Vogliamo cominciare queste poche righe evidenziando come frammenti del nostro passato, veri e propri musei a cielo aperto siano lasciati al loro destino per la malagestione politica che da decenni imperversa nei territori Veneti. Non può che fungere da cassa di risonanza l’amato Polesine terra sorta tra i due grandi fiumi, terra di confine da sempre, nonché granaio della Veneta Repubblica, ma divenuto una palla al piede con l’avvento dei nuovi “liberatori” dopo il 1866, e lasciato a se stesso ed a un lento declino degradante.
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In una piccola borgata ai piedi del fiume Adige (riva destra) troviamo Pettorazza Papafava, ora frazione di Pettorazza Grimani, in provincia di Rovigo ma nella diocesi di Chioggia. Sino al 1783 questo piccolo borgo era situato in riva sinistra dell’Adige, si tratta di una piccola porzione di territorio che per secoli è stato conteso tra il territorio Padovano e il Dogado. Attualmente esso è diviso tra le province di Padova, Venezia e appunto Rovigo, e tra le diocesi di Padova e Chioggia, ai confini con quella di Adria-Rovigo.
Il cippo del Doge Leonardo Loredan
La posatura di questo cippo ha origini antiche, dovute a continue lotte secolari per i confini tra Padova e Venezia, fino alla conclusione delle vicende cambraiche, quando si trovera’ una durevole soluzione. Il 7 maggio 1519 per sigillare definitivamente ogni questione, il Doge Leonardo Loredan, con un decreto, inviò Gaspare Malipiero a fissare i confini fra territorio di Padova e quello di Venezia, (detta Linea Malipiera) iniziando da “Pettorazza che si estendeva fino all’Adige vecchio…”. Nei luoghi stabiliti furono eretti i pilastri.
La nuova linea confinaria e il taglio della Volta dell’Adige
La nuova linea confinaria non andò comunque esente da numerose e ripetute contestazioni giudiziarie nel corso del XVI e XVII sec. Nel Settecento il pilastro confinario posto nel 1519 tra le giurisdizioni parrocchiali di Agna e Cavarzere venne sostituito con il cippo attuale. Con il taglio della “Volta di Pettorazza” (1783) del fiume Adige, e l’unione dei due Paesi, il cippo andò via via a perdere la sua importanza di delimitatore confinario.
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Ad oggi il cippo testimone di un passato secolare che non c’è più, oltre a non essere di facile rilevazione è abbandonato a se stesso tant’è che a stento si può notare quel glorioso Leone Marciano andante a sinistra impresso su di esso che per molto tempo fu simbolo di orgoglio e vanto nel nostro territorio.
Marco Fornaro