Una delle Confraternite più antiche ancora attive in Europa si trova in Veneto e precisamente a Loreo, un tempo estremo confine sud del Dogado della Veneta Repubblica: è la Confraternita della Santissima Trinità, detta dei “Fradei Batui“.
Loreo e tutta la Terra Polesana da sempre isolata tra i due grandi fiumi della penisola agli inizi del XVII secolo è territorio di confine della Dominante con lo Stato Pontificio. Qui regna in lungo e in largo il contrabbando di merci, il banditismo, le risse, e gli omicidi impuniti sono all’ordine del giorno. La vita non è affatto facile soprattutto con le innumerevoli alluvioni causate dai fiumi Po e Adige che portano continuamente fame, pestilenze e magri raccolti. Ma c’è una luce di speranza in questi luoghi, ed è il cercare consolazione nella parola di Dio.
La nascita dell’antica Confraternita
La Santissima Trinità di Loreo o anche detta dei “Fradei Batui” nasce il 14 settembre del 1608 grazie al consenso del Vescovo di Chioggia Lorenzo Prezzo. Essa è un’associazione laica, creata sotto forma religiosa per esercitare opere di pietà e aumentare il culto religioso. In principio le loro riunioni si tenevano nel Duomo della città, ma con l’aumentare in maniera esponenziale degli iscritti si rese necessaria la costruzione di un luogo destinato esclusivamente alla Confraternita. Quindi nel 1613, si cominciò a costruire un Oratorio, a pochi metri di distanza dal Duomo.
L’Oratorio della Santissima Trinità divenne da allora la sede ufficiale delle loro riunioni. Durante la Veneta Repubblica la Confraternita era sottoposta al controllo del Vescovo e al Consiglio dei Dieci. Anticamente i ”Fradei Batui” si riunivano sette volte l’anno: in occasione delle festività dell’Ascensione, Pentecoste, Trinità, Corpus Domini, Assunzione, San Bartolomeo e Natività della Vergine.
Il secolare Rituale e la riunione segreta
Oggigiorno la Festività seguita maggiormente è quella della Santissima Trinità, quando i Confratelli si riuniscono nell’Oratorio ad essa dedicato per una veglia notturna di preghiera e la presentazione pubblica dei novizi. A ciò segue una riunione privata dei partecipanti che si tiene a porte chiuse nel vicino Duomo di S. Maria Assunta, e una processione notturna verso la Chiesa della Madonna del Pilastro, nell’omonima frazione, (con una veglia sino alle prime luci dell’alba) a circa tre chilometri dal centro di Loreo. All’alba il rientro all’Oratorio per la celebrazione della Santa Messa tra i Confratelli e Consorelle e gli ultimi fedeli rimasti.
Il rituale si compone di una parte pubblica, a cui possono assistere tutti i fedeli, ed una parte privata cui è consentito l’accesso solo ai Fradei i quali sono vincolati dal segreto su ciò che accadde durante la riunione segreta.
La Confraternita della Santissima Trinità oggi conta più di tremila iscritti dai diciotto anni in su, uomini e donne, non solo da Loreo, ma da tutti i paesi limitrofi. Oggigiorno la maggior parte dei Fradei risiede pure in altre regioni della penisola, infatti dopo la disastrosa alluvione del 1951 molti polesani emigrarono verso zone economicamente più appetibili. Nonostante ciò essi rimangono ancora legati alla loro terra e alla loro Confraternita, tanto da inviare annualmente lettere al Priore o sentendo i loro Confratelli per telefono periodicamente.
Fradei anche oltre la morte
Se la Confraternita riesce a tener uniti per tutta la vita a sé i suoi iscritti, essa ha il potere di legarli a sé pure nell’oltretomba. Essi al momento del loro trapasso nella bara verranno posti scalzi, indossando (oppure avendo al loro fianco) il sacco rosso che per tutta la vita hanno indossato nelle Cerimonie e nelle Festività, e sotto la loro testa verrà posta una pietra in segno di umiltà e sacrificio. Questa ritualità funebre evidenzia ciò che maggiormente ha caratterizzato la vita degli aderenti alla Confraternita. Di questo passaggio dalla vita alla morte posso con orgoglio dire di essere stato testimone quando vidi coi miei occhi la sepoltura del mio nonno materno anche lui scalzo, con a fianco il suo talare rosso, ed una pietra posta sotto la testa.
Marco Fornaro