Il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha presentato nella competente commissione regionale il progetto di legge “Disposizioni per la ricerca storica sulle fucilazioni e la commemorazione dei fucilati durante la prima Guerra Mondiale nel territorio della Regione Veneto”, depositato nell’ormai lontano 6 agosto 2021, e che lo vede primo firmatario assieme ad altri undici consiglieri leghisti fra i quali spiccano i nomi di Alberto Villanova, presidente del gruppo “Zaia presidente” e di Giuseppe Pan, presidente del gruppo “Lega per Salvini premier”.
Restituire l’onore
Il progetto di legge ha l’obiettivo, come ha spiegato Ciambetti, «di restituire l’onore ai troppi a cui fu ingiustamente rubato con una violenza e ingiustizia inaccettabile: non si tratta di fare del revisionismo strumentale, ma di rendere giustizia con una riabilitazione attesa da più di un secolo».
Esecuzioni senza processo, fucilazioni “d’esempio”
«La mia proposta – ha spiegato il presidente Ciambetti – non intende essere una amnistia generale: non facciamo di tutta un’erba un fascio. Rammento alle voci critiche di oggi che il problema s’era posto già al termine della Prima Guerra Mondiale: la ‘Relazione sulle fucilazioni sommarie durante la guerra’, redatta nel 1919 dall’Avvocato Generale Militare Donato Tommasi su incarico del Capo di Stato Maggiore Armando Diaz, stimava in circa trecento i casi di esecuzioni senza processo anche se oggi sappiamo che i numeri sono ben maggiori, almeno un migliaio di casi coinvolti in quelle che il professor Zannini ha chiamato ‘fucilazioni d’esempio’.
Le decimazioni
«La riabilitazione può avvenire oggi sulla scorta di una ricerca rigorosa e attenta – continua Ciambetti -, con il vaglio dei documenti e delle fonti affidato a ricercatori e storici e dobbiamo farlo nel nostro Veneto perché, assieme al Friuli e alla Venezia Giulia, quella guerra si svolse nelle nostre contrade, nelle nostre montagne e città e le esecuzioni senza processi, le decimazioni ingiuste, avvennero qui, non altrove.
La legge del Friuli Venezia Giulia
« Il Friuli Venezia Giulia – ha annotato Ciambetti – ha già approvato una sua legge specifica sul tema e altri hanno affrontato con coraggio questo tema: penso alla Francia che nel 2014 dedicò giusti e ampi spazi nel Museo nazionale dell’Esercito alle vittime innocenti dei Plotoni di esecuzione. Penso alla Gran Bretagna che aveva riabilitato chi, accusato ingiustamente di codardia e diserzione, era stato fucilato. Io spero che anche il Veneto voglia restituire l’onore a chi fu passato per le armi nel nostro territorio senza vera giustizia, in un modo ingiustificabile.”
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Ciambetti: fucilazioni scandalose in Veneto
«Nel nostro Veneto, tra l’altro – ricorda Ciambetti -, si sono svolte alcune di queste fucilazioni particolarmente dolorose, per non dire scandalose: e voglio ricordare i 12 soldati della Brigata Catanzaro fucilati il 27 maggio 1916 sull’Altopiano dei Sette Comuni (Vicenza), i 4 bersaglieri del 14° reggimento fucilati il 16 giugno 1916 sempre sullo stesso Altopiano, e Alessandro Ruffini fucilato a Noventa Padovana il 3 novembre 1917 per non aver tolto il sigaro di fronte al generale Graziani; la scorsa estate sono andato personalmente a rendere omaggio ai fucilati della Brigata Catanzaro e non è stato certo facile trovare la croce commemorativa …
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Asiago – La croce collocata sul monte Sprunk (foto di Ettore Beggiato)
La Relazione al Progetto di Legge
Molto significativa la relazione allegata al progetto di legge che mi sembra opportuno riproporre ai lettori di Serenissima.news almeno in parte:
“Con il presente progetto di legge la Regione intende promuovere e sostenere le iniziative per la ricerca storica sulle fucilazioni di appartenenti alle Forze armate italiane avvenute nel territorio della Regione Veneto durante la Prima guerra mondiale e per la commemorazione e restituzione dell’onore dei militari fucilati.
Cadorna e le fucilazioni
“La normativa di diritto penale militare vigente durante la Grande guerra del 1915-1918 – è il testo della Relazione al progetto di legge Ciambetti – prevedeva la pena di morte per fatti che considerava reato quali, come indicato da F. Cappellano in “Cadorna e le fucilazioni nell’esercito italiano (1915-1917) nel n. 23/2015 della rivista del Museo Storico Italiano guerra di Rovereto (TN): “lo sbandamento o l’abbandono di posto in combattimento, il tradimento, la diserzione, lo spionaggio, la rivolta, le vie di fatto contro un superiore, l’insubordinazione in faccia al nemico, la mancata consegna o l’abbandono di posto da parte di vedetta o di sentinella di fronte al nemico, la sollevazione di grida allo scopo di obbligare il comandante a non impegnare un combattimento, a cessare da esso, a retrocedere o arrendersi; inoltre lo spargimento di notizie, lancio di urla per incutere spavento o provocare il disordine nelle truppe, nel principio o nel corso del combattimento”.
La disciplina di Luigi Cadorna
Tra le disposizioni del Comando Supremo – continua la Relazione al progetto di legge Ciambetti – si ricorda la circolare n. 3525 del 28 settembre 1915 a firma del Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito italiano Luigi Cadorna (Pallanza, 4 settembre 1850 – Bordighera, 21 dicembre 1928) avente ad oggetto la “Disciplina di guerra” nella quale si prevedeva:
“IV. – Nessuno deve ignorare: che in faccia al nemico una sola via è aperta a tutti: la via dell’onore, quella che porta alla vittoria od alla morte sulle linee avversarie; – ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto – prima che si infami – dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato da quello dell’ufficiale.
“Salutare giustizia sommaria”
- – Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria, subentrerà – inesorabile, esemplare, immediata – quella dei tribunali militari; ad infamia dei colpevoli e ad esempio per gli altri, le pene capitali verranno eseguite alla presenza di adeguate rappresentanze dei soldati”.
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Cadorna e le decimazioni “per esempio”
Ai sensi delle presenti disposizioni di legge – spiega la Relazione al progetto di legge Ciambetti – , per “fucilazioni” si intendono pertanto le esecuzioni capitali a seguito di “sentenza dei Tribunali militari di guerra”, le “esecuzioni sommarie” e le “decimazioni per esempio”, sostenute anche dalla circolare riservata nr. 2910 del 1° novembre 1916, nella quale Luigi Cadorna, dopo aver approvato una decimazione per esempio del 31 ottobre 1916 riteneva: “non vi è altro mezzo idoneo a reprimere reati collettivi che quello di fucilare immediatamente [i] maggiori responsabili e allorché [l’]accertamento della identità personale non è possibile, rimane ai comandanti il diritto ed il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte.”.
Fucilazioni nemmeno comunicate
Lo scopo del progetto di legge è quello di promuovere e sostenere la ricerca storica sulle fucilazioni dei militari delle Forze armate italiane avvenute nel territorio della Regione Veneto durante la Grande guerra e la loro commemorazione e non quello di disporre per legge la “riabilitazione storica” o la “riabilitazione penale” dei militari fucilati in quel periodo storico, giudizio che spetta, rispettivamente, alle componenti della società civile o alle competenti autorità penali. ….
La ricerca storica su tali episodi della Prima guerra mondiale deriva dalla necessità di approfondire ulteriormente tali fatti.
Spesso le fucilazioni, infatti, non venivano nemmeno comunicate ai comandi superiori.
Asiago, l’ordine di Cadorna
L’ordine di Luigi Cadorna del 26 maggio 1916 – è sempre il testo della Relazione al progetto di legge Ciambetti – al generale comandante delle truppe nell’altopiano di Asiago a seguito della perdita di posizioni di difesa del settore di Asiago era il seguente: “L’ E.V. prenda le più energiche ed estreme misure: faccia fucilare se occorre, immediatamente e senza alcun procedimento, i colpevoli di così enormi scandali, a qualunque grado appartengono.”.
La Relazione Tommasi
Alcune informazioni sulle fucilazioni durante le Grande guerra si possono ricavare in particolare dalla “Relazione Tommasi” (generale Antonio Tommasi: Taranto, 17 febbraio 1867 – Roma, 30 giugno 1949) conclusiva della commissione d’inchiesta sui fatti che portarono alla disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917-novembre 1917) che il Presidente del Consiglio dei Ministri Vittorio Emanuele Orlando costituì con regio decreto n. 35 del 12 gennaio 1918.
Ma la Relazione Tommasi – spiega la Relazione al progetto di legge Ciambetti – risulta ricostruire solo parzialmente gli episodi di fucilazioni avvenuti durante la Prima guerra mondiale, come si ricava da documenti conservati nell’archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito e nell’Archivio Centrale dello Stato, da diari e lettere di militari alle famiglie, da interviste a reduci o lettere inviate ai quotidiani, da libri- testimonianze o dai registri delle parrocchie.
Noventa Padovana, il caso Ruffini
L’importanza di promuovere e sostenere la ricerca storica sulle fucilazioni di militari avvenute nella Regione del Veneto e la loro commemorazione – afferma la Relazione al progetto di legge Ciambetti – si può osservare rispetto al sopra citato episodio avvenuto a Noventa padovana il 3 novembre 1917 a seguito della disfatta di Caporetto nei confronti del miliare Alessandro Ruffini per ordine del generale Andrea Graziani (Bardolino, 15 luglio 1864 – Prato, febbraio 1931).
Il generale Graziani: “Dei soldati faccio quel che mi piace”
L’episodio fu sollevato da un giornale, l’Avanti, il 28 luglio 1919: “Noventa di Padova 3.11.1917. Ore 16,30 circa. Il generale Graziani vede sfilare una colonna di artiglieri di montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca. Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona. Il soldato non si muove. Molte donne e parecchi borghesi sono presenti. Un borghese interviene ed osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati. Il generale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace” e per provarlo fa buttare contro un muricciolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente tra le urla delle povere donne inorridite. Poi ordina al tenente colonnello Folazzani (del 28° reggimento artiglieria campale) di farlo sotterrare. “È un uomo morto di asfissia” e salito sull’automobile riparte. Il t. colonnello non ha voluto nel rapporto porre la causa della morte. Tutti gli ufficiali del 28° Artiglieria campale possono testimoniare il fatto.”.
La conferma del parroco
L’episodio trova conferma in quanto scritto dal parroco di Noventa padovana nell’atto di morte dei registri della parrocchia: “Ruffini Alessandro, figlio di Giacomo e di Bertoli Nazzarena, nato il 29 gennaio 1893 nella parrocchia di Castelfidardo, di condizione militare della 10° batteria, 34°reggimento artiglieria da campagna, morì il 3 Novembre 1917 alle ore 4 pom. per ordine del general Graziani fucilato alla schiena. Ricevette l’assoluzione e l’Olio Sacro. La sua salma dopo le esequie fu tumulata nel Cimitero Comunale.”.
Noventa Padovana – La targa in ricordo della fucilazione di Alessandro Ruffini (foto Ettore Beggiato). Sui mattoni il foro lasciato dai proiettili che uccisero il giovane soldato.
Ma Fratelli d’Italia è contro
Inutile dire che questa lodevole iniziativa del presidente Ciambetti ha suscitato la forte contrarietà del gruppo “Fratelli d’Italia”, alleati della Lega sia nella Regione del Veneto che a Roma; l’iter è comunque iniziato e in commissione si è deciso di sentire il parere di vari soggetti, dall’Associazione nazionale combattenti e reduci all’Istituto per la storia della Resistenza della Marca trevigiana, ai vari corpi militari italiani e anche il professor Andrea Zannini docente di storia moderna all’Università di Udine: nelle prossime settimane vedremo se avrà la meglio il prode Roberto Ciambetti o gli immarcescibili “Fratelli d’Italia” …
Ettore Beggiato
Asiago – Monte Sprunk – I nomi dei fanti fucilati, buttati nella voragine e mai recuperati (foto Ettore Beggiato)