12 Dicembre 2024
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1919, Luigi Luzzatti, già primo ministro, parla di “Irlanda Veneta”

Luigi Luzzatti fu presidente del consiglio dei ministri dal 31 marzo 1910 al 29 marzo 1911, ma non solo; nato a Venezia nel 1841 fu professore di diritto costituzionale all’Università di Padova, partecipò alla fondazione di Cà Foscari, fondatore della Banca Popolare di Milano, esponente di spicco della cosiddetta “Destra storica”, più volte ministro  del Tesoro e dell’agricoltura.

Una figura così autorevole del mondo politico ed economico sente la necessità di scrivere al nuovo primo ministro, Vittorio Emanuele Orlando, il 7 febbraio 1919, pochi mesi dopo la conclusione della prima guerra mondiale; è una lettera densa di preoccupazione nella quale Luigi Luzzatti, profondo conoscitore della realtà veneta, descrive il profondo malessere e il senso di ribellione contro il Regno d’Italia che agita la nostra società.

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La guerra, combattuta in larga parte nel territorio veneto, aveva lasciato devastazioni, distruzioni e profonde ferite nel morale dei veneti.

Veneto come l’Irlanda

Luigi Luzzatti denuncia il pericolo che in Italia potesse sorgere “un’Irlanda Veneta, mutando i paesi più patriottici e più sobri nel chiedere, in ribelli della disperazione

Nel 1919, giusto per contestualizzare la situazione, i parlamentari irlandesi del partito “Sinn Fein” si rifiutarono di entrare nel parlamento inglese di Westminster e si auto proclamarono “Parlamento dell’Irlanda Indipendente” ; ebbe quindi inizio la guerra d’indipendenza condotta dall’Irish Republican Army (IRA) che portò alla fondazione,  il 6 dicembre 1922,  del “Libero stato d’Irlanda”.

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Negli stessi anni il prefetto di Treviso segnala al ministero la possibilità che nel Trevigiano si crei un movimento separatista tendente a staccare il Veneto dall’Italia.

Guido Bergamo: cittadini, non paghiamo le tasse

Ed è un parlamentare repubblicano, Guido Bergamo di Montebelluna (Tv) che denuncia:

“Il governo centrale di Roma, questo governo di filibustieri, di ladri e camorristi organizzati, non si accorgerà di noi se non ci decideremo a far da noi” e ancora “Ora basta! Il problema veneto è così acuto che noi da oggi predicheremo la ribellione dei veneti. Cittadini, non paghiamo le tasse, non riconosciamo il governo centrale di Roma, cacciamo via i prefetti, tratteniamo l’ammontare delle imposte dirette nel Veneto

La Riscossa, 1920: l’unità d’Italia è un non senso

L’unità d’Italia è un non senso” scrive il 15 maggio 1920 “La Riscossa“, periodico repubblicano trevigiano, e un anno dopo, il 15 ottobre 1921, si chiede se al Governo andava bene che “il sentimento autonomista dei Veneti si trasformasse in aperta ribellione ed assumesse carattere nettamente separatista“.

Poi arrivò il fascismo e l’ondata di becero nazionalismo tricolore spazzò via le rivendicazioni venete; ma dopo un secolo i veneti sono ancora qui, “i più sobri nel chiedere” che sono a un passo di diventare “ribelli della disperazione”.

Riusciremo questa volta a conquistare quell’autogoverno che la nostra storia ci assegna e ci impone?

Ettore Beggiato

P.s. Sabato scorso, il mio intervento al convegno di Schio incentrato sul quinto anniversario del referendum veneto per l’autonomia ha suscitato un certo interesse; in particolare ho riproposto quanto denunciavano sia Luigi Luzzatti che Guido Bergamo un secolo fa; per approfondire queste tematiche c’è sempre il mio libro “Questione veneta”

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