“Luigi Cadorna un assassino? Assurdo”. Lo storico – veneziano – Mario Isnenghi difende il il generale che mandò al macello centinaia di migliaia di uomini nella Prima guerra mondiale. Per Isnenghi, Luigi Cadorna non era che un militare “nella media”.
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A far scoppiare il caso Cadorna è stato il nipote stesso del generale: Carlo Cadorna ha fatto causa a Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, il quale aveva accusato il nonno Luigi di essere stato un criminale di guerra: nella sua qualità di Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Luigi Cadorna è infatti passato alla storia per quelli che i soldati chiamavano “attacchi Cadorna“, cioè attacchi in cui migliaia di uomini dovevano uscire allo scoperto e avanzare verso le trincee austriache offrendo il petto alle mitragliatrici.
Petti contro pallottole, la dottrina Cadorna
“Si calcola quanti uomini una mitragliatrice può abbattere, si manda all’assalto un numero di uomini superiore, qualcuno di loro arriverà alla mitragliatrice”, questa era la pazzesca dottrina Cadorna, ricorda Michele Favero.
E poi c’era l’altra dottrina, quella che serviva per convincere i soldati a uscire dalle trincee in quelle condizioni: carabinieri in trincea con l’ordine di sparare alle spalle a chi esitava, processi sommari ai presunti “vigliacchi”, fucilazioni di chi consigliava altre strategie di attacco, decimazioni di interi reparti “codardi”, con vittime scelte a sorte, senza riguardo se fossero o meno colpevoli. Tutti gli eserciti, ovviamente, puniscono severamente la diserzione sotto gli occhi del nemico. Ma solo l’esercito italiano usava simili metodi: la decimazione, in particolare, era sconosciuta negli altri Paesi.
Isnenghi difende Cadorna
Ebbene, l’intervista al Corriere nella quale il professor Isnenghi difende Luigi Cadorna, merita di essere discussa. Non perché noi si abbia la presuzione di saperne più di lui della Grande Guerra, ovviamente. Ma solo perché, quando gli storici danno giudizi morali, allora scendono su un terreno nel quale anche noi analfabeti abbiamo tutto il diritto di dire la nostra.
Qui non è in discussione il valore di Luigi Cadorna come generale. Isnenghi ritiene che fosse “nella media” dei generali dello Stato Maggiore degli eserciti europei d’allora? Bene, ma questo cosa c’entra sul giudizio morale che siamo liberi di dare sui suoi metodi?
Tutti assassini? No professore!
Isnenghi non smonta una sola delle accuse che Favero ha rivolto al generale. E tuttavia lo assolve, generalizzando: è come se dicesse, tutti colpevoli, nessun colpevole. “Assassino? Assurdo: allora è assassino anche l’alpino che pianta la baionetta nella pancia del nemico”, sostiene Isnenghi. Ma no, professore mio.
Non si può certo mettere sullo stesso piano il legittimo uso della violenza del soldato mandato in battaglia, con quello di un generale che manda a un inutile macello migliaia di soldati, e fa fucilare chi suggerisce strategie di attacco meno folli, come nel caso degli alpini “disertori” di Cercivento, che ancora attendono, cent’anni dopo, giustizia dallo Stato italiano.
Carlo Lottieri: relativismo vergognoso
Merita citare, tra i commenti sulla pagina di Michele Favero su Facebook, quello di un altro professore, il grande Carlo Lottieri, maestro di libertà: “Un militare nella media??? Sostanzialmente – scrive Lottieri – siccome non ci sono argomenti morali che possano giustificare il comportamento del criminale Cadorna, si criminalizza un’intera categoria e si adotta una prospettiva di un relativismo vergognoso… Assurdo. Sarebbe come dire che i padroni bianchi dell’Ottocento che vendevano i loro schiavi neri anche separando genitori e figli erano “bianchi dell’Ottocento nella media”… Cosa non ci si inventa – conclude Lottieri – pur di difendere la mitologia di Stato!”
Isnenghi e il revisionismo storico: serve la rivoluzione…
Ma la più bella dello storico Isnenghi è questa: “Il revisionismo storico ha senso – ammette il professor Isnenghi – ma lo provocano le insurrezioni, le rivoluzioni, i grandi mutamenti della storia. Questo goccia a goccia individuale non sta in piedi”. Ma guardi un po’, professore: secondo lei dovremmo sorbirci per sempre, tacendo, le menzogne della propaganda sabauda, e continuare a farle insegnare impunemente nelle scuole, solo perché non facciamo la rivoluzione? Pare curioso, e anche alquanto pericoloso, come argomento…
Il revisionismo storico è sempre legittimo, caro il mio professore. Anzi non ha neppure bisogno di essere legittimo. Finché ci sarà, per Lei e per i Suoi colleghi, la libertà di fare ricerca storica, la comprensione del passato e il giudizio su persone, movimenti, avvenimenti, possono sempre cambiare.
Il giudizio sulla Grande Guerra è già cambiato
E forse le sfugge che nell’Italia di oggi il giudizio sulla Grande Guerra, sugli interventisti e sulla monarchia che la volle, e anche sul generale Luigi Cadorna, è già cambiato, e non è più quello imposto dalla propaganda sabauda e poi fascista. Che quella guerra sia stata un inutile massacro, voluto solo per fondare nel crogiuolo del sangue un fasullo sentimento di unità del Paese, ormai è opinione diffusa, come è diffusa nei Comuni la revisione della intitolazione di vie e piazze a Luigi Cadorna.
Ma nella pagina “anti-revisionista” del Corriere ci sono anche altri argomenti degni di nota Uno in particolare, uscito di bocca dal magistrato Sergio Dini. “Nel bene o nel male, Cadorna ha fatto la storia di questo Paese”, dice il magistrato.
Favero: allora onorate anche Bava Beccaris…
E rieccolo, l’argomento principe, quello che abbiamo mille volte sentito risuonare a proposito di Napoleone, di Garibaldi, dei Re Savoia. L’argomento che giustifica tutto, perfino i monumenti al conquistatore nelle città conquistate e spogliate, l’intitolazione di vie e piazze ai devastatori, ai depredatori della Serenissima. Anche Mussolini allora, ha fatto la storia di questo Paese, come e più di Cadorna. Anche Totò Riina, anche la Mafia ha fatto la storia di questo Paese. Anche Hitler ha fatto la storia dell’Europa, purtroppo. Dedicheremo piazze e monumenti anche a questi personaggi?
Michele Favero lancia una provocazione: allora onorate anche un altro illustre generale italiano, quel Bava Beccaris che due anni prima che iniziasse il Novecento usò eroicamente i cannoni sulla folla che protestava contro i Savoia…