La Lega, alle elezioni europee 2024, è il primo partito, col 27 per cento, parecchie lunghezze davanti a Fratelli d’Italia. Sì, ma in provincia di Isernia, nel Molise. A Milano, col suo neanche 7 per cento, la Lega è il settimo partito, dietro perfino ai trombati Renzi e Calenda.
In tutto il Sud, il partito di Salvini festeggia: in Campania quasi raddoppia, passa dal 5 a oltre il 9 per cento, in Calabria uguale, riducendo di molto il distacco da Fratelli d’Italia. In Veneto e Lombardia, la Lega invece prende appena un terzo dei voti di Giorgia Meloni, e vede farsi sempre più lontana la prospettiva di tenere la presidenza del Veneto.
Salvini ha vinto, la Lega no
Salvini ha vinto, la Lega ha perso, anzi si è persa. Con queste elezioni europee, è diventata davvero, in tutto e per tutto, il partito nazionale voluto da Salvini. Le radici storiche e ideali della Lega “sindacato del Nord” sono state divelte: ormai le percentuali striminzite alle quali si è ridotta la Lega nel Veneto e in Lombardia – il 13 per cento – non sono così distanti da quelle che il partito raggiunge nel Sud.
La rappresentanza impossibile
Questo renderà, di fatto, politicamente impossibile al partito di Salvini poter rappresentare davvero gli interessi e le idealità delle Regioni del Nord. Se prendi i voti altrove, se eleggi sindaci, deputati, eurodeputati altrove, non puoi pretendere che questi si prendano a cuore le battaglie che stanno a cuore a noi. Essi, legittimamente, rappresenteranno gli interessi e gli ideali di chi li ha eletti.
Vannacci, una sconfitta per la Lega
Il grande successo – anche nel Veneto – della candidatura del generale Vannacci è un successo di Salvini, ma una bruciante sconfitta per la Lega. Quasi un terzo dei voti della Lega, al Nord, sono preferenze per il non leghista e non autonomista Vannacci. Senza di lui, la Lega in Veneto e Lombardia sarebbe sotto il 10 per cento: e in quel caso, avremmo forse perso Salvini come segretario ma conservato la Lega.
Con Vannacci, è l’opposto: Salvini resta in sella e canta persino vittoria, ma la Lega è perduta, è diventata un’altra cosa: gli elettori di Vannacci, e il generale stesso, non sono certo a favore dell’Autonomia speciale del Veneto.
L’Autonomia…
L’Autonomia si farà, probabilmente: ma sarà una bandierina da far sventolare a Salvini, sarà qualcosa di indolore (leggi QUI quello che ne scrive l’on. Paolo Franco su Serenissima News), sarà appena un buffetto al centralismo e al crescente, pericoloso nazionalismo italiano che Salvini punta a rappresentare.
Dove sono i Marcato e i Da Re?
Bastava scorrere la lista dei candidati della Lega per capire: dove sono i Toni Da Re, dove sono i Roberto Marcato, dove sono i leghisti storici del Veneto, i campioni delle preferenze? Non li hanno voluti candidare, proprio nel momento in cui serviva mettere in lista nomi di spicco per evitare il tracollo e tentare di contendere il Veneto a Fratelli d’Italia.
Salvini preferisce una Lega Veneta che risponde fedelmente a lui e alla linea sovranista “nazionale”, a costo di ridurla a percentuali ad una cifra, tanto poi si tampona con i Vannacci.
Lighisti fatti fuori
Il messaggio è chiaro come il sole: la Lega è un partito nazionale, i nostalgici della Liga Veneta e della vecchia Lega Nord sono fuori. Congressi o non congressi, saranno fatti fuori anche dalle liste delle prossime elezioni regionali, non s’illudano.
Saranno fatti fuori, messi ai margini, espulsi come Umberto Bossi, anche se vi sarà qualche piccola difficoltà giuridica a espellere Bossi dal partito di Salvini premier, del quale Bossi, come il nostro Gianpaolo Dozzo del resto, non ha mai preso la tessera.
Bossi accusato di tradimento
Contro Bossi, che ha votato un leghista storico, candidato come indipendente nelle liste di Forza Italia, visto che la sua Lega non lo voleva, Salvini e Vannacci in coro hanno sollevato l’anatema, accusando Bossi di tradimento.
E Luca Zaia, sia pure usando termini più soft, ha ribadito la sua lealtà a Salvini. “Bisogna essere coerenti e la coerenza – ha detto Zaia – è votare il nostro partito”.
Qui ad aver tradito, è la Lega
Saremmo d’accordo, se la Lega fosse ancora la Lega. Ma qui a tradire, a cambiare politica, non sono i Bossi, e non sono di certo i Marcato, non sono i Da Re, non sono i leghisti storici che la Lega di Salvini non ha voluto candidare. Non sono i militanti rimasti fedeli alla Lega identitaria, alla promessa “Prima il Veneto“.
Qui ad aver tradito, è la Lega stessa, il partito di Salvini. E in Veneto un milione di elettori, proprio per essere coerenti, ha votato altre offerte politiche, o non ha votato affatto.
Ridateci una Liga Veneta
In Veneto quello che serve, è un grande partito veneto, che raccolga chi si sente prima di tutto veneto, chi sente che la propria Patria è il Veneto, chi pretende di poter esercitare il diritto di autodeterminazione che – come insegna Alessio Morosin – viene prima di tutte le Costituzioni del mondo. Un partito che raccolga autonomisti e indipendentisti insieme, e che si concentri su questo obiettivo, senza dividersi tra vax e novax, tra antiPutin e filoPutin, tra destra e sinistra.
Questo grande partito veneto noi ce l’avevamo, e ci è stato rubato. Politici della coerenza veneta, imprenditori che sopra i capannoni battete bandiera di San Marco, abbiate il coraggio e la fede di ridarcelo. Restituite al Veneto una Liga Veneta!
Alvise Fontanella