30 Ottobre 2024
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Il Ministero di Salvini mette fuorilegge i portabici. Mercato fermo, aziende (venete) appese al Tar

Ma che ci azzeccano, i portabici, con un organo d’informazione come Serenissima News? Nulla di nulla, in un Paese normale. Ma questa è una storia di norme assurde che limitano la libertà, che discriminano e penalizzano i sudditi veneti e italiani, le imprese venete e italiane. Una storia esemplare dei danni che ogni giorno il centralismo italiano procura a tutti noi e al Paese. E che la grande stampa sembra proprio non voler vedere.

Le due circolari: pasticcio scandaloso

Il Ministero dei Trasporti, quello retto da Matteo Salvini, ha emanato la circolare numero 25981 del 6 settembre 2023, Direzione Generale per la Motorizzazione (CLICCA QUI  per vedere la circolare integrale).

Pochi giorni dopo, il 12 di ottobre, lo stesso ufficio è costretto a emanare una seconda circolare a “chiarimento” della circolare precedente (CLICCA QUI per vederla): porta il numero di protocollo 30187.

Portabici

Le due circolari, che dovevano “semplificare” la normativa, hanno provocato uno scandaloso pasticcio burocratico, che da un giorno all’altro ha messo fuorilegge i portabici già montati su milioni di auto italiane, e quelli tuttora in produzione e vendita di numerose aziende italiane e venete, leader di un mercato in forte crescita globale grazie alla diffusione delle e-bike. La Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ha protestato vibratamente (QUI il link al sito Fiab), ma senza trovare molto ascolto sulla stampa nazionale.

Nuove vessazioni, mercato fermo

Le circolari del ministero di Salvini introducono nuove e immotivate vessazioni a carico dei soli cittadini italiani circolanti con auto a targa italiana. Dettano norme mai viste, fondate su inedite e vessatorie interpretazioni di articoli del Codice della Strada.

Da qualche anno, col successo delle e-bike, si è diffuso l’uso dei portabici posteriori e soprattutto dei più sicuri, comodi e stabili di questi attrezzi, quelli fissati sul gancio traino. Molte aziende, soprattutto nel Nord Italia, e in Veneto, si sono specializzate in questo promettente settore ad alto tasso di sviluppo. Ebbene, da un giorno all’altro tutti questi portabici sono stati messi fuorilegge con una circolare. E il mercato si è fermato. Anche perché le sanzioni sono pesantissime: si va dalle molte decine alle centinaia e centinaia di euro, financo al ritiro della carta di circolazione. E in caso di reiterazione, cioè se si vien beccati due volte, addirittura la confisca del veicolo!

Il ricorso della veneta Peruzzo Srl

Un’azienda veneta, la Peruzzo Srl, vicentina di Rossano Veneto, che produce portabici e altre attrezzature sportive per auto, si è fatta capofila di un ricorso di varie industrie al Tar del Lazio per chiedere la “sospensione cautelare” della circolare (ricorso respinto con la curiosa motivazione che il danno temuto doveva ancora verificarsi) e poi di un ricorso in appello al Consiglio di Stato, che per fortuna lo ha accolto e ha sospeso la circolare, per evitare danni a cittadini e industrie, fino al giudizio di merito del Tar del Lazio, previsto a maggio.

Da Salvini ancora nessuna risposta

Siamo quindi ancora in attesa, appesi al Tar del Lazio, nell’incertezza del diritto. Le aziende del settore, che vedono un crollo del mercato proprio ora che la stagione riparte in vista della primavera, hanno scritto personalmente al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, invocando il ritiro, la correzione, il rinvio della circolare. Nessuna risposta dal ministro, che è anche segretario della Lega. Ma se la lotta alla burocrazia romana non la fa la Lega, chi mai deve farla?

Il portabici non è un portabici

Ed ora, cerchiamo di spiegare alcune tragiche “barzellette” di questa circolare.

La prima, e fondamentale, è che il portabici non è un portabici. Per i burocrati romani del ministero di Salvini, il portabici è un rimorchio senza ruote: categoria inaudita e mirabile, autentico capolavoro degli uffici deputati a complicare le cose semplici.

Nel resto del mondo, il portabici e il suo carico, che sia sul tetto, sul portellone o sul gancio, è semplicemente “carico normale del veicolo” di libera installazione. In Francia è addirittura consentito montare un gancio traino persino sui veicoli non abilitati al traino, purché venga usato soltanto per appoggiare un portabici o altro attrezzo da carico privo di ruote. Perché ovviamente, se non appoggia ruote per terra, non è un rimorchio!

Rimorchio senza ruote

In Italia, no. In Italia, esiste il rimorchio senza ruote! Il portabici su gancio traino, ricorda la circolare, è “assimilabile a un carrello appendice“. E quindi, tanto per semplificarci la vita, la circolare prevede che quando, cioè praticamente sempre, il portabici sul gancio traino nasconde “anche solo parzialmente” targa e luci del veicolo, debba essere sottoposto, a cura e spese del cittadino, al mitico “collaudo“, previo versamento degli immancabili balzelli.

Portabici da gancio traino, assimilato a un rimorchio senza ruote (foto David Perez, licenza CC)

Ma non basta. Una volta assimilato il portabici a un rimorchio, la circolare ne trae le conseguenze: e spiega che come tutti i carrelli appendice, il portabici deve essere annotato sul libretto di circolazione dell’auto, con tanto di marca, modello e numero di serie.

Collaudo e annotazione a libretto: un’odissea

Con l’effetto che poi non potrai prestare quel portabici a un amico, né montarlo sull’auto della moglie, e neppure su un altro veicolo di tua proprietà. Quel portabici sarà, per sempre, collegato a quella, e soltanto a quella, automobile.

Quando deciderai di cambiare auto, dovrai vendere quella vecchia col suo portabici, e per l’auto nuova comperarne un altro, con altro collaudo e altra annotazione a libretto. Oppure dovrai pagare ancora per far cancellare quel portabici dal libretto dell’auto vecchia e pagare un’altra volta – e perdere giornate intere – per collaudare e iscrivere lo stesso portabici sul libretto dell’auto nuova. Un’odissea pazzesca!

Tutti fuorilegge

Ma non basta. La circolare, sempre per semplificarci la vita, ci proclama tutti fuorilegge. Beh non tutti. Chi circola con una Mercedes S, sotto questo aspetto è in regola. Ma chi ardisse di trasportar biciclette con un’auto più proletaria, va incontro a multe di centinaia di euro.

Portabici sul portellone posteriore (foto di warrenski , licenza CC)

Il Codice della Strada tollera infatti  una sporgenza laterale del carico fino a 30 centimetri per lato oltre le luci di posizione, e non risulta che tale tolleranza sia stata finora causa particolare di incidenti. Ma la circolare va a pescare un articolo del Codice della Strada (art. 164, comma 3) il quale stabilisce giustamente che i carichi “difficilmente percepibili” quali “pali, sbarre, lastre o simili, collocati orizzontalmente” non debbano sporgere lateralmente oltre la sagoma del veicolo.

L’articolo che non c’entra

Questo articolo del Codice della Strada non c’entra un fico con i portabici: riguarda carichi sottili “collocati orizzontalmente”. Con i “pali, sbarre e lastre collocati orizzontalmente” citati dall’art. 164 nulla c’entrano le biciclette, che sono visibilissime e sui portabici non sono “collocate orizzontalmente”. Ma la circolare “assimila” forzosamente portabici e biciclette ai carichi “difficilmente percepibili” di cui all’art. 164, stabilendo quindi che non possano sporgere lateralmente neppure di un centimetro dalla sagoma del veicolo, esclusi persino gli specchietti.

Biciclette su auto, solo se larghe due metri

E poiché una bicicletta da adulto sta sui due metri di lunghezza, soltanto le auto più larghe di due metri potranno lecitamente trasportare biciclette su gancio traino o sui portabici da portellone. Chi usa auto più piccole, nisba. Se proprio vuole, che se le trasporti sul tetto, così non sporgono lateralmente. E poi si fermi in farmacia, perché a sollevare a braccia tese una e-bike da 25 chili per fissarla sul portabici a tetto, si sarà probabilmente fatto del male.

Luci oscurate automaticamente

Credete sia finita? Ma nemmeno per sogno. La circolare inventa un’altra regola fantastica: quando il portabici “nasconde anche parzialmente” le luci posteriori o la targa, come fanno quasi inevitabilmente i portabici da gancio traino, e deve quindi portare luci proprie e targa ripetitrice, le luci originali del veicolo debbono venir “occultate automaticamente” all’atto di inserimento del contatto delle luci del portabici.

Le luci debbono occultarsi automaticamente, è chiaro? Non basta metterci lo scotch! Ovvio che nessun produttore di automobili o di portabici al mondo s’è mai sognato di inserire un automatismo che spenga le luci posteriori del veicolo quando si attacca la spina di un portabici, o di un rimorchio. Togliere luci che comunque si vedono, e sono al posto prescritto dove debbono essere, equivale a ridurre la visibilità del veicolo e quindi la sicurezza. Ma pur di complicarci la vita, rendendo illegali tutti i portabici in commercio o già in esercizio, la Motorizzazione sembra davvero disposta a tutto.

E il cartello non serve…

Ultima perla della circolare. Trasportando biciclette sul gancio traino o sul portellone, finora abbiamo tutti, o quasi tutti, ottemperato all’obbligo di esporre il cartello a strisce bianche e rosse, che segnala i carichi sporgenti posteriormente. Una norma di buon senso. Bene: ora la circolare ci spiega che non serve. Non serve, proprio nei casi in cui il portabici oscura le luci o la targa del veicolo!

Portabici posteriore integrato su Opel Adam (foto L.Willms, licenza CC). In tutto simile al portabici su gancio traino, ma fuoriesce dal telaio, quindi non è un ‘rimorchio senza ruote’…

La circolare ci tiene a ribadire il concetto: “Le strutture portasci e portabiciclette e il relativo carico” costituiscono “carico sporgente” (e quindi richiedono l’apposito segnale), soltanto “qualora non sia necessario ripetere la targa posteriore e i dispositivi luminosi“. Quindi le biciclette caricate sul gancio traino, sul portabici che oscurando targa e luci dell’auto ha targa e luci “ripetitrici”, non costituiscono, secondo la circolare, carico sporgente e quindi non devono esporre alcun segnale. Ci mancherebbe: se il portabici è un rimorchio senza ruote, il carico sta nel rimorchio, mica sull’auto, dalla quale quindi non sporge. Non può sporgere, per definizione! Logico, no? Un passo indietro sul piano della sicurezza concreta.

Il segnale di carichi sporgenti

Norme solo per gli italiani

Queste complicazioni costose e assurde, che fanno danni all’industria e al commercio, e complicano la vita ai cittadini, valgono ovviamente solo per i sudditi italiani. Per le auto con targa italiana. Per le industrie italiane. Per i guidatori italiani.

Per gli stranieri, libera circolazione

Tra poco ricomincia la stagione turistica: milioni di cittadini europei entreranno impunemente e lietamente in Italia dal Brennero, da Tarvisio, dagli altri valichi, con le loro automobili, le quali potranno serenamente circolare in Veneto e nell’Italia con i loro portabici uguali ai nostri, senza dover ottemperare alle circolari, e senza timore di sanzioni: lo assicura lo stesso Ministero dei Trasporti, nella circolare di “chiarimento”, che chiude così: “Per quanto riguarda, infine, la circolazione dei veicoli proveniente dall’estero e circolanti in qualsiasi stato dell’Unione Europea, vale il principio della libera circolazione“. Prendiamo atto: la libera circolazione vale per tutti, tranne per quelli che hanno l’handicap Italia

Salvini, annulla quelle circolari!

Lo stesso Ministero, guidato dal segretario Matteo Salvini, non sembra altrettanto preoccupato degli effetti della circolare sulle imprese e sui cittadini nostrani. Eppure a molti apparirebbe naturale che il Ministero dei Trasporti, e se occorre lo stesso ministro Salvini, senza attendere la decisione del Tar, senza ostinarsi a difendere l’indifendibile resistendo ostinatamente in giudizio a spese dei contribuenti, tolga subito il mercato dall’incertezza: spontaneamente ritiri e annulli, in autotutela, quelle circolari.

Portabici da bus…a Seattle (foto di SounderBruce, licenza CC)

Gli altri Paesi europei, talvolta, vengono pizzicati da Bruxelles perché violano le norme comunitarie, discriminando i cittadini i prodotti o le imprese degli altri Paesi dell’Unione, a vantaggio dei propri.

L’Italia è l’unico Paese in cui si violano le norme comunitarie e si introducono discriminazioni tra cittadini di Paesi dell’Unione Europea, al fine di penalizzare i propri cittadini rispetto a quelli degli altri Paesi!

 

 

 

 

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