12 Dicembre 2024
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Antonio Salieri, il musicista veneto che fu il maestro di Beethoven

Antonio Salieri, veneto di Legnago, musicista, fu più che un grande maestro: fu il maestro dei grandi. Impararono da lui, fra gli altri, anche Beethoven, Schubert e Liszt.

Ludwig van Beethoven nel ritratto di Joseph Karl Stieler

 

Antonio Salieri nacque cittadino veneto, a Legnago il 18 agosto 1750 e morì a Vienna il 7 maggio 1825. Operò in gran parte fuori d’Italia: in Francia, in Austria e in Germania. Ebbe grande popolarità, specialmente a Vienna, dove svolse la sua attività e dove ebbe scolari Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) e Franz Peter Schubert (Vienna 1797 – 1828). Imitò lo stile di Willibald Gluck (Erasbach 1714 – Vienna 1787), che gli fu maestro e protettore.

Salieri a Venezia in Basilica

Antonio Salieri aveva studiato in precedenza a Venezia, dove fu cantore nella basilica di San Marco, dal 1764 al 1766, con Giovanni Battista Pescetti (Venezia 1704 circa – 20/03/1766, direttore del Covent Garden e del King’s Theatre di Londra, poi secondo organista della basilica di San Marco a Venezia) e F. Pacini, e a Vienna, con Florian Leoplod Gassmann (Brüx, oggi Most 1729 – Vienna 1774).

Nella capitale austriaca, appena ventenne, Salieri esordì con “Le donne letterate”, ottenendo un buon successo. A Vienna, oltre che di Beethoven, per ben tredici anni, e di Schubert, fu maestro di Franz Liszt (Raiding 1811 – Bayreuth 1866), che con Salieri aveva seguito lezioni di composizione.

Alla corte degli Asburgo

Giuseppe II d’Asburgo-Lorena imperatore d’Austria

Era stato il Gassmann che, conosciuto a Venezia Salieri già esperto di musica, lo aveva portato, nel 1766, a Vienna, dove Salieri fu incoraggiato e protetto da Gluck e da Giuseppe Scarlatti (Napoli 1718 – Vienna 1777). Visse alla corte di Vienna, come musicista di corte dell’imperatore Giuseppe II d’Asburgo (Vienna 1741 – 1790), essendo succeduto a Gassmann alla morte di questi, nel 1774. Nel 1788 divenne ufficialmente maestro della cappella di corte.

Salieri contribuì al teatro nazionale tedesco, malgrado la scarsa conoscenza della lingua,
con “Der Rauchfangkehrer” (Lo spazzacamino). A Parigi ottenne un successo con “Les Danaïdes”, la sua maggior tragedia. Furono suoi librettisti il veneto Lorenzo Da Ponte (nato Emanuele Conegliano, a Ceneda, oggi parte di Vittorio Veneto, il 10 marzo 1749  e morto a New York il 17 agosto 1838, i suoi libretti “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte” furono musicati da Wolfgang Amadeus Mozart) e il toscano Giovanni Antonio Gastone Boccherini.

Salieri inaugura il Teatro alla Scala

Teatro alla Scala, Milano

Antonio Salieri scrisse circa 50 opere tra le quali “Europa riconosciuta”, con la quale il 3 agosto 1778 fu inaugurato il Teatro alla Scala di Milano, e molta musica di argomento sacro. Al funerale il suo allievo prediletto Schubert diresse il “Requiem in do minore” che Salieri aveva scritto nel 1804 per il proprio funerale.

Considerando il primato della scelta di una sua opera per inaugurare la “Scala”, capiamo che Salieri non aveva niente a che spartire col personaggio meschino descritto nel film “Amadeus”! Il film, diretto nel 1984 da Miloš Forman, è tratto dall’omonima opera teatrale del 1979 di Peter Levin Shaffer che è un rifacimento della tragedia del 1830 “Mozart e Salieri” di Aleksandr Sergeevič Puškin: tutta gente che avrebbe potuto e dovuto trattare il “nostro” con più rispetto …

Antonio Salieri riposa a Vienna; in origine era sepolto nel cimitero di Matzleinsdorf, ma ai primi del ‘900 fu costruito il cimitero suburbano di Zentralfriedhof, dove furono traslate le salme dei più celebri personaggi della storia viennese, compresa quella di Salieri che vi fu traslata nel 1904.

Teatro alla Scala, il nome veneto

L’opera “Europa riconosciuta” di Antonio Salieri fu dunque rappresentata nella serata d’inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano, il cui nome completo era Nuovo
Regio Ducale Teatro alla Scala. E questo teatro, il più insigne del mondo per la lirica, ha
anche qualcos’altro di veneto: il nome.

La chiesa detta di Santa_Maria_Della Scala

Il Teatro alla Scala venne costruito dall’architetto umbro Giuseppe Piermarini dal 1776 al 1778, sull’area della chiesa di Santa Maria della Scala, fatta erigere nel 1381, a
imitazione di una omonima chiesa di Verona, da Beatrice (detta “Regina”) Della Scala, nata a Verona e moglie di Barnabò (o Bernabò) Visconti.

Santa Maria della Scala

La chiesa, dedicata all’Assunzione di Maria, era chiamata coi soprannomi di Santa
Maria “de Caruptis” o alle Case Rotte, Santa Maria Nuova o in Porta Nuova, oppure Santa Maria della Scala; quest’ultima denominazione, che si riferisce al nome della fondatrice, alla fine prese il sopravvento. Di qui il teatro derivò il suo nome. Un illustre nome veronese!

Beatrice “Regina” della Scala era stata sepolta nella chiesa di San Giovanni in Conca a Milano; la chiesa venne abbattuta nel 1949 e oggi ne resta solo la cripta nella attuale piazza Missori.

Legnago, la casa natale

Antonio Salieri, la casa natale a Legnago com’era

A Legnago, Antonio Salieri è ricordato da una lapide sul posto dove sorgeva
la sua casa natale, distrutta dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, nell’attuale via della Disciplina; in realtà, come fosse la casa ai suoi tempi si può vedere ormai solo in una vecchia fotografia da cui nel 2013 il modellista Giuseppe Giusti ha tratto un modello in scala 1:35, omaggio del Gruppo Modellistico Badia al comune di Legnago.

La prima casa-museo

Dalle varie ristrutturazioni, anche a seguito degli eventi bellici, è rimasto originale solo il portale, recuperato da Maria Fioroni (Castelmassa 17/03/1887 – Legnago 13/03/1970; archeologa, storica, ceramologa, filantropa), che è possibile vedere incorporato nell’immobile che ospita il museo “Fioroni” di Legnago in via Giacomo Matteotti n. 39; portale che ora adorna la porta di accesso dal cortile interno del museo che era un tempo il palazzo della famiglia Fioroni ed è il primo esempio di casa-museo, cioè di casa che si trasforma in luogo di storia e di ricordi (un altro primato veneto).

Maria Fioroni (foto tratta da www.fondazione-fioroni.it)

Giulio Bertaggia

 

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