La CGIL ha diffuso un appello contro l’applicazione della Costituzione in tema di Autonomia regionale differenziata, che inizia ora al Senato, con il disegno di legge Calderoli, il suo cammino parlamentare. Testuale: «Si tenga la scuola “organo costituzionale” fuori dal processo di regionalizzazione avviato dal Governo» sta scritto nel documento della CGIL.
La Cgil: escludere la scuola dalla devoluzione
«E’ in gioco la missione principale della scuola ovvero la costruzione della cittadinanza, la condivisione di valori e il senso di appartenenza, che fondano la convivenza democratica – prosegue il documento CGIL (QUI il testo integrale) –. Questo ruolo del sistema di istruzione statale sarebbe inevitabilmente pregiudicato da una scelta regionalistica e territorialistica. Per queste ragioni la FLC CGIL si appella al Senato della Repubblica, affinché il sistema di istruzione rimanga nazionale e sia escluso dalle materie oggetto di devoluzione».
“Nazionalismo da Ventennio”, il post di Beggiato
Ettore Beggiato affida ad un post su Facebook il suo sdegno, riferito anche alla campagna “Una, unica, unita! Stesso Paese stessi diritti” avviata dalla stessa CGIL.
Nazionalismo di sinistra
Nei Paesi “normali”, alfiere del nazionalismo è la Destra. Nell’Italia, invece, accade il contrario. Naturalmente c’è, nella Destra, un nazionalismo ideologico, che trae linfa direttamente dai “valori” che furono oggetto della propaganda sabauda che doveva legittimare la forzata unità del Paese, e poi veicolo prediletto del Fascismo.
Ma mentre nella Sinistra storica l’idea federalista era un cardine fondamentale – basti pensare a Gramsci o a Spinelli – la Sinistra attuale sembra essere diventata la vera portabandiera del nazionalismo più spietato.
Bersani e l’autodeterminazione degli altri
Sette anni fa, all’imporsi della questione catalana, Pierluigi Bersani teorizzò che il referendum per l’indipendenza della Catalogna dovesse tenersi non nella sola Catalogna, ma in tutta la Spagna. E solo se la maggioranza di tutti gli spagnoli fosse stata favorevole, la Catalogna avrebbe potuto ottenere l’indipendenza: un modo ben curioso di interpretare – e negare di fatto – il diritto di autodeterminazione dei popoli! Anche allora Ettore Beggiato insorse con un post su Facebook diventato subito virale (QUI il servizio di Serenissima News).
La CGIL nazionalista
Oggi la storia si ripete, e nella fantasmatica assenza del Pd, tocca alla CGIL rispolverare i “valori” del nazionalismo, che tanto male ha fatto nel secolo scorso e continua a fare anche nel nuovo millennio.
L’attribuzione ad una Regione della competenza sull’istruzione non significa certo, come paventa la CGIL, la rinuncia al diritto allo studio, alla parità dei diritti, ai diritti e doveri di cittadinanza, all’uguaglianza, che sono princìpi costituzionali che debbono essere rispettati indipendentemente dal fatto che a regolare e organizzare il servizio scolastico sia lo Stato o sia una Regione.
Cittadini a sovranità limitata
Quello che spaventa, nell’appello della CGIL, è l’aperta ammissione della funzione di indottrinamento che viene assegnata alla scuola “statale e nazionale, una, unica, unita”. E cioè non la formazione di cittadini eguali e solidali sì ma anche consapevoli e liberi, e liberi anche di immaginare, di volere, uno Stato diverso e diversi Stati, diversi contratti sociali, diverse entità in cui articolare l’appartenenza all’Italia e all’Europa.
Una scuola che si ponga come obiettivo prioritario quello di perpetuare il nazionalismo italiano genera cittadini a sovranità limitata, cittadini servi dell’attuale Stato, sudditi dell’unica storia che viene loro insegnata, impotenti a esercitare l’uguale libertà che esercitarono i nostri nonni, quella di darsi la Costituzione che ritennero giusta. E che ora la CGIL vorrebbe vietarci di adeguare ai tempi, perfino invitando a non applicare norme già presenti nella Costituzione vigente.
I Paesi federali non sono meno democratici
Sull’eguaglianza dei diritti, siamo tutti d’accordo. Ma in Europa ci sono Paesi a ordinamento federale che non sembra garantiscano ai loro cittadini meno diritti e meno uguaglianza di quanto faccia il centralismo italiano, anzi è vero il contrario. Germania, Austria, Svizzera ne sono un esempio. Croazia e Slovenia non sono certo meno democratiche da quando si sono liberate dell’una e indivisibile Jugoslavia.
Una Catalogna, o una Scozia, indipendente, non sarebbe per questo meno democratica, né meno europea. Un Veneto autonomo, un Veneto indipendente, non sarebbe per questo meno democratico né meno europeo, e neppure meno italiano, né la scuola veneta sarebbe meno libera, meno egualitaria, meno formatrice di probi cittadini.
Una, unica, unita: guerra CGIL all’autonomia
“Una, unica, unita!” Oggi è la bandiera della CGIL, che dichiara guerra all’autonomia regionale, e non soltanto in tema di scuola: «Le Regioni hanno già abbastanza competenze, non si deve andare oltre».
Noi pensiamo che sia davvero tempo di andare oltre, molto oltre. Ma non si può che prendere atto, anche se con un certo sgomento, delle posizioni conservatrici della CGIL.
“Non ci devono più essere veneti…”
Ma non si può fare a meno di annotare, sulla scia di quanto scrive Ettore Beggiato, che un cent’anni fa, precisamente nel 1921, un uomo pronunciò a Roma quasi le stesse parole che oggi vengono gridate dalla CGIL, affermando lo stesso obiettivo: «Non ci devono più essere veneti, romagnoli, toscani, siciliani e sardi, ma italiani, soltanto italiani». Quell’uomo era Benito Mussolini.