Le sette isole ionie con capitale Corfù che nel 1800 avevano costituito la Repubblica Settinsulare con il simbolo del Leone alato di San Marco e le sette frecce rappresentanti le isole in questione (Corfù, Passo, Leucade, Itaca, Cefalonia, Zante e Cerigo), nel 1815 tornarono protagoniste della scena politica europea.
Chiusa definitivamente la parentesi napoleonica che aveva portato la seconda occupazione francese delle isole (1807-1814), il Congresso di Vienna non aveva risolto la questione relativa al futuro di queste sette entità così strategiche; ricordo che mentre Braudel, con una felicissima espresssione, le aveva definite “la flotta immobile di Venezia”, Napoleone aveva più volte sottolineato la fondamentale importanza delle isole ionie: “Corfù è la chiave di volta di un possibile impero orientale”, “Con Malta e Corfù dovremmo essere in breve padroni del Mediterraneo”, e ancora “Ritengo che d’ora innanzi uno dei punti fermi della Repubblica Francese dovrebbe essere di non cedere mai Corfù, Zante ecc.”.
Fu così che le quattro potenze dell’epoca (Inghilterra, Austria, Russia e Prussia) risolsero la questione con il trattato di Parigi del 5 novembre 1815: nasce il protettorato inglese sulle isole, per la prima volta nella storia si utilizza questo istituto giuridico, il “protettorato”, che sarà largamente usato dagli Stati della vecchia Europa cambiando notevolmente l’atlante geopolitico del mondo; e così avremo diversi protettorati inglesi (Swaziland, Brunei, Zanzibar, Transvaal) , francesi (Tunisia, Laos, Congo, Marocco), tedeschi (Camerun e Burundi), persino italiani (Somalia nel 1889).
Il protettorato inglese prende il nome di “Stati Uniti delle Isole Ionie” e sir James Campbell è il primo “Alto commissario”; gli inglesi dividono il territorio in sette province, una per ciascuna isola, a loro volta divise in città, borghi e villaggi; il 28 ottobre 1817 viene promulgata la costituzione che entra in vigore il primi gennaio del 1818.
Ma la cosa che balza all’occhio di questo protettorato è la bandiera: fondo blu con in alto a sinistra l’Union Jack e in basso a destra il Leone di San Marco, con le sette frecce a rappresentare una continuità con la Serenissima Repubblica Veneta e con la Repubblica Settinsulare.
E questa bandiera sventolerà nei mari europei fino al 1864: se pensiamo che nel 1797 Napoleone aveva dichiarato guerra alla Serenissima e al suo simbolo, intimando di atterrare tutti i Leoni di San Marco, è una dimostrazione di come, ancora una volta, il Leone si sia dimostrato più forte di tutti e di tutto.
Con il trattato di Londra del 29 marzo 1864 le sette isole ionie vengono annesse al regno di Grecia; il settimanale inglese “Saturday Review” descriverà con realismo il sentimento degli isolani nei confronti degli inglesi: “Agli occhi degli ionici niente del nostro Protettorato è piaciuto quanto la sua dipartita”.
L’ultima considerazione la lascio allo storico veneziano Gino Damerini (1881-1967): “Tutte le dominazioni straniere ebero in comune il gesto di sopraffazione e la volontà proterva, messa in atto, poscia, anche dalla Grecia moderna, di cancellare ogni ricordo della gloriosa civiltà veneta, oppure di denegarla con una sistematica diffamazione truccata sotto gli aspetti della critica storica. I francesi appena penetrati in Corfù mutilarono, come avevano già fatto a Venezia, la maggior parte dei monumenti, le iscrizioni marmoree furono da loro, con lo scalpello, rese illeggibili. Più tardi gli inglesi, peggiori dei turchi e dei francesi, come già detto più indietro, si accanirono contro gli emblemi della sovranità veneziana… Fatica inutile perché il sigillo imposto da Venezia alle isole ionie s’è compenetrato nella natura”.
Ettore Beggiato