“Nata sull’acqua della laguna veneta, dove i fondali sono bassi e dove i canali sinuosi tra i canneti lasciano passare le maree, Venezia ha sempre avuto bisogno di barche basse, maneggevoli, senza chiglia profonda.
Il diverso impiego come trasporto della merce o delle persone ha presto determinato tipi diversi di imbarcazioni. Popolo di barcaioli e di mercanti, i Veneziani erano maestri nella navigazione lagunare e fecero della loro città un baluardo inespugnabile che seppe resistere sia all’esercito dei Franchi di Pipino il Breve che alla flotta genovese.
L’Arsenale di Venezia cantato da Dante
Fiorirono molti tipi di barche lagunari e cominciarono a nascere nell’Arsenale già cantato da Dante le galeazze veloci da guerra e le navi tonde da trasporto. Nacque un’intera flotta che conquistò tutta la Dalmazia, la Grecia, Costantinopoli, Creta e Cipro.
La storia stessa di Venezia può essere letta in controluce studiando la storia delle sue navi che ancora avanti nel ‘700 sparavano le loro bordate contro Tunisi.
Venezia, la sopravvivenza legata alla tradizione marinara
La caduta della Repubblica per mano di Napoleone accentuò drasticamente il declino della costruzione navale, mentre quella delle barche lagunari continua ancora ai nostri giorni. La sopravvivenza stessa di Venezia appare strettamente legata al rinascere della tradizione marinara, dei piccoli cantieri per barche a remi o a vela, degli approdi lungo i canali, dell’uso delle gondole private e del ridimensionamento della presenza di vaporetti e motoscafi sul Canal Grande […]”
“Fantasticando, ma forse anche no, qualche decennio fa affacciandosi alla finestra di una qualsiasi abitazione posta nei canali, si poteva assistere allo svolgersi del più favoloso e pittoresco corteo nautico che fosse dato vedere.
Erano gli anni in cui lungo le strade d’acqua veneziane passavano silenziose le barche dalle forme più varie, ma tutte sospinte solo dall’impulso dei remi, così come le avevano vogate generazioni e generazioni di barcaioli e nelle quali miracolosamente s’erano conservati intatti i moduli e le tradizioni dell’architettura navale veneziana.
Potevano variare i parametri, ma ciascuna conservava il senso della propria funzione nel vasto quadro dei trasporti marittimi lagunari […]
Passava infatti lungo il Canal Grande ancora qualche gondola “de casada”, sandali “alla veneziana”, le batelle e le caorline che portavano frutta e verdura a Rialto. Passavano i burchi ricolmi di sabbia caricata alle foci dei fiumi, né mancavano alle prime luci del giorno i bragozzetti, venuti giù a vela da Chioggia per smerciare direttamente il pesce sul mercato realtino […]
Rubin De Cervin e il Museo Storico Navale
Poi un giorno ci si accorse che le barche tipiche veneziane si facevano più rare, dato che molte ormai erano state ristrutturate per far mutare la loro propulsione da remiera in quella a motore, mentre altre di recente costruzione poco o nulla avevano in comune con quelle di un tempo essendo state concepite unicamente come funzionali mezzi di trasporto. […]”
Questo libro, dovuto alla penna generosa dello scomparso G.B Rubin De Cervin, già direttore del Museo Storico Navale di Venezia, da un contributo notevole alla “rinascita” della storia remiera (e non solo) veneziana.
Il volume
Volume che misura 26 x 30 cm, di 195 pagine e diviso in due parti, tratta i seguenti temi:
Parte prima: Venezia – Stato da Mar
I. Le navi tonde
II. Le navi lunghe
III. I Bucintoro
Parte seconda: La gondola veneziana
I. La gondola nella storia
II. Sandali, caorline e batelle
III. Bragozzi e bragagne
IV. Burchi e rascone
V. Topi e peate
VI. Il trabacolo veneziano
VII. Tutti vogano
Il volume si conclude con la bibliografia generale. Stampato e rilegato da GEP Cremona, copyright 1985. Automobilia Milano. Editore Bruno Alfieri.
In copertina: Vittore Carpaccio, “Il rimpatrio degli ambasciatori – dal ciclo delle storie di Sant’Orsola (particolare)”. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Stefano Veronese