Provocatorio volume, edito nel 2017 da Rizzoli, a cura di Stefano Lucchini, romano, nato nel 1962, laureato in Economia e Finanza alla Luiss, esperto in comunicazione aziendale, all’epoca direttore centrale “International and Regulatory Affairs” di Intesa San Paolo; non è uno storico accademico, quindi, e forse per questo la lettura è scorrevole e accattivante.
Il libro è incentrato sulla battaglia di Caporetto (1917), su come si è arrivati, attraverso la viva voce dei protagonisti, dei soldati, ma anche dei giornalisti, dei politici, degli scrittori dell’epoca, su come Caporetto sia diventato un termine della lingua italiana sinonimo di “disfatta, grave sconfitta”.
La figura del generale Luigi Cadorna
Ampio spazio viene dato alla figura del generale Luigi Cadorna: ecco le conclusioni del volume:
“Nei comuni italiani ci sono centinaia di strade e piazze intitolate al generale Luigi Cadorna … Sono centinaia di vie dedicate al grande teorico dell’attacco frontale; allo stratega che voleva sfondare le linee nemiche per arrivare fino a Vienna ma viene bloccato sull’Isonzo; al generale che per ventinove mesi spedisce i soldati all’assalto nella terra di nessuno, a strisciare sotto i reticolati per arrivare a farsi falciare dalle mitragliatrici o, nella migliore delle ipotesi, per conquistare qualche decina di metri di terreno; al capo supremo che ha dissanguato l’esercito italiano con un’offensiva ogni due mesi, e che fa «obbligo assoluto e indeclinabile a tutti i comandanti» di fucilare sul posto chi si macchia del reato di insubordinazione, magari semplicemente perché dopo settimane di prima linea pensa di avere diritto a un po’ di riposo, e di estrarre a sorte gli sventurati quando è impossibile individuare i colpevoli.
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Le accuse di viltà ai soldati travolti a Caporetto
Centinaia di vie sono intitolate al comandante in capo che, nonostante sappia benissimo dove, quando e come attaccheranno austriaci e tedeschi, non riesce a organizzare una difesa efficace, e la sera del 24 ottobre, quando la confusa resistenza italiana è già stata travolta, detta un bollettino di guerra secondo il quale «l’urto nemico ci trova saldi e ben preparati», quindi assiste sgomento a una rotta di cui non è stato capace di cogliere per tempo le avvisaglie, accusando in un telegramma al capo del governo il “nemico interno” e in un bollettino ufficiale «la mancata resistenza di reparti della II armata vilmente ritiratisi senza combattere, o ignominiosamente arresisi al nemico».
La lezione di Camon: Via Cadorna, che vergogna
…Ha scritto Ferdinando Camon: «Quando passo per una via Cadorna, mi sento addosso la storia di quel nome e provo un senso di vergogna».
Per Camon «è giunto il momento in cui le città che hanno nella toponomastica il nome di Cadorna si domandino se le imprese a cui è legato appaiono ancora eroiche o non semplicemente tragiche, di una tragicità prevista e accetta, e in definitiva colpevole».
Ai sindaci delle città del Veneto e dell’Italia che hanno ancora tali intitolazioni una riflessione e, se possibile, una risposta …
Ettore Beggiato