Nelle acque di Cipro è in corso un nuovo, duro confronto tra l’Europa e la Turchia, come se non fosse cambiato nulla da quando la Repubblica di Venezia si oppose all’espansionismo dell’Impero Ottomano. Al largo dell’isola, che fa parte della Grecia e dell’Unione Europea ma che nella parte Nord è tuttora di fatto occupata dalla Turchia, unico Paese a riconoscere lo Stato di Cipro del Nord) sono in corso esplorazioni della Turchia per individuare giacimenti di petrolio e metano. La Turchia ha invaso le acque territoriali greche e le esplorazioni sono state prorogate, nonostante le proteste dell’Europa, almeno fino al 12 settembre 2020: Ankara ha emesso un nuovo avviso di restrizione della navigazione (Navtex) per l’area. E’ la terza volta che la Turchia proroga unilateralmente il divieto di navigazione in uno spazio di mare internazionale. Ankara ha anche dispiegato esercitazioni militari nel Mediterraneo orientale, sempre al largo di Cipro, e anche queste si protrarranno fino all’11 settembre.
A queste esibizioni muscolari, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha aggiunto dichiarazioni bellicose, afermando che “la Turchia si prenderà ciò che le spetta” in Egeo, Mar Nero e Mediterraneo. Erdogan ha esplicitamente avvertito la Grecia, che aveva protestato con veemenza, in difesa di Cipro: “Atene eviti errori che la porterebbero sulla strada della rovina. Se la Grecia vuole pagare un prezzo, che vengano ad affrontarci. Se non ne hanno il coraggio, si tolgano di mezzo”.
Erdogan ha detto che Ankara “non punta a territori, sovranità o interessi di qualcun altro, ma non farà concessioni su quello che è nostro”.
La risposta della Ue alle minacce turche è resa delicata dal fatto che sia la Grecia sia la Turchia sono membri della Nato. Grecia, Cipro, Italia e Francia hanno avviato esercitazioni militari congiunte a sud di Cipro.