Sono trascorsi mille anni e molte sono le verità e le storie che si sono sovrapposte ai reali fatti della disputa che vi stiamo per raccontare. Ci scusiamo fin da ora ma troppi sono i pareri discordanti avvenuti nei secoli sulla Veneta difesa di Castrum Laureti.
Siamo agli inizi dell’anno mille, ormai da secoli il territorio polesano è dominato dal feudo vescovile della città di Adria. I Vescovi-conti adriesi, negli anni conducendo una astutissima azione politica hanno ampliato il loro vastissimo feudo.
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Schierandosi ora dalla parte del papa ora dalla parte dell’imperatore, sostenendo lotte sanguinose per piegare signorotti locali, laici ed ecclesiastici. Qualche anno prima (992) l’Imperatore Ottone III dona fraternamente Castrum Laureti ovvero la Città di Loreo (a pochi chilometri da Adria) al Doge Pietro II Orseolo. Un affronto per Adria e il suo Vescovo che si vede tolta parte del suo territorio.
I diritti negati al Vescovo adriese
E’ l’anno 1009 quando il Vescovo di Adria Pietro I (1003-1017), stanco di vedere usurpati i suoi diritti sul territorio di Loreo, abbandona la veste talare e decide d’impugnare la spada, dirigendosi contro Castrum Laureti. Nonostante il Vescovo sia consapevole della forza in continua crescita della Veneta Repubblica, egli decide di marciare comunque su Loreo.
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I diritti su quelle terre gli erano pervenuti dalla donazione fattagli dal marchese Almerigo II nel 938, e riconfermati poi, nel 944 da Papa Marino II e, ancora nel 948, dallo stesso Marchese. Egli sa che quelle terre gli spettano di diritto, ma ad attenderlo ci sarà il Doge in persona nella Veneta difesa di Castrum Laureti.
La veneta difesa di Castrum Laureti
Mentre il Vescovo Pietro I cinge d’assedio il Castello di Loreo, in aiuto ai castellani assediati giungono quasi subito massicci rinforzi da tutto il Basso-Polesine, da Cavarzere e da Chioggia. Marino de Manfredi guida i soldati di Chioggia mentre lo stesso Doge comanda e dirige l’azione militare. Vogliamo pensare che le forze in campo siano per ovvi motivi impari sin da subito vista la potenza e la quantità di uomini di cui la giovane Veneta Repubblica può disporre.
Gli Adriesi tolgono l’assedio al castello, vengono essi stessi assediati dai rinforzi arrivati dalle città venete limitrofe. Le soldatesche vescovili riescono a sfondare l’accerchiamento veneziano nel settore nord-orientale, tra Vallona e Rosolina. La salvezza da un terribile massacro sembra assicurata. Peccato che la fuga adriese li porti inesorabilmente verso il mare, quel mare che egli stessi hanno battezzato con il nome della loro città. La folle corsa finisce qui.
La Veneta difesa di Castrum Laureti: Lo scontro Veneto-adriese
Sulla spiaggia di Fossone, tra le foci dell’Adige e del Po di Tramontana, termina la fuga adriese. Ora i due eserciti si scontrano. La battaglia è a dir poco violenta e cruenta, da subito l’esercito Adriese si sfalda. È il panico a far da padrone nei soldati Adriesi. Essi non vedono via d’uscita. È proprio allora che inizia una vera caccia all’uomo tra boschi, paludi, mare e foci fluviali. I libri mettono in evidenza il fatto che il tutto durò alcuni giorni. Alla fine gli Adriesi furono sconfitti. Alcuni soldati però assieme al loro Vescovo riuscirono, col favore delle tenebre, a fuggire verso il territorio Adriese. La fuga però non durò molto poiché essi furono inseguiti senza tregua, presi e fatti prigionieri.
La pace tra Adria e Venezia
Dopo qualche tempo a Venezia, nel Palazzo Ducale, il Doge impose le condizioni di resa al Vescovo sconfitto ed umiliato. I documenti attestano la firma il 7 giugno del 1017. Firmarono lo strumento di pace il Doge Ottone Orseolo, il Vescovo Pietro I, Vito Chierico, il console Anastasio, Teobaldo Longo, Grimoaldo Giovanni di Gherardo, alla presenza di numerosi altri testimoni di Venezia e di Adria.
Il Vescovo, con solenne giuramento, promise, (anche a nome dei successori e dei sudditi), di non molestare e di non assalire più Castrum Laureti e i suoi abitanti. Rinunciava anche a chiedere aiuti ad altri Príncipi ed al rimborso di tutti danni sofferti dagli Adriesi nel corso della guerra. In caso di violazione del patto avrebbe pagato a Venezia cinquanta libbre d’oro. Venezia negli anni a seguire non riuscì a tutelare e difendere il confine meridionale del Dogado dalle aggressioni Adriesi.
La manifestazione a ricordo
Lo scorso ottobre la città di Adria e la città di Loreo e l’associazione Veneti per Amore hanno voluto onorare il ricordo di tale evento con una manifestazione nelle due cittadine alla presenza delle rispettive amministrazioni.
Al cospetto del I Reggimento Veneto Real è stato issato nel pennone a Loreo il Gonfalone Marciano, mentre ad Adria in Piazza cavour è stato esposto il più grande Gonfalone del mondo. Entrambi gli eventi sono stati salutati con alcune scariche a salve del Reggimento Veneto.
La Veneta difesa di Castrum Laureti: La particolarità millenaria.
A ricordo di quel terribile evento una serie di lettere furono scolpite sul Castello di Loreo. Le lettere C.L.F.P.A. oggi le ritroviamo pure sullo stemma del Comune cittadino e nei lampioni della cittadina polesana. Duplice è la versione che ne dà lo storico locale (oggi scomparso) Pierluigi Bassan. Secondo lui dovrebbero significare Contra Latrones Ferrariae, Patavii, Adriae , oppure Castrum Lauretum Fortiter Pugnavit Adrian. Lascio a voi che siete arrivati alla conclusione di questo breve racconto cimentarvi nella traduzione.
Fonte editoriale: “Il Dominio Veneto nel Bassopolesine” volume I di P.Bassan
“I Vescovi Conti Adriesi” di A.Rondina