Il segretario del Pd, Enrico Letta, esce allo scoperto e annuncia: dovremo rivedere il rapporto Stato-Regioni. E manco a dirlo, dovremo rivederlo togliendo poteri alle Regioni, e non allo Stato.
Nel Pd cambiano i segretari, ma da Matteo Renzi a Enrico Letta nonostante la scarsa simpatia che corre tra i due, non è cambiato nulla sul tema delle autonomie regionali.
Il progetto taglia-autonomie regionali
Il progetto taglia-autonomie regionali è sempre quello di Matteo Renzi, contenuto nella riforma costituzionale bocciata a larga maggioranza dagli italiani e soprattutto da veneti e lombardi. La linea è sempre quella: restituire allo Stato quella “supremazia” che l’attuale Costituzione non prevede, depotenziare il regionalismo nella Costituzione, sfoltendo l’elenco di “ulteriori competenze” che possono essere chieste dalle Regioni, e possibilmente togliere alle Regioni anche qualcuno dei poteri che hanno già ottenuto, a cominciare dalla Sanità.
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Il passo indietro sulle autonomie regionali, annunciato da Enrico Letta in una recente intervista, trova consensi non solo nel Pd, ma anche nei Cinquestelle. Il nuovo leader grillino, l’ex premier Giuseppe Conte, non ha infatti mai nascosto la sua intenzione di tagliare le autonomie regionali, prendendo a pretesto l’asserita “confusione” di cui le Regioni si sarebbero rese responsabili durante l’emergenza Covid.
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Come se i banchi a rotelle, il lockdown apri-chiudi a ripetizione, le mascherine farlocche a prezzi folli, la carenza di vaccini, l’assenza di piani d’emergenza in caso di pandemie, i divieti fantasiosi del ministro Speranza, fossero responsabilità delle Regioni.
Contro Letta si leva la voce di Roberto Ciambetti
Contro la linea di Letta e di Conte si leva però una voce dal Veneto: quella di Roberto Ciambetti, preidente del Consiglio Regionale del Veneto ed esponente di spicco della Lega.
“Leggo nell’intervista di presentazione del suo libro, “Anima e cacciavite”, che per Enrico Letta le Regioni, dopo la riforma Bassanini, hanno fatto più guai per cui finita la pandemia dovremo rivedere il rapporto Stato-Regioni. Certo che il rapporto Stato-Regioni va rivisto – ammette Ciambetti – ma per quanto mi riguarda in deciso e inequivocabile senso regionalista: il neocentralismo è una malattia degenerativa della politica italiana”.
Giustizia materia statale: e siamo tra i peggiori
Per Roberto Ciambetti, le affermazioni di Enrico Letta sono “a dir poco azzardate”: “Prima di parlare delle Regioni – punta il dito Ciambetti – è il caso di parlare dello Stato, che nelle materie di sua competenza, come la Giustizia, porta il nostro paese agli ultimi posti in Europa. In Italia (dati 2016) la durata media di un processo civile è di otto anni, quella di un processo amministrativa è di cinque anni abbondanti e quella di un processo penale di tre anni e nove mesi. Peggio di noi solo la Grecia e Cipro. Ancora vergognosamente peggio, se il paragone avviene a livello mondiale”.
Sanità, quando Letta premier tolse 8 miliardi
Ciambetti ricorda che Italia Oggi, commentando il «Global competitiveness index», la più prestigiosa pubblicazione del World Economic Forum di Davos, scrive che “la nostra giustizia si colloca al 130° posto su 141 Paesi censiti per capacità di risolvere le controversie. L’altro parametro, cioè l’efficienza del sistema legale in caso di contestazioni sulla normativa, è di equivalente debolezza: 126° posto nel mondo. Siamo dietro a Paesi dittatoriali e anarcoidi, Terzo Mondo piagato ed emarginato. Facciamo pena, o ridere, a seconda”.
E la Giustizia, ricorda Ciambetti, è una materia di competenza statale: “Enrico Letta più volte ministro, sottosegretario di stato, e Capo del Governo – attacca il presidente del Consiglio regonale del Veneto – dovrebbe dirci cosa ha fatto lui per impedire i guai di uno Stato di cui fu esponente di spicco. Forse dimentica che quando era a palazzo Chigi sono spariti circa 8,4 miliardi di € dalla Sanità? Parlo di fondi che andrebbero sommati agli altri 8 miliardi promessi dal suo predecessore che né Monti, né tantomeno lui, fecero arrivare al sistema sanitario italiano: se la sanità italiana è arrivata in gravissima défaillance alla sfida con il Covid lo si deve anche a lui. Non lo dimentichi mai”.