Covid-19, dopo l’esplosione di contagi avvenuta nelle località della “movida“, dalla croata isola di Pag alla Sardegna e alla spagnola Ibiza, che secondo molti osservatori per salvaguardare il business turistico non hanno rispettato le cautele e favorito di fatto la diffusione del virus, qualcuno comincia a presentare formalmente il conto. Nel mirino finisce una delle più celebrate località della movida alpina, nel Tirolo austriaco: Ischgl. Un paese di appena 1500 residenti, che ospita oltre mezzo milione di turisti all’anno, attirati non solo dalla bellezza dei luoghi, delle montagne e delle piste da sci, ma anche dalla mondanità di una vita notturna animatissima.
Esplode il contagio ma i locali restano aperti
A Ischgl, località turistica invernale, tutto è cominciato in anticipo: i primi casi di turisti tornati “positivi al Covid” da una vacanza tra le nevi e i locali notturni di Ischgl si sono verificati all’inizio di marzo. Anzi il primo caso di turista tornato infetto da Ischgl, un islandese, risale a fine febbraio. Per singolare coincidenza, proprio in quei giorni l’Austria chiudeva i confini con l’Italia, paese a rischio Covid. Eppure proprio in Austria, a pochi chilometri dal confine con l’Italia, Ischgl era già uno dei maggiori centri di distribuzione del virus a livello europeo. La bomba esplode ai primi di marzo, quando i passeggeri di un secondo aereo con turisti islandesi al rientro da Ischgl vengono sottoposti prudenzialmente al tempone, all’atterraggio a Reykjavik. Il risultato è così allarmante – un contagio di massa – che l’Islanda mette Ischgl e l’intero Tirolo austriaco in back list. E’ il primo di marzo, e l’Austria ancora non si muove. Soltanto il 5 marzo le autorità austriache chiedono agli hotel la lista degli ospiti presenti, ai fini del tracciamento del contagio. Ma hotel e locali notturni della movida continuano a funzionare indisturbati.
Tre giorni dopo un barista di uno dei locali notturni di Ischgl si presenta al proprio medico con qualche sintomo, e viene trovato positivo. Il barista viene messo in isolamento, il locale viene sanificato, ma il locale – uno dei più frequentati di Ischgl – resta aperto per un intero fine settimana di normale sovraffollamento. Le cifre del contagio esplodono: dopo l’Islanda, anche la Norvegia comunica che 500 norvegesi sono rientrati positivi da Ischgl. Ma a Ischgl la movida notturna balla ancora per giorni, gli impianti di risalita non si fermano: bisognerà attendere il 13 marzo perché le autorità austriache si decidano a chiudere la stagione invernale di Ischgl, fermando uno dei maggiori focolai del Covid-19 a livello europeo.
La denuncia dell’associazione consumatori
La ritardata reazione alle prime notizie del contagio è l’accusa che sta alla base della class action intentata dalla Verbraucherschtuzverein, la maggiore associazione consumatori austriaca, contro il Land Tirolo e la Repubblica d’Austria. Ben 2600 turisti di varie nazionalità europee, in maggioranza tedeschi, che dopo una vacanza a Ischgl si sono trovati contagiati e messi in quarantena, hanno aderito alla class action internazionale, affidata al notissimo avvocato Peter Kolba. La Verbraucherschtuzverein ha anche presentato un esposto-denuncia alla magistratura contro il sindaco di Ischgl e il governatore del Tirolo, chiedendo di verificare se ci siano responsabilità penali a loro carico.