L’idea che i Veneti antichi fossero in origine slavofoni, come appartenenti alla grande civiltà del Bronzo e dei Campi d’urne, non è nuova. La novità in questo libro è rappresentata dal metodo applicato per cercare di interpretare le iscrizioni paleovenete, attraverso il lessico e la morfologia delle lingue balto-slave.
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Le comuni origini paleovenete e paleoslave, testimoniate dai molti reperti archeologici dell’area compresa fra l’Adriatico e il Baltico (pensiamo alla via dell’Ambra), il mar Nero e l’attuale Germania, sono ulteriormente confermate da etimi e vocaboli condivisi fra il veneto, il friulano e le lingue balto-slave, come viene evidenziato nei due glossari del volume.
Veneti significava slavofoni
Procopio da Cesarea (VI sec.) in Storia delle guerre, dà per scontato che Sklaveni e Anti occupassero la riva sinistra del Danubio; all’epoca queste tribù erano chiamate “Veneti“, Veneti significava “slavofoni“. Dai passi alpini e lungo i fiumi sarebbero dunque giunti i Paleoveneti, nel II millennio a.C., nelle valli e fino al mare. Necropoli, manufatti, iscrizioni e incisioni rupestri, in alfabeto e lingua paleoveneti, accumunano l’attuale Veneto all’Europa alpina, alla Slovenia fino all’Istria, e alla Lusazia (compresa fra Cechia, Germania e Polonia).
L’autrice grazie a etimi slavi, riesce a dare alle parole paleovenete un significato logico e coerente; ciò e possibile perchè, mentre il paleoveneto, come le lingue dei Galli, degli Etruschi e dei Messapi, è stato sostituito dal latino, le altre lingue paleoslave si sono conservate quasi integre permettendo così di comprendere le iscrizioni paleovenete.
La lingua paleoveneta
Gina Pigozzo Bernardi è nata e vive a Treviso; docente di lingua e civiltà francese e di lingua e civiltà russa; dal 2009 collabora con la rivista Slavia; dal 2012 studia la lingua paleoveneta e le sue origini.
Il volume di 536 pagine è stato stampato nel luglio 2020, costa 30 euro ed è edito da Piazza Editore in Silea (Tv). www.piazzaeditore.it