Nel tratto maledetto della A4, l’autostrada Venezia-Trieste, l’unico rimasto a due corsie, in due anni si è compiuta una vera strage: nell’imbuto di appena 25 chilometri tra San Donà e Portogruaro, un toboga tra cantieri eterni e restringimenti di carreggiata, in 24 mesi 46 morti e centinaia di feriti: quasi due vittime al chilometro, il punto “nero” autostradale peggiore d’Europa.
Ogni volta che la cronaca nera deve registrare l’ennesimo incidente nel tratto maledetto dell’A4, la colpa viene affibbiata all’eccessiva velocità, alla dilagante distrazione da telefonino, al mancato rispetto delle distanze di sicurezza perfino da parte dei Tir, che spesso viaggiano – per risparmiare gasolio – in “trenino”, a pochi metri l’uno dietro l’altro. E c’è sempre del vero, naturalmente. Ma queste cause generali di incidenti sono comuni a tutte le strade e autostrade: se i morti si concentrano in 25 chilometri di strada, è la strada ad avere un problema.
Sindaci veneti al Quirinale
Poche settimane fa, dopo l’ennesimo incidente con vittime nel tratto maledetto, i sindaci dei comuni interessati si sono recati a Roma, chiedendo un incontro al Quirinale. Non sono stati neppure ricevuti personalmente dal Presidente, che pure è solito rendersi disponibile per emergenze di rango assai minore.
E nella Finanziaria appena approvata, dove ci sono alcune centinaia di milioni di euro per interventi stradali in tutta Italia, per completare al più presto la terza corsia della A4, cioè per fermare la strage, il governo con Salvini ministro non ha messo un euro.
Colpa della non-autonomia del Veneto
Meraviglia che nei discorsi vuoti che si fanno ogni volta che nel tratto maledetto la lista dei morti si allunga, nessuno, né i sindaci né i parlamentari che dovrebbero rappresentare il teritorio, mai facciano un cenno alla vera causa prima di tutte queste vittime. Perché la colpa di questa strage è la non-autonomia del Veneto.
Non è un caso che i lavori per la terza corsia sulla A4 siano stati completati sul tratto friulano, mentre sul tratto veneto è rimasto l’imbuto a due corsie che provoca le stragi. Stiamo parlando di un’autostrada di indiscusso interesse nazionale, lungo la quale passano decine di migliaia di autotreni al giorno, passa il monumentale traffico turistico e di import-export tra l’area più industrializzata d’Italia e l’Europa dell’Est, ormai parte integrante dei distretti industriali veneti e lombardi, locomotiva dell’Italia. Perché lo Stato, con le sue entrate fiscali, non deve finanziare, almeno in parte, una simile opera?
Costi enormi caricati sui pedaggi
La Regione Veneto, e anche la Regione Friuli Venezia Giulia, hanno fatto il massimo consentito dai loro bilanci, e probabilmente anche qualcosa di più, per accelerare i lavori della terza corsia. Ma i costi enormi dell’allargamento della A4 sono, alla fine, caricati sui pedaggi, e quindi vengono, in buona sostanza, finanziati a rate, man mano che le entrate da pedaggi consentono alle società regionali di far fronte agli investimenti necessari. Il Veneto, ancora privo di vera autonomia a quasi duemila giorni dal referendum, non ha disponibilità finanziarie per accelerare i lavori, e lo Stato non ci mette una lira.
Come è possibile che i lavori per la terza corsia, assolutamente necessari e vitali per adeguare l’autostrada a sopportare questo traffico di interesse nazionale, debbano essere interamente pagati dai pedaggi, debbano essere interamente a carico delle società regionali che gestiscono le tratte, e dei pendolari, dei cittadini veneti che pagano le tasse e pagano pedaggi tra i più alti d’Italia?
Sindaci e vescovi, gridare per l’autonomia
I sindaci del Veneto Orientale, a Roma, dovevano gridare – e forse dovevano farlo insieme agli altri sindaci veneti – il diritto all’autonomia, ad avere una Regione in grado di gestire, per quota parte, le risorse nazionali dedicate alla rete stradale e autostradale, una Regione in grado di trattenere una parte dignitosa delle tasse pagate dai cittadini veneti, per investirle nel modo giudicato migliore.
E meraviglia che anche i Vescovi veneti, che di fronte al ripetersi di incidenti mortali nel tratto maledetto della A4 hanno recentemente rivolto un appello per il “completamento immediato” della terza corsia, non colgano il nesso, non vedano che senza l’autonomia veneta non c’è alcun completamento immediato della terza corsia: ci saranno i lavori nei tempi previsti dal piano finanziario, e intanto si continuerà a morire.
Il Veneto paga, lo Stato non ci mette una lira
Le tasse pagate dai residenti in Veneto, vanno così a finanziare strade ed autostrade in altre parti dell’Italia, magari libere da pedaggi come la Salerno-Reggio Calabria, mentre in Veneto continua la strage, e continuerà per altri due anni almeno, perché il Veneto, le sue autostrade, deve pagarsele da solo perché lo Stato non ci mette una lira.
Così è per la Pedemontana
Così è per l’A4 Venezia-Trieste, così è per la Spv, la Pedemontana Veneta: anche questa ha pedaggi stellari perché anche per la Pedemontana lo Stato non mette una lira, l’autonomia regionale non c’è e quindi la Pedemontana si deve pagare interamente con i pedaggi, non solo la manutenzone come è normale, ma anche i monumentali costi di costruzione, e pazienza se i pedaggi li pagheranno soprattutto i pendolari, la gente che risiede nelle zone attraversate dalla grande opera, cioè i soliti cittadini veneti che pagano con le loro tasse le strade degli altri e poi, se vogliono i servizi anche in Veneto, devono pagarseli a parte.
L’autonomia veneta è questo: non è politica ma strade, ospedali, scuole, servizi. E l’autonomia negata al Veneto non è solo una questione identitaria: è strade che non si fanno, è lavori che vanno a rilento, è sindaci che vanno a Roma in ginocchio e non ottengono nulla, è pedaggi e servizi troppo cari che rosicchiano competitività. Ed è anche la strage in A4.