Ippolito Nievo nasce a Padova il 30 novembre 1831, autore di “Le confessioni di un italiano”, garibaldino convinto, lo troviamo volontario fra i Cacciatori delle Alpi nel 1859 e successivamente partecipa alla Spedizione dei Mille, salpando da Quarto nel maggio del 1860 a bordo del Lombardo.
Si distinse nella battaglia di Calatafimi e venne nominato colonnello, con il compito di riportare a Torino i documenti relativi alle entrate e alle uscite della spedizione e a tal fine si imbarca nella nave a vapore Ercole in partenza da Palermo il 4 marzo 1861, a pochi giorni dalla fatidica proclamazione del Regno d’Italia.
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Nella notte, durante la navigazione da Palermo a Napoli la nave si inabissò e, cosa stranissima, il mare non restituì nulla, né cadaveri (78 i passeggeri) né parti della nave, né le merci imbarcate (233 tonnellate): il primo di una lunghissima serie di misteri che hanno caratterizzato e che continuano a caratterizzare la poco felice esistenza dell’espressione geografica chiamata Italia.
Inchiesta all’italiana, tutto insabbiato
Naturalmente subito dopo la tragedia ci fu la classica inchiesta all’italiana ma tutto venne prontamente insabbiato; ci furono roventi polemiche fra il partito di Garibaldi e quello di Cavour. I garibaldini erano accusati di una gestione “allegra” e cialtronesca delle finanze e che quindi era loro interesse far sparire le prove, i cavouriani di un’operazione compiuta da agenti segreti finalizzata a far scomparire documenti scottanti.
Fu, un secolo dopo, un discendente di Ippolito, lo scrittore Stanislao Nievo, a tentare di far luce sulla tragica fine del suo antenato, con il romanzo storico “Il prato in fondo al mare”, dove si parla di naufragio dovuto a esplosione, ma è soprattutto dal volume “La tragica morte di Ippolito Nievo. Il naufragio doloso del piroscafo Ercole” di Cesaremaria Glori, uscito nel 2010 ed edito da Solfanelli che, come si comprende dal titolo, viene data una lettura ben precisa dei tragici eventi.
I finanziamenti della massoneria inglese ai garibaldini
Nel libro di Glori si parla apertamente del ruolo della massoneria inglese, dei notevoli finanziamenti consegnati dalla stessa ai garibaldini a Talamone durante lo scalo, somma che doveva “sponsorizzare” lo sbarco dei Mille ma soprattutto fondamentale per “ungere” l’esercito borbonico (come avvenne), dell’ingente somma “rapinata” al Banco di Sicilia (si parla di 21 milioni di lire dell’epoca), di una gestione di questi soldi estremamente disinvolta.
Di sicuro troppa gente preferiva che quei documenti sparissero …
Ettore Beggiato
L’immagine di Ippolito Nievo è tratta da wikipedia.