12 Dicembre 2024
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Caso Cadorna-Favero, la Caporetto della nostra libertà. La lezione di Carlo Lottieri

Sul caso Cadorna-Favero non si può non segnalare un articolo apparso il giorno 8 maggio 2024 su Il Giornale, firmato da Carlo Lottieri, uno dei più noti filosofi italiani. La lezione di Carlo Lottieri s’intitola “Cadorna, la Caporetto della nostra libertà“.

Carlo Lottieri (foto Liberalia, licenza CC)

Ed è una lezione che ci riguarda tutti da molto vicino, perché si tratta della condanna ricevuta da Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, per i giudizi da lui espressi sulla figura storica del generale Luigi Cadorna, comandante in capo dell’esercito italiano nella Prima Guerra Mondiale, oltre cento anni fa.

Michele Favero assolto ma deve pagare

Querelato da un discendente di Luigi Cadorna, e cioè Carlo Cadorna, militare pure lui, per aver espresso quelle durissime opinioni, Michele Favero è stato assolto dal Tribunale di Padova in sede penale, perché il giudice non ha ravvisato reati in quei giudizi certo pesanti e aspri, ma rientranti nella libertà di opinione e nella libertà di espressione di un giudizio su un personaggio storico e pubblico, molto controverso e discusso già ai suoi tempi.

Michele Favero sul Col Visentin

E tuttavia, lo stesso Tribunale di Padova, nel parallelo processo in sede civile avviato dal nipote del generale Cadorna, ha condannato Michele Favero per gli stessi identici fatti, a pagare un risarcimento al nipote di Cadorna. Un risarcimento che, tra una voce e l’altra, supera oggi la cifra importante di cinquantamila euro, e comporta effetti pesantissimi sul segretario di Indipendenza Veneta e sulla sua famiglia. Pignorato il quinto dello stipendio, sequestrate somme da migliaia di euro nel conto corrente, e rischia di vedersi pignorata la casa.

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Michele Favero in sciopero della fame

Per questo, Michele Favero ha iniziato da giorni uno sciopero della fame, uno sciopero di protesta contro una Giustizia che sente ingiusta perché di fatto impedisce alle persone, ed anche a un partito politico, di esprimere liberamente il proprio pensiero.

Come ha annotato l’avvocato Alessio Morosin, difensore di Michele Favero, la tutela che giustamente la legge offre alla reputazione dei cittadini non può essere estesa fino ad impedire, censurare e proibire l’espressione di giudizi storici su grandi personaggi pubblici, personaggi che hanno fatto la storia dell’Italia o del mondo, e sui quali la democrazia stessa, per poter “funzionare”, richiede vi sia piena ed assoluta libertà di giudizio e di espressione.

Una questione di libertà

Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell’articolo di Carlo Lottieri, apparso sul Giornale l’8 maggio 2024. E ringraziamo il filosofo “liberista” e il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, già vicedirettore del Gazzettino, perché nel colpevole silenzio della grande stampa nazionale sulla vicenda Favero, il quotidiano da lui diretto ha colto che qui non si tratta di stabilire, in sede di dibattito tra esperti, la verità sulle colpe di Cadorna, di accertare se il generale sia stato o meno quell’insensibile macellaio che molti ritengono sia stato, o sia stato invece quel sant’uomo che appare ai suoi estimatori. Questa non è una disputa tra storici, ma una questione di libertà che riguarda tutti.

Il testo integrale dell’articolo di Carlo Lottieri

In Italia non abbiamo nulla di paragonabile al primo emendamento della Costituzione americana: quell’articolo del Bill of Rights che vieta ogni limitazione alla libertà di parola. Ben al di là delle norme, il guaio è ben più profondo e ha a che fare con la nostra cultura.

Una testimonianza viene dalla cronaca, dato che il segretario di un movimento che si chiama Indipendenza veneta, Michele Favero, ha iniziato uno sciopero della fame di protesta contro una condanna in sede civile (nel processo penale è stato assolto) per avere offeso la memoria del generale Luigi Cadorna, che durante la Prima guerra mondiale si rese responsabile di una lunga serie di crimini, a danno del propri soldati. Un erede di questa figura di primo piano della guerra di aggressione condotta dall’Italia contro l’Impero austro-ungarico, Carlo Cadorna, ha infatti querelato Favero e ha trovato un tribunale che ha accolto le sue pretese.

Come ha però scritto lo stesso Alessandro Barbero, «nell’esercito italiano si fucilavano gli uomini, talvolta anche senza processo, molto più facilmente di quanto non accadesse in tutti gli altri eserciti del fronte occidentale». E infatti la corte non è entrata nel merito delle «decimazioni» (le fucilazioni dei nostri soldati) e delle altre decisioni che hanno causato la morte di innumerevoli giovani, limitandosi a ritenere offensive le espressioni usate nei social da Favero per definire Cadorna. Ha così accolto gli argomenti del querelante. Lungo questa strada, però, si entra in una situazione del tutto assurda; e in fondo basta poco per cogliere quanto il nostro ordinamento possa condurre a esiti autenticamente folli.

In America, ad esempio, vive Chrese Evans: la nipote di Stalin (la madre era Svetlana Allyliueva). Se dovessi usare termini come «macellaio», «porco» oppure «lurido verme» nei riguardi di quel comunista nato a Gori, e che in Ucraina e altrove ha massacrato milioni di persone, potrei essere querelato dalla discendente? E magari dovrei pu-re stare attento a come parlo di Pol Pot, temendo che da qualche parte ci sia un erede di quell’altro bel personaggio?

Per giunta, Favero è impegnato in una battaglia politica e queste condanne limitano la stessa possibilità di esprimersi entro il dibattito pubblico: con il risultato che la democrazia si rivela essere un guscio vuoto. Tra le altre cose, infatti, il partito di Favero punta a favorire una migliore comprensione del passato, sottolineando quanto l’Italia sia stata più matrigna che madre, e più efficace nell’uccidere che non nel tutelare. Non ha quindi alcun senso che un tribunale pretenda di «moderare» i termini di una discussione storica e civile che, per forza di cose, affonda nelle nostre memorie familiari. Ricordo bene alcune pagine del diario di mio nonno e non ci può essere alcun Cadorna, vivo o morto, che mi farà cambiare idea su quanto siano stati disumani i protagonisti di quella che – con una formula perfetta – papa Benedetto XV definì «l’inutile strage».

 

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