12 Dicembre 2024
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“La Serenissima Repubblica in Grecia. XVII – XVIII secolo” di Guido Amoretti

“La Serenissima Repubblica in Grecia. XVII-XVIII secolo”.

Il generale Guido Amoretti, nato a Torino il 18 dicembre 1920, deceduto nel capoluogo piemontese il 14 luglio 2008 è il benemerito curatore di questo straordinario volume edito dalla Regione Piemonte nel 2006; Amoretti fu direttore del “Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706”  e presidente del “Centro Studi e Ricerche storiche sull’architettura militare del Piemonte”.

Antonio Paravia, veneziano di Corfù

Durante la sua carriera militare fu anche Ufficiale Consegnatario della biblioteca della Scuola d’Applicazione in Torino e, in questa veste, scoprì la “Raccolta del Capitano Antonio Paravia”, decine e decine di tavole e disegni manoscritti, per lo più a china e a pennarello: era il 1967 e all’epoca la raccolta era praticamente sconosciuta.

Antonio Paravia nacque a Corfù (allora Repubblica Veneta) il 16 marzo 1754 “da una famiglia di nazione Dalmata”; nel 1769 iniziò la carriera militare come cadetto in un reggimento, e fin da subito cominciò una copiosa raccolta di libri strategici e di carte geografiche insieme a vari disegni sincroni di cose militari venete.

La flotta veneta contro i tunisini

Antonio Paravia (dai taccuini di viaggio conservati al Museo Correr a Venezia), navi venete e di altri Stati nel porto di La Valletta a Malta

Sotto al valoroso capitano estraordinario delle navi Angelo Emo, Antonio Paravia prese parte alle spedizioni del 1785-86, contro i tunisini, e nel 1787-88 nello Jonio, e ne dettò un giornale storico-meteorologico;  va ricordato, per ricostruire il contesto storico che la flotta veneta aveva all’epoca liberato l’Adriatico dai pirati barbareschi, e aveva preso e incendiato Susa (1785) e conquistato Biserta e La Goletta (Tunisia).

La flotta veneta di Angelo Emo bombarda La Goletta (Tunisia) nel 1785

Erano state le ultime scintille della gloriosa vita della plurisecolare potenza marinara. Gravissimi pericoli si stavano addensando per Venezia sul continente europeo, e, in particolare, nella parte occidentale della pianura del Po, dove le armate rivoluzionarie francesi, eliminate le forze del Regno di Sardegna, battute più volte le armate imperiali in Lombardia, si erano spinte disinvoltamente, con le armi imbracciate, sui territori veneti.

Paravia e gli ultimi anni della Repubblica

Venezia dovette subire la tracotante invasione gallica, chinare la testa davanti alle molte arroganti pretese ed alle spoliazioni, ammainare la bandiera di San Marco sulle sue piazze e sulle sue navi.

Antonio Paravia, che fu presente a molti episodi degli ultimi anni della sua Repubblica, “combatté da valoroso fino agli estremi” nei sanguinosi scontri tra i francesi e le truppe venete che avvennero nel Veronese e nella stessa città.

Il rifiuto a Bonaparte

A quanto risulta l’ufficiale veneto ebbe anche un colloquio con lo stesso Bonaparte e rifiutò le proposte di passare al servizio francese preferendo rimanere semplice “capitano di un governo amato, benché spento”, anziché “vendere la sua fede a quelli che lo avevano oppresso e alla volta loro mercanteggiato”.

Antonio Paravia morì a Venezia il 19 dicembre 1828, a 74 anni.

4200 pagine: da Nauplia a Candia, da Malvasia a Cerigo

Presso il Museo Correr di Venezia sono conservati gli originali del “Mio portafogli di viaggi, osservazioni, memorie e frammenti istorici del mio tempo”  suddivisi in sei parti per un totale di circa 4200 pagine e 600 tavole; alla Scuola di Applicazione di Torino è conservata una ricca raccolta di tavole intestate al suo nome, in parte con soggetti analoghi a quelli dei suoi manoscritti.

L’indice del volume fa sognare chiunque abbia visto o studiato quei posti:

La possente fortezza veneziana di Palamidi, a Nauplia, nel Peloponneso (Foto di Angela Monika – Arnold Berlin, CC BY 3.0)

Napoli di Romania (Nauplia), Argo, Malvasia, Cerigo, Passava, Chielefà, Calamata, Corone e Modone, Navarino, Castel Tornese, Patrasso, Rion e Antirion, Vonitza e Prevesa, Parga, Acrocorinto e Corinto, Negroponte e Calcide Halkida, Rodi, Canea, Isola di Candia – Suda, Garabuse, Spinalonga, San Todero, Candia – Baloardo Sant’Andrea, Salonicco.

“Questo è veneziano”

Concludo citando un passo testuale del generale Guido Amoretti, piemontese, a pagina 182:

“Ancor oggi nel popolo greco risuona sovente una frase piena di rispetto verso i ricordi tangibili dell’antica Serenissima:

– aftos ine Beneticos – questo è Veneziano-

Ettore Beggiato

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