Leonardo Loredan, il 75° Doge, l’uomo sotto il gui dogado la Serenissima fermò l’Europa intera, nacque a Venezia il 16 novembre 1436, e finiti gli studi seguì l’impresa di famiglia con frequenti soggiorni in Africa e in Medio Oriente; la leggenda vuole che proprio durante una permanenza in Africa un veggente gli predisse un prestigioso futuro.
Si sposò con Morosina Giustinian ed ebbero nove figli.
Nel 1487 divenne podestà di Padova e il 2 ottobre 1501 fu eletto doge, con una certa sorpresa, e con il minimo dei voti necessari.
Nel 1503, il 20 maggio, firma la pace piuttosto pesante con i Turchi: alla Repubblica in Morea rimane solamente Nauplia, Patrasso e Monemvasia; vengono cedute ai Turchi S. Maura, Lepanto, Durazzo, Modone e Corone, ottenendo il possesso di Cefalonia e Zante (1).
Passa alla storia per essere il Doge che resiste alla Lega di Cambrai; dopo un primo momento di sconforto, quando il 10 giugno 1509 il Doge entra in Maggior Consiglio “quasi morto e di malla voja, con segni di gran mestizia”, l’otto luglio invece pronuncia un memorabile discorso che segna la riscossa della Serenissima.
Era arrivato a Palazzo Ducale con un’espressione fiera e si vedeva che voleva ottenere il via libera verso quella che considerava una non improbabile riscossa: l’esercito, la flotta erano ancora integri e lo Stato da Mar godeva di buona salute. Per quanto poteva sembrare paradossale, in quella situazione critica, i turchi non solo non avevano approfittato della debolezza della Repubblica, ma avevano anzi offerto il loro aiuto …
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Il Doge ammise le colpe dei condottieri veneziani, denunciò le cause della disfatta, invocò la clemenza divina. A chi gli chiedeva di andare a Verona accompagnato da 500 gentiluomini per rinfrancare con la sua presenza le truppe, rispose: “Il Doge farà quel che vorrà questa terra”. Si disse certo che le traversie della Repubblica altro non fossero che la conseguenza di un giudizio divino sui veneziani a causa dei loro sperperi, della loro frenesia del lusso: “Tutti spendeva, tutti portava fodre .. et tutti porta veste a manege dogal”.
Il Doge rimarcò che tutte le potenze europee si erano coalizzate contro la Repubblica perché i veneziani avevano peccato di superbia, e perché la loro potenza, la loro opulenza risultavano troppo esibite e suscitavano l’invidia del mondo.
Ma ribadiva che “se è vero che di Padoa fino a Bergamo, tutti li populi bramano San Marco, et si havessero un pocho di spade, tajeriano tutti francesi et alemanni a pezi, per i veneziani diveniva un imperativo morale far si che tutti dovessero andar a combater per la nostra libertà: E come disse questo, conclude il Sanudo, el Consejo cridò: Andemo! Andemo! Tutti alla guerra. Guerra! Guerra!”
Dopo esser riuscito a mantenere praticamente integra la Repubblica nonostante la disparità delle forze in campo, il Doge Loredan si lascia un po’ andare e negli ultimi anni del dogado è piuttosto discusso per una certa “frivolezza” nella gestione pubblica e per una certa “spregiudicatezza” nell’assegnazione di titoli e cariche pubbliche.
Muore il 21 giugno 1521 e il suo successore sarà Antonio Grimani.
Splendidi sono i suoi ritratti ad opera di Vittore Carpaccio e Giovanni Bellini: quest’ultimo è considerato il primo ritratto di un doge visto di fronte, prerogativa che prima era riservata solamente ai soggetti sacri.
Fu vittima del controllo degli “Inquisitori sopra il morto” che condannarono la famiglia a una penale pesante per “presunte” irregolarità, nonostante come ricorda Alvise Zorzi, il doge e la famiglia tutta, avessero versato durante i drammatici momenti contro la Lega di Cambrai, ingenti somme: ma erano volontarie e non cancellavano l’illegalità contestata. (2)
E’ sepolto nella Basilica di San Zanipolo a Venezia; il monumento è opera di Girolamo Grappiglia, mentre la statua del doge è di Girolamo Campagna, le statue allegoriche di Venezia, della Lega di Cambrai, dell’Abbondanza e della Pace e i bassorilievi sono di Danese Cattaneo, allievo del Sansovino . (3)
Ettore Beggiato
Note
- Distefano G. – Atlante storico di Venezia – pag. 375
- Zorzi A. – Una città, una Repubblica, Un Impero – pag. 27
- Lippini P. – La Basilica dei SS. Giovanni e Paolo – Edizioni Ardo
tratto da “La Lega di Cambrai e la Serenissima”
l’immagine si trova su wikipedia: V. Carpaccio “Ritratto del doge Loredan”