Due pesi due misure: una giustizia all’italiana. Il Tribunale di Padova, pochi giorni fa, ha condannato Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, a risarcire con diecimila euro il nipote del generale Luigi Cadorna, che Favero aveva motivatamente definito “criminale di guerra” per le direttive militari che hanno mandato a inutile macello migliaia e migliaia di giovani nella Prima guerra mondiale.
Per il Tribunale, quella di Favero contro Cadorna non era un libero esercizio del diritto di critica: i suoi erano insulti belli e buoni, che andavano puniti.
Fedez, richiesta di archiviazione
Ora però la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale contro il cantante Fedez, per la canzone nella quale definiva i carabinieri “infami, figli di cani” (QUI il testo integrale della canzone di Fedez). Per la Procura di Milano, quelli di Fedez non sono insulti, ma libero, anche se “aspro”, esercizio del diritto di critica.
Così di striscio, ci permettiamo di notare che Michele Favero è il segretario di un partito indipendentista veneto, mentre Fedez è notoriamente un benemerito apostolo della sinistra. Ma siamo certi che questo non abbia minimamente influito sulle opposte decisioni della magistratura.
La giustizia non è uguale
Resta tuttavia una contraddizione obiettivamente insanabile. La giustizia non sembra affatto uguale per tutti, se a Milano è lecito quello che a Padova è punito e se ai giudici è consentita una simile discrezionalità nel valutare comportamenti analoghi.
Libera critica o insulti?
Nella decisione del Tribunale di Padova contro Michele Favero, la giudice argomentava – citando pronunce della Cassazione – che i termini usati contro il generale Cadorna erano “insulti” e non libere critiche in quanto apparivano “gratuita manifestazione di sentimenti ostili che prescinde dalla verità dei fatti storici”.
Ci chiediamo se invece, per la Procura di Milano, definire i carabinieri “infami” e “figli di cani” sia esercitare una libera e motivata critica perfettamente aderente ai “fatti storici” e non rappresenti alcuna “gratuita manifestazione di sentimenti ostili“.
La ricerca della notorietà esime dalla colpa?
“Carabinieri e militari io li chiamo infami, tutti quei figli di cani“. Così cantò Fedez. E per la Procura di Milano i versi del musicista non costituiscono insulto, ma soltanto “critica aspra“, “provocazione” e “ricerca spasmodica della notorietà“.
Pur di veder assolto l’inclito Fedez, la Procura inventa così una inedita esimente, la “ricerca della notorietà“. L’insulto insomma, ove sia rivolto a un personaggio famoso o ad una istituzione stimata come i carabinieri, allo scopo di far notizia, suscitare polemiche, acquisire click sui social, e aumentare così la notorietà dell’insultatore e i suoi introiti milionari, non costituirebbe reato.
Presumiamo quindi di avere via libera per insultare il Papa, il Presidente della Repubblica ed altre stimate istituzioni, purché lo facciamo in nome della “ricerca spasmodica della notorietà“.
Assolto perché “personaggio maledetto”
Ma c’è un altro passo della richiesta di archiviazione che ci sembra di grande interesse. Eccolo: “Il personaggio Fedez – scrive il magistrato – è legato a doppio filo alla sua appartenenza ad una figura che possiamo definire “maledetta” e da essa e con essa esprime la propria esistenza costruita su eccessi e provocazioni“.
La Giustizia di una volta…
Nella Giustizia di una volta, il fatto che l’indagato non fosse nuovo a comportamenti simili a quelli per cui si procede, il fatto che l’intera sua vita sia stata dedicata a compiere azioni simili a quella oggetto dell’indagine, costituiscono circostanze aggravanti, o perlomeno concorrono a definire un quadro comportamentale che pesa negativamente sull’indagato.
Invece per Fedez è vero il contrario: siccome lui ha costruito la sua carriera tutta su eccessi e provocazioni, siccome nella stessa canzone non insulta solo i carabinieri ma anche i militari e i politici in blocco, e irride perfino il Papa e Gesù Cristo (QUI il testo della canzone) , è giusto assolverlo e lasciare che continui a insultare, perché questo è il personaggio che si è costruito.
Dove Favero ha sbagliato…
Ecco dove Michele Favero ha sbagliato! Lui è un brav’uomo, padre di famiglia, non litiga con nessuno, critica ma non insulta a vanvera le istituzioni. Non è un personaggio “maledetto”, ma un onesto poveraccio che vorrebbe stare in pace con tutti, che ha rispetto per tutti, anche per chi non la pensa come lui. E quindi, come si permette? Stia punito.
Se proprio vorrà essere assolto per le sue critiche al generale Cadorna, cominci a insultare agenti e parlamentari, spedisca quotidianamente sonori Vaffanculo alle più stimate istituzioni, si costruisca l’immagine “maledetta” di un provocatore seriale, e solo allora potrà sperare nel perdono e nella comprensione dei giudici.