12 Dicembre 2024
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Covid, autonomie regionali K.O. La Corte Costituzionale sospende la legge della Val d’Aosta

Autonomie regionali, nuovo passo indietro. La Corte Costituzionale ha sospeso gli effetti della Legge Regionale della Val d’Aosta che avocava alla Regione il diritto di dettare le norme anti-Covid in vigore sul territorio valdostano. La legge regionale era stata approvata dal Consiglio regionale della Val d’Aosta il 9 dicembre 2020, e applicata poco dopo per ammorbidire nella Vallée le misure nazionali anti-Covid soprattutto in tema di chiusure di impianti da sci e sport invernali.

La legge regionale era stata approvata dopo un duro scontro tra Roma e Aosta. La Regione aveva consentito l’apertura del commercio al dettaglio anche quando Roma l’aveva proibito, colorando di “rosso” la Regione. Ma la Val d’Aosta eccepiva che nella Regione lo scarso numero di grandi strutture di vendita rendeva necessaria la regolata apertura dei punti vendita al dettaglio: un principio di palese “adeguamento” di norme nazionali alla specificità territoriale, che il governo di Roma non vuole consentire: c’è stato un duro scambio di lettere tra Roma ed Aosta, con “intimazione” del governo alla Regione di allinearsi alle norme nazionali e netto rifiuto della Vallée.

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Il governo Conte aveva quindi impugnato la legge regionale davanti alla Corte Costituzionale, chiedendo anche la “sospensiva“, cioè la misura d’urgenza di sospendere immediatamente gli effetti della legge, fino al giudizio di merito, che va in udienza il 23 febbraio.

Sospensiva concessa: rischio per la salute delle persone

Poche ore fa, oggi 14 gennaio 2021, la Corte, dopo un’udienza durata 40 minuti, ha accolto la richiesta di sospensiva, che il governo nel suo ricorso contro la legge regionale aveva motivato affermando che la popolazione valdostana avrebbe corso un grave rischio sanitario e che lasciare in vigore la legge regionale avrebbe costituito un pericoloso precedente, aprendo al porta ad “emulazioni” di altre Regioni.

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La “sospensiva” d’urgenza concessa dalla Corte Costituzionale è una decisione molto insolita, che ha un solo precedente, nel 2010, a proposito di una norma elettorale contestata.

In attesa del giudizio di merito sulla legge regionale valdostana, e non essendo ancora note le motivazioni della “sospensiva” accordata dalla Corte Costituzionale, si possono però già fare alcune considerazioni.

Ma le norme regionali anti-Covid hanno buoni risultati

Anzitutto, dal giorno dell’entrata in vigore della legge regionale che avoca alla Regione il diritto di emanare le normi anti-Covid in Val d’Aosta, l’andamento dell’epidemia è stato, in Val d’Aosta, sempre in fase calante, con risultati migliori che nella media italiana. La Val d’Aosta è scesa dai 70 contagiati al giorno registrati sotto le norme “romane” ai 10-14 contagiati al giorno di oggi, dopo un mese di applicazione delle norme regionali. Quindi appare davvero poco credibile il paventato “rischio sanitario” che la popolazione valdostana correrebbe a causa dell’applicazione in Val d’Aosta delle norme anti-Covid regionali, che sembrano invece funzionare molto bene.

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Infatti l’ordinanza della Corte Costituzionale accoglie la richiesta di sospensiva immediata della legge regionale, per evitare un danno “grave ed irreparabile” alla salute delle persone, ma di questo danno “grave ed irreparabile” non si vede traccia.

L’ordinanza stessa della Corte Costituzionale specifica che “la legge regionale impugnata, sovrapponendosi alla normativa statale… espone di per sé stessa al concreto e attuale rischio che il contagio possa accelerare di intensità, per il fatto di consentire misure che possono caratterizzarsi per minor rigore; il che prescinde dal contenuto delle ordinanze in concreto adottate”. Ma se si prescinde dal contenuto delle ordinanze regionali, come si fa ad affermare l’esistenza concreta, immediata, prima del vicinissimo 23 febbraio in cui si terrà il giudizio di merito, di un rischio “grave ed irreparabile” per la salute delle persone?

L’interesse pubblico alla “gestione unitaria nazionale”

Vi è un altro passo dell’ordinanza della Corte Costituzionale che fa riflettere: “L’applicazione della legge fino alla trattazione nel merito della questione – fissata per il 23 febbraio 2021 – potrebbe comportare il rischio di un irreparabile pregiudizio all’interesse pubblico a una gestione unitaria dell’epidemia a livello nazionale”. Esiste quindi, per la Corte Costituzionale, un “interesse pubblico” a una “gestione unitaria” nazionale dell’epidemia.

Ebbene, con tutto il rispetto per la Corte, a noi pover’uomini pare che esista invece un evidente interesse pubblico ad una gestione “non-unitaria” dell’epidemia, e di moltissime altre cose in Italia. Un interesse pubblico ad una gestione regionale, capace di adattare le norme anti-Covid alla concreta diversità dei popoli della Penisola.

Durante la prima ondata di Covid, nella primavera 2020, in omaggio alle norme uguali e indivisibili per tutta l’Italia, abbiamo chiuso le poche industrie del Sud, anche in Regioni e province totalmente Covid-free. In questa seconda o terza ondata, si pretende di imporre le stesse regole a metropoli come Milano, Napoli o Roma e alle cittadine del Nordest o ai paesini di montagna della Val d’Aosta o del Bellunese.

Purtroppo, complici i giornali e i Tg nazionali, è stata diffusa la fake-news di un governo che detta le regole e di governatori regionali che fanno confusione. Confusione, solo perché adottano regole diverse e adatte al territorio e alla gente che lo abita? Non è confusione: i governi regionali possono sbagliare, ovviamente, come quello statale del resto. Ma perché i giornali, invece di pretendere un’unica norma nazionale uguale per tutti e facile da titolare, non accettano la diversità dell’Italia e la conseguente necessità di norme territoriali? Questo è il vero interesse pubblico, non quello di avere una gestione unitaria di tutto!

“Non abbiamo mai messo a rischio la salute dei nostri cittadini – assicura Erik Lavevaz, presidente della Val d’Aosta – il governo continua ad attaccare la nostra autonomia e la Corte Costituzionale non mi pare abbia compreso l’intento della nostra legge”.

Come mai al governo va bene la legge di Bolzano?

C’è poi un ultimo aspetto da sottolineare. La legge regionale della Val d’Aosta è praticamente una fotocopia della legge provinciale in vigore da mesi in Provincia di Bolzano. Identico, in particolare, l’articolo che afferma la prevalenza dell’autonomia regionale anche sulle norme anti-Covid e sui Dpcm a raffica di Conte, del resto di assai dubbia costituzionalità. Ebbene, come mai il governo ha impugnato la legge valdostana, persino chiedendo e ottenendo la sospensiva immediata, mentre l’identica legge bolzanina resta pacificamente in vigore senza contestazioni? Non sarà che l’appoggio della Svp al governo Conte c’entra qualcosa, e allora si può chiudere un occhio anche sul presunto “rischio grave ed irreparabile” che l’esercizio delle autonomie regionali porterebbe alla salute delle persone?

 

 

 

 

 

 

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