Gasolio a 2,47 euro sull’Autostrada Serenissima e persino oltre i 2,5 euro in altre tratte autostradali italiane. L’associazione consumatori Codacons annuncia un esposto, il governo Meloni getta la colpa sugli “speculatori“.
La caccia agli speculatori
Ma la caccia agli speculatori è solo un’ammuina per far apparire il governo “dalla parte della gente”. Perché il governo Meloni è il primo responsabile del rincaro dei carburanti, avendo deciso di togliere dal 1 gennaio 2023 lo sconto sulle accise che il governo Draghi aveva introdotto, facendo così salire di colpo il prezzo alla pompa di oltre 16 centesimi, nella notte di Capodanno.
Una scelta politica, discutibile ma legittima per carità, visto che c’è da finanziare il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico e gli aiuti per le bollette e altre belle cose. Ma se fai questa scelta politica, e decidi di aggiungere sui carburanti quei 16 centesimi di tasse, poi non puoi accusare gli speculatori se il prezzo, l’indomani, aumenta precisamente di 16 centesimi.
Il problema è l’Italia
Il problema è italiano, anzi per essere più precisi, il problema è l’Italia. E per verificarlo, non serve essere grandi esperti di economia. Basta farsi un giretto oltrefrontiera, magari verso la nostra bellissima Istria, che dal 1 gennaio 2023, con l’entrata della Croazia nell’area Schengen e nell’area euro, è tornata senza frontiere: come ai tempi della Serenissima, finalmente si va da Venezia alla Dalmazia senza confini, senza dogane, e utilizzando la stessa moneta.
Due Stati sovrani e il Veneto
Intanto facciamo notare di striscio, a chi obietta che gli indipendentisti veneti sono fuori del tempo, che non si può “tornare agli staterelli”, facciamo notare che la Slovenia arriva appena appena a due milioni di abitanti, e la Croazia supera di poco i quattro milioni. Entrambi questi Stati sovrani, hanno dunque molti meno abitanti del Veneto.
Eppure sono Stati rispettati in Europa e nel mondo, e nessuno si sognerebbe – come in Italia si fa con la lingua veneta – di dire che la lingua croata e la lingua slovena sono dialetti della lingua serbocroata, e la Croazia ha persino sconfitto la Francia e combattuto per la vittoria ai mondiali di calcio in Qatar…
Carburanti allo stesso prezzo
In questi Stati nostri fratelli, i carburanti hanno il pregio di costare la stessa cifra dappertutto. Tutti i distributori del Paese praticano lo stesso prezzo imposto. Eredità del comunismo jugoslavo, ci dirà qualche economista liberista, arricciando l’aristocratico nasino.
Qualcuno di loro volesse spiegarci che senso abbia la libera concorrenza sui millesimi di euro di un bene in cui le tasse sono il 60 per cento del prezzo e il margine per il gestore non arriva ai quattro cent al litro. Che senso abbia che noi si sia costretti a fare chilometri in più, bruciando litri di benzina, per trovare la pompa che ci fa risparmiare, in un pieno, un paio di euro.
I rincari non sono uguali per tutti
L’emergenza internazionale, la guerra in Ucraina, le sanzioni all’export di petrolio russo, ci sono per tutti, i rincari ci sono anche in Slovenia e in Croazia. Ma alla fine dei conti, qual è il prezzo del gasolio in questi Paesi?
Ecco qui: il 10 gennaio 2023, in tutta la Slovenia il gasolio costa 1,48 euro. In tutta la Croazia, costa 1,47. Un euro di meno del prezzo italiano! Ma è mai possibile? Stessa storia per la benzina: in Slovenia 1,27 e in Croazia 1,33. In Italia, 2,38. I rincari non sono uguali per tutti…
Slovenia e Croazia a metà prezzo
Slovenia e Croazia sono due Paesi a noi vicini, due piccoli Paesi, che come noi non hanno giacimenti di petrolio, e sono costretti a importarlo comprandolo sul mercato globale come facciamo noi, subendo le stesse speculazioni, le stesse oscillazioni dei prezzi sui mercati che subiamo noi, e raffinando il petrolio in impianti industriali uguali ai nostri e gestiti spesso dalle stesse aziende globali.
Eppure Slovenia e Croazia riescono a vendere il gasolio a poco più della metà del prezzo in Italia. Anche in Slovenia, anche in Croazia il costo dei carburanti è aumentato: ma il confronto con l’Italia è impietoso.
Il prezzo gonfiato in autostrada
Sappiamo, naturalmente, che il prezzo “autostradale” del gasolio e della benzina, in Italia, è gonfiato da un meccanismo perverso: le concessionarie autostradali mettono all’asta la gestione delle proprie stazioni di servizio. E l’asta la vince chi offre di più. Ma chi offre di più, ovviamente, poi è costretto ad alzare i prezzi, per finanziare le ricche royalties che si è impegnato a pagare alla concessionaria autostradale.
Questo, in due parole, è il meccanismo perverso che gonfia il prezzo dei carburanti in autostrada e anche dei prezzi dei panini e delle cocacola all’autogrill. Ecco perché in autostrada si arriva al prezzo monstre di 2,5 euro per un litro di gasolio.
C’è un problema italiano
Ma anche fuori dai caselli, il prezzo del gasolio in Italia resta pur sempre un 40 centesimi buoni sopra quello praticato in Slovenia e Croazia. Eppure il petrolio costa uguale, la raffinazione costa uguale. E la speculazione, se cè, è dappertutto.
Quindi c’è un problema italiano. Un differenziale di quasi mezzo euro al litro, o di un euro intero se il pieno lo faccio in autostrada, è una bomba che fa esplodere l’inflazione, perché in Italia tutto viaggia su camion, bilici, semirimorchi e furgonati. E tutto, se il trasporto costa di più, costerà di più al consumatore.