Autonomia, il Pd vara la controriforma. Non bastavano i mille paletti già piazzati lungo il percorso parlamentare del progetto Calderoli, che lasciano prevedere un iter complicatissimo e incerto, con l’aggiunta di vincoli non previsti dalla Costituzione, e con ben due passaggi parlamentari destinati senza ombra di dubbio a depotenziare le materie trasferite alle Regioni.
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Ora arriva – e per giunta da un veneto – la proposta di riforma costituzionale del Pd, firmata da Andrea Martella, senatore e segretario veneto del Pd. La proposta Martella è una vera e propria controriforma per ridurre drasticamente i poteri che la Costituzione prevede possano essere trasferiti alle Regioni.
La proposta Martella
Se non altro, la proposta di legge costituzionale di Martella – non a caso presentata a ridosso del 17 marzo, festa dell’unità italiana – ha il pregio della chiarezza. Si compone di appena due articoli, brevi e concisi (CLICCA QUI per leggere il testo integrale della proposta Martella sul sito del Senato).
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La scuola alle Regioni? Cancellato
Il primo articolo della controriforma Martella cancella dall’articolo 116 della Costituzione la facoltà delle Regioni di chiedere l’attribuzione delle competenze relative a “norme generali sull’istruzione“.
La scuola, insomma: che diamine, bisogna assolutamente evitare che nelle scuole del Veneto si studi un po’ di storia veneta, di cultura veneta. I programmi han da restare uguali per tutti, e quindi necessariamente privi di approfondimento “regionale”.
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Trasporti, energia, piccole banche: tutto torna allo Stato
Il secondo articolo della proposta Martella modifica l’articolo 117 della Costituzione, allungando ulteriormente il già vasto elenco delle competenze riservate allo Stato. Le materie aggiunte alla “riserva” statale sono: grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale.
Queste materie, nella Costituzione vigente, sono indicate come “materie di legislazione concorrente” cioè materie nelle quali sia le Regioni che lo Stato possono legiferare. E tutte le materie “concorrenti” possono essere richieste dalle Regioni come loro competenza esclusiva. La proposta Martella le sposta tra le competenze riservate allo Stato e non più richiedibili dalle Regioni.
Il classico argomento dei venti staterelli
Naturalmente – non potrebbe essere altrimenti – Martella spiega che il Pd “resta favorevole all’autonomia” e vuole soltanto evitare “la formazione di venti staterelli“. Un argomento, questo, che sembra un ritornello nella bocca dei contrari all’autonomia.
Peccato che in Europa vi siano vari “staterelli” con popolazione simile e pure inferiore a quella del Veneto, ai quali nessuno si sognerebbe di negare poteri relativi alla scuola, o alle reti stradali, o alle banche, o all’energia.
La controriforma del Pd
L’attuale Costituzione non vuole certamente spezzettare l’Italia, ma solo permettere a territori diversi di autogovernarsi in una certa misura. Nel dibattito sull’autonomia differenziata, infatti, l’argomento più forte a favore della richiesta di Luca Zaia di avere le famose “23 materie” sta nel fatto che quelle 23 materie – scuola compresa – sono espressamente previste dalla Costituzione vigente come materie trasferibili alle Regioni, su ruchiesta delle stesse. Nulla di sovversivo, nulla di secessionista: la pura e semplice applicazione della Costituzione.
La controriforma del Pd taglia la testa al toro: accorcia l’elenco delle materie “regionali” previste dalla Costituzione e allunga l’elenco delle materie riservate allo Stato. Giusto quello che ci voleva, in quest’Italia malata di centralismo.