Si è aperta da pochi giorni a Rovigo, a Palazzo Roncale la mostra in occasione del 150° anniversario dalla morte dell’esploratore polesano Giovanni Miani, detto “Il Leone Bianco del Nilo”. Finalmente il Polesine dà lustro ad uno dei suoi figli meno conosciuti ai più. Egli avrebbe meritato negli anni molta più attenzione e molto più spazio nell’ambiente storico-culturale nella terra rodigina e veneta.
La mostra inaugurata il 12 marzo si concluderà il 26 giugno 2022, l’ingresso è gratuito. Un’occasione da non perdere, in quanto oltre alla mostra si può ammirare dall’interno Palazzo Roncale con i suoi arazzi e le sue tele, progetto cinquecentesco del veronese Michele Sanmicheli. Di seguito vi raccontiamo a grandi linee la vita del Leone Bianco del Nilo.
Giovanni Miani Il leone Bianco del Nilo: la sua vita
Giacomo Giovanni Miani nasce a Rovigo il 17 marzo 1810 da Maria Maddalena Miani domestica di umili origini che non dichiarò mai il nome del padre, e tuttora ignoto. Miani trascorre la fanciullezza tra esili familiari, ristrettezze e lavoro nei campi. Al compimento dei 14 si trasferì a Venezia dove raggiunse la madre che prestava servizio presso il Nobile Pier Alvise Bragadin.
Gli studi e i viaggi
Alla morte del protettore, nel 1828, Miani e la madre ereditano un cospicuo patrimonio, che Giovanni impiega per proseguire gli studi sulle materie che veramente lo appassionano, musica e poesia. Si reca prima a Napoli, a Pavia e a Bologna, e poi fino in Francia e in Spagna.
La catalogazione di strumenti e tradizioni musicali dei popoli stranieri diventa il minimo comune denominatore dei viaggi di Miani che, grazie alla sua buona manualità nel disegno, spesso integra i suoi resoconti con diverse illustrazioni. Con questa modalità progetta la «Storia universale della musica di tutte le nazioni», un progetto fortemente sostenuto pure da Gioachino Rossini, che gli comunica la propria approvazione per via epistolare.
Protagonista nei moti del ‘48
Nel ’48, allo scoppiare dei primi moti, Miani partecipa alla difesa di Marghera e per evitare la prigionia si trasferisce prima a Malta, poi a Costantinopoli ed infine, in Egitto. All’ennesimo rientro in Europa, ormai in ristrettezze economiche e impossibilitato a pubblicare il seguito della sua «Storia della musica», decide di ripartire per l’Egitto.
Da tempo, la terra dei faraoni è frequentata da esploratori, alcuni dei quali si spingono fin nelle regioni meridionali della Nubia, fornendo dettagli che hanno contribuito alla riscoperta dell’antica cultura dei faraoni già molto prima della nascita dell’egittologia.
Giovanni Miani il leone Bianco del Nilo: le sue prime cartografie
Senza aver riscosso il successo sperato, Miani intraprende un ulteriore tentativo di riscatto sociale. Preparandosi a nuovi sacrifici e impaziente di dedicarsi a un nuovo obiettivo, nel 1857 coglie l’opportunità di partecipare a un viaggio in alta Nubia insieme a due francesi. A partire dall’elaborato definisce due traiettorie per la risalita del fiume destinate a incontrarsi: una lungo il Nilo Bianco, che passa per l’Oceano Indiano, l’altra che prosegue lungo il Nilo Azzurro. La prima rotta è, di fatto, quella che alcuni anni dopo permetterà agli inglesi John Hanning Speke e James Augustus Grant di giungere alla sorgente in anticipo rispetto a Miani.
Destinazione: la sorgente del Nilo
Agli inizi del 1859, alla soglia dei 50 anni, Miani parte dalla Francia per il Cairo, imbarcandosi insieme a un pittore, un traduttore, un astronomo e ad altri esploratori diretti a Khartoum. La città, recentemente fondata dagli inglesi, sorge alla confluenza dei due rami principali del Nilo, quello Azzurro e quello Bianco.
Del primo si conosce l’origine; il secondo è invece oggetto dell’interesse delle spedizioni delle potenze europee che puntano ad impossessarsi di territori che sarebbero diventati fondamentali qualora si fosse realizzato quello che poi sarà il Canale di Suez.
Attraversa il deserto a bordo di dromedari e si addentra fino a Gondokoro, situata oltre 1500 km a sud di Khartoum. È in queste regioni più precisamente a Galuff, che incide il suo nome su un tamarindo, per ricordare il punto più avanzato mai raggiunto da un europeo fino a quel momento.
Le spedizioni e le delusioni vanno a braccetto
Nel 1860 parte la seconda spedizione. finanziata dal Pascia-Viceré d’Egitto. Miani, insieme ad un pittore, un astronomo e a 150 soldati, si dirige verso l’interno del continente spostandosi con imbarcazioni e cammelli Mentre si trova al Cairo, riceve la notizia del protrarsi della spedizione di Speke e Grant, patrocinata dalla Società Geografica di Londra. Ostacolato dal Mudir Hassanbey, probabilmente pilotato dalla concorrenza inglese, il secondo viaggio di Miani si conclude prematuramente.
I reperti al Museo di Storia Naturale a Venezia
Al rientro in Europa, dal suo viaggio porta a Venezia 14 casse piene di reperti, che donerà poi alla città. Parte di essa, tra cui armi, tessuti, minerali, antichità e strumenti musicali, è attualmente esposta presso il Museo di Storia Naturale. Mentre attende speranzoso un finanziamento dall’Imperatore Francesco Giuseppe, riceve un dispaccio che annuncia la scoperta delle sorgenti del Nilo da parte dei due esploratori inglesi, individuate nel Lago Victoria.
Il suo ultimo viaggio lungo il Nilo
Con il pretesto di partire alla ricerca di animali rari e sconosciuti per il giardino zoologico di Khartoum, Miani intraprende nel 1871 il suo ultimo viaggio. Spostandosi lungo il Nilo Bianco, attraversa villaggi e incontra tribù, finché nel 1872 stremato dalle fatiche e senza forze muore il 21 novembre.
Viene sepolto insieme ai suoi averi, l’inseparabile pipa e la tabacchiera in terracotta, ma la tomba viene presto profanata e saccheggiata dagli indigeni. La notizia della morte giungerà a Venezia solo nel 1881 quando la tomba di Miani verrà ritrovata. Sarà Romolo Gessi, nel 1879 a recuperare i suoi resti, che verranno destinati all’Accademia dei Concordi della natia Rovigo.
Il Ricordo del Leone Bianco
Due le sculture che ricordano Miani nella sua città natale. Un busto, opera di Giuseppe Soranzo della metà del XIX secolo, collocato all’ingresso dell’Accademia dei Concordi, e un monumento, statua e basamento, collocato nei pressi della via a lui dedicata, opera di Virgilio Milani (1930 ca.). Oltre che a Rovigo, a Miani sono state intitolate vie a Roma, Genova, Padova, Vicenza, Lecce e Andria.
Fonte editoriale: Opuscolo informativo relativo alla mostra