Rimarrà aperta fino al 10 marzo a Rovigo, nel Palazzo Roncale, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri”.
Il casato de Silvestri
L’esposizione si propone di portare nuova luce alla singolare vicenda che occorse all’imponente collezione d’arte, e non solo, appartenuta al casato de Silvestri. Nel 1877, i due ultimi eredi – il nobiluomo Gerolamo e il fratello cardinale Pietro – legarono la quadreria di famiglia, per metà al Seminario Vescovile, e per l’altra metà al Comune di Rovigo e all’Accademia dei Concordi. Senza però stabilire cosa dovesse pervenire a chi.
Il patrimonio da dividere tra le due istituzioni era imponente: oltre 200 opere. Un lascito che provocò una contesa al rovescio, dato che entrambi i co-beneficiari lottarono per “scaricare” all’altro il possesso della Collezione, considerandola troppo ingombrante e per nulla interessante.
La trecentesca Bibbia Istoriata Padovana
Il Seminario acquisì volentieri la collezione archeologica che i de Silvestri avevano lasciato insieme alla quadreria, mentre auspicarono che a farsi carico di quest’ultima fosse l’Accademia dei Concordi. Che era stata felicemente destinataria di un altro lascito della famiglia, la preziosissima Biblioteca Silvestrina, ricca di 40 mila documenti e volumi, tra cui capolavori unici come la trecentesca Bibbia Istoriata Padovana.
La Casa di Francesco Petrarca ad Arquà
Un’altra gemma del patrimonio, la Casa di Francesco Petrarca ad Arquà (PD), i de Silvestri l’avevano già destinata al Comune di Padova, cui tutt’ora appartiene.
Rifiutare il lascito, definito dall’esperto dell’epoca come “cose da bottega di rigattiere”, non si poteva, così, dopo lunghe diatribe, la gara a disfarsene venne salomonicamente risolta dai numeri: le opere con un numero di inventario pari andarono al Seminario Vescovile, quelle dispari all’Accademia.
Benignità della sorte, alla recente confluenza della Pinacoteca del Seminario nella Pinacoteca dell’Accademia, la collezione smembrata è tornata unita; recuperando l’originaria unità a cui avevano aspirato i due illustri donatori.
La mostra a Palazzo Roncale
La mostra proporrà al pubblico una selezione delle più significative opere della Collezione, ma com’è nella tradizione delle esposizioni di Palazzo Roncale, servirà anche a far conoscere al pubblico la storia del casato dei de Silvestri, presenti a Rovigo sin dal Ducato Estense.
Non saranno indagate solo le figure dei due ultimi protagonisti ma anche quelle di altri membri di una famiglia che si è distinta per molti aspetti in città e nel Polesine. Naturalmente sarà presentata la vicenda del Cardinale Pietro, personalità di spicco nella Roma di metà Ottocento, momento cruciale per le sorti dello Stato Pontificio.
Il cardinale Pietro, la famiglia estinta
Il cardinale Pietro de Silvestri assunse l’incarico di seguire gli intessi dell’Impero Austroungarico presso il Soglio di San Pietro, salvo convincersi della necessità di unire Roma al nuovo Regno d’Italia, posizione naturalmente avversata dalla corte papale, al punto che alla sua morte non gli venne tributato alcun omaggio solenne. La sua salma venne silenziosamente tumulata al Cimitero del Verano e poi traslata nella tomba di famiglia a Rovigo.
Con la morte del Cardinale, nel 1875, preceduta di un anno da quella del fratello, la famiglia si estinse. Il palazzo e i beni non diversamente assegnati giunsero infine al Vescovo di Adria e da essi prese vita il “Patronato-Scuola de Silvestri per le fanciulle povere”. Un esempio davvero unico di munificenza, che la mostra consente, per la prima volta, di approfondire e documentare.
La Bibbia dei Carraresi in lingua veneta
Il vero pezzo forte della mostra è però la “Bibbia istoriata padovana”, manoscritto biblico del Trecento, di sole 45 carte: l’opera riporta il testo in volgare di due libri dell’Antico Testamento: Genesi e Ruth. La Bibbia istoriata padovana, infatti, venne smembrata secoli fa: gli altri libri della stessa Bibbia si trovano a Londra, alla British Library. E fu il grande Gianfranco Folena, dell’Università di Padova, nel 1962, a pubblicare per la prima volta l’edizione integrale del manoscritto, battezzandolo col nome di Bibbia Istoriata Padovana, perché è scritto nella lingua veneta del tempo.
La Bibbia è definita “istoriata” perché il registro illustrativo è prevalente rispetto al testo: è una bibbia per immagini; “padovana” perché sotto il profilo linguistico la Bibbia istoriata è una delle più alte espressioni della fioritura del volgare propugnata dai Carraresi che incentivarono l’uso del volgare – cioè della lingua veneta antica – come strumento di comunicazione sociale e amministrativa, accanto all’ormai superato latino dell’università e della Chiesa.
Ingresso gratuito alla mostra
Un’opera, una mostra che meritano sicuramente una visita.
Ingresso gratuito, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20.
Ettore Beggiato