12 Dicembre 2024
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Veneto austriaco, interi reggimenti di soldati veneti fedeli all’Impero: le foto che correggono il Risorgimento

La conferenza sul Veneto Austriaco di Michele Bison, fondatore del Comitato Soldati Dimenticati – I Veneti nell’Esercito Austriaco 1814-1866, ha riempito, ieri 16 febbraio 2022, la splendida sala consiliare del Comune di Jesolo, ha catturato l’attenzione, ha incantato, ha commosso i presenti. Le foto prodotte da Bison testimoniano una verità che corregge e smentisce la vulgata risorgimentale.

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Quella del Veneto sotto l’Impero Austriaco, raccontata con grande competenza e immenso amore per la verità da Michele Bison, che la documenta con un’ottantina di rare fotografie d’epoca, frutto di anni di ricerche, è una nostra storia che pochi, pochissimi conoscono, perché è una storia dimenticata, sepolta dalle ormai macerie della propaganda risorgimentale sabauda. «Per cento anni – ha esordito Michele Bison – ci hanno insegnato che l’Austria è il nostro nemico».

L’impero multietnico

Eppure quell’Impero “nemico”, pur restando una dominazione straniera, fece anche cose buone, come del resto avviene anche per i peggiori regimi, perché il bene e il male nel cuore dell’uomo sono strettamente intessuti tra loro fin dalla fondazione del mondo.

Quello austriaco, in perfetta continuità in questo con la Repubblica Veneta, fu un impero multietnico, che rispettava le lingue, le religioni, le tradizioni dei popoli diversi governati dallo stesso sovrano.

La Veneta Nazione

Un impero che riconosceva la Veneta Nazione e tutti gli altri popoli, ben diversamente da come avrebbe fatto il Regno d’Italia e poi la Repubblica Italiana, che avrebbero cancellato le identità dei popoli della penisola.

Un impero la cui marina militare si chiamò Imperial Regia Veneta Marina, un impero in cui i soldati avevano il diritto di esprimersi nella loro lingua e venivano inquadrati in reggimenti territoriali.

La polizia austriaca? Era veneta

Un impero in cui perfino la polizia, la Gendarmeria Austriaca era fatta di veneti in Veneto, e di lombardi in Lombardia. Un impero che funzionava bene, che si preoccupava dei territori, e i cui reggenti amavano profondamente Venezia.

Il feldmaresciallo che salvò Venezia

E di questo amore, Michele Bison ha un documento commovente. Tra le foto mostrate a Jesolo, una ritrae il feldmaresciallo Ferdinand Zichy, il comandante austriaco a Venezia che consegnò senza colpo ferire la città agli insorti di Daniele Manin, ritirando i propri soldati e rifiutandosi di far bombardare la città.

Per questa scelta, che salvò Venezia come la conosciamo oggi, Zichy affrontò un processo militare nel quale si difese a testa alta.

La condanna e la grazia dell’Imperatore

Bison riferisce le testuali parole del feldmaresciallo: «L’amore che porto a Venezia mi impedisce di ridurre la città ad un cumulo di macerie».

Fu ovviamente condannato all’ergastolo. Ma l’Imperatore, che evidentemente la pensava come lui, lo graziò appena un anno dopo.

I reggimenti veneti dell’Impero

Ma quello che il Risorgimento ci ha finora nascosto, è che questo amore era ricambiato. Fino al 1866 quando la Venezia fu annessa al Regno d’Italia, decine di migliaia di veneti furono inquadrati nei reggimenti veneti dell’Impero.

I Veneti combatterono per gli Asburgo in tutta Europa e anche nell’Italia, contro i Savoia, venendo considerati tra i reggimenti più fedeli e valorosi.

Soldati veneti in divisa austriaca

Ecco sfilare, nelle foto ritrovate da Bison, spesso messe a disposizione da archivi familiari, i soldati veneti dimenticati. Soldati e ufficiali veneti che si fanno orgogliosamente  fotografare in divisa austriaca, fieri di combattere per l’Impero contro i Piemontesi invasori, fedeli all’Imperatore e da lui decorati per il valore dimostrato contro gli italiani.

Le medaglie dell’Imperatore

Tra le immagini più belle di questo rapporto di amore e di lealtà, Bison mostra due medaglie. Una del 1873, l’altra addirittura del 1898. Il venticinquesimo e il cinquantesimo di regno di Kaiser Franz Joseph.

La Venezia era già stata ceduta ai Savoia da sette e poi da ben trentadue anni. Eppure l’Imperatore, da Vienna, manda a tutti i veneti suoi ex soldati una medaglia, per ringraziarli della fedeltà che gli venne dimostrata fino alla fine.

La Brigata Estense in esilio a Bassano

Ecco la foto della commovente Brigata Estense del Ducato di Modena, quasi tremila soldati modenesi che seguirono il loro Duca nell’esilio – la Brigata fu acquartierata a Bassano, nel Veneto austriaco – rifiutando di servire i Savoia fino alla decisione austriaca di sciogliere la Brigata.

L’abbandono italiano e le cure austriache per Recoaro

Ecco la foto di Bellotto Antonio da Latisana, soldato dell’Impero, che nel 1866 si fa scattare una foto ricordo nella sua divisa austriaca. Ecco la foto di Bertagnoli Pietro, veronese, del Corpo della Gendarmeria Imperiale.

Soldati veneti nell’esercito austriaco. Bertagnoli Pietro, veronese

Ecco l’ufficiale dell’esercito imperiale Ermenegildo Da Pozza, di Recoaro, che combatté con valore contro i Savoia a Magenta e a Solferino, pur essendo un fervente sostenitore dell’Italia unita. Ma pochi anni dopo l’annessione del Veneto, nel 1890, «scrisse una pesante denuncia dell’abbandono nel quale il governo nazionale italiano lasciava Recoaro, l’enorme gravezza delle imposte che gravano sulla misera popolazione, in confronto alle cure particolari avute dal cessato governo austriaco».

Baldissera, l’ufficiale che non volle tradire

Ed ecco l’ufficiale dell’esercito imperiale Antonio Baldissera, padovano, decorato due volte per il valore dimostrato combattendo nel 1859 contro i Piemontesi e nel 1866 contro il Regno d’Italia, a Custoza. Michele Bison racconta così l’uomo: «Alla vigilia della terza guerra d’indipendenza, consapevoli del suo prestigio, emissari italiani tentarono di convincerlo a lasciare l’esercito austriaco per entrare in quello italiano. Lui rispose: non posso tradire».

Il Senatore del Regno fiero del passato austriaco

Antonio Baldissera entrò nell’esercito italiano solo dopo l’annessione del Veneto, salì fino al grado di generale e morì da Senatore del Regno. Ma quando gli proposero di cancellare dal suo ruolino militare il servizio prestato in gioventù come ufficiale nell’esercito austriaco, si rifiutò fermamente: è la parte più bella della mia carriera militare, rispose.

Fedeli all’Austria per terra e per mare: come a Lissa

Storie di persone, storie di veneti e di friulani, che a migliaia e migliaia servirono fedelmente l’Austria combattendo per l’Imperatore in tutta Europa, e contro i Piemontesi nell’Italia, come fecero sul mare nella battaglia di Lissa i soldati, marinai e gli ufficiali veneti della Marina Imperiale, pure loro decorati per il valore dimostrato a Lissa contro la Marina italiana.

E dietro questi soldati e questi marinai fedeli all’Austria, c’erano migliaia di famiglie, c’era una società tutta, nella Venezia austriaca,  che non ci trovava nulla da ridire, che li guardava come gente stimata e di prestigio. Come si conciliano queste storie, queste immagini, queste medaglie, queste divise, con la vulgata risorgimentale di un popolo che non desiderava altro di essere annesso, e di annullarsi nel popolo italiano?

Non meritano di essere dimenticati

Guardare il video della documentatissima conferenza di Michele Bison a Jesolo è un’esperienza che ci restituisce una storia che la propaganda risorgimentale – che continua tuttora nelle scuole, nelle università e altrove – ci ha negato. Un grande amore ha certamente sostenuto Bison nelle sue ricerche: per la nostra storia, per la Serenissima, ma soprattutto per la semplice, mite verità. E per quegli uomini veneti leali, fedeli e valorosi, che dovremmo onorare, che sentiamo a noi vicini e che non meritano di essere dimenticati solo perché l’Impero degli Asburgo è stato sconfitto.

 

 

Nota: Le immagini che illustrano questo servizio sono state presentate da Michele Bison nella conferenza di Jesolo

 

 

 

 

 

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