Mi trovavo, tempo fa, a Wadi Rum, nell’affascinante spicchio di terra giordana ai confini con l’Arabia Saudita. Il giovane figlio del deserto, un beduino, che mi fece da guida per due giorni e che fu bravissimo nel farmi scoprire gli aspetti straordinariamente suggestivi di quel mondo, mi chiese da dove venivo.
“Veneto, Venezia” dissi. Il suo volto, contornato dalla kefiah bianca e rossa tradizionalmente usata dai beduini giordani, si illuminò…”Ah, Al-bunduqiyya…” mi disse….
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-…El parla proprio arabo- pensai, avendo sempre sentito tradurre Venezia con toponimi che in qualche modo si rifacevano a una radice comune. “What’s ?!?” chiesi con il mio inglese stentato, e lui, sorseggiando il classico tè alla menta, mi spiegò che Venezia era probabilmente l’unica città del mondo occidentale che veniva tradotta nella lingua araba con un nome proprio, Al-bunduqiyya, appunto.
Al-bunduqiyya
“Un altro primato della nostra Capitale” pensai…
E così, una volta tornato a casa, cercai di approfondire questo aspetto che mi aveva particolarmente colpito; accanto a Petra, al deserto, al Mar Morto, alla incredibile gentilezza, cortesia e ospitalità del popolo giordano, restava sospeso il significato di questo “Al-bunduqiyya”.
Secondo alcuni significa “diverso”, nel senso di “straniero”; altri invece sostengono che il nome derivi da fucile: sembra infatti che i veneziani siano stati i primi a far conoscere tale arma nel mondo arabo.
Maria Pia Pedani nel suo “Venezia porta d’Oriente” fa derivare il nome da “bunduqi” cioè veneziano, l’etimo, secondo l’autrice, è quello greco “ouenetikos”; mentre esclude l’ipotesi dell’arma da fuoco, “poiché fino al XIV secolo bunduq significava solo nocciola, pallina, in generale un oggetto di forma tondeggiante”. +
A questo proposito Maria Pia Pedani, docente dell’Università veneziana di Cà Foscari, sottolinea come “nei tempi più antichi Venezia era chiamata anche Olivolo, dal nome di una delle sue isole maggiori, che aveva appunto la forma di un’oliva….”
Al di là della diversa interpretazione di Al-bunduqiyya, di sicuro, anche nel mondo arabo la civiltà della Serenissima gode di una grandissima ammirazione…
Ettore Beggiato