Regione di oggi celebri con orgoglio, e con manifestazioni di primissima grandezza, il trentennale di una delle sue leggi più azzeccate e una tra quelle che più intimamente riguardano la ricostruzione dell’identità veneta stessa, che è stata smembrata e dispersa dalla mala unificazione politica dell’Italia e dalle sue nazionalistiche, tragiche conseguenze novecentesche.