Roberto Marcucci, L’invenzione dell’Italia unita
Volume di fondamentale importanza, stampato oltre vent’anni fa, nel 1999, tomo di oltre cinquecento pagine, “L’invenzione dell’Italia unita – 1855-1864” è opera di Roberto Martucci che, dopo aver insegnato nell’Università di Calabria (Arcavacata di Rende) e Torino II (Alessandria) all’epoca era professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Macerata; non è uno studioso che può essere liquidato sprezzantemente da qualche ultras nazionaltricolore come uno sprovveduto, vista anche la notevole mole di studi pubblicati; ricordo, tra gli altri, “Storia costituzionale italiana. Dallo statuto albertino alla Repubblica (1848-2001)” e “L’ossessione costituente. Forma di governo e costituzione nella rivoluzione francese”.
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L’autore, partendo una intelligente rilettura dell’imponente carteggio Cavour (edito da Zanichelli nel 1961) cerca di sviscerare, partendo da situazioni poco note e poco chiare, come sia stato possibile che in poco meno di due anni, una penisola caratterizzata da più stati di dimensione regionale o provinciale, con patrimoni culturali e linguistici fortemente disomogenei, sia diventata Regno d’Italia.
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E nel primo capitolo denuncia un aspetto che non è di lana caprina, come certi storici vorrebbero far credere, denunciando come il nuovo re sia già “secondo” e di come la legislatura pur essendo la prima dell’Italia unita, viene individuata come “VIII legislatura del parlamento nazionale, seguitando la progressione numerica di quello subalpino”; una mera operazione annessionistica e imperialista portata avanti da Casa Savoia, altro che le fanfaluche propinate dalla retorica risorgimentale.
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Roberto Martucci solleva la cortina di polvere su una serie di questioni lasciate volutamente in disparte e che ancora oggi l’intellighenzia del regime si guarda bene dall’affrontare: dalla presenza malavitosa nei moti politici, all’odissea delle migliaia di prigionieri di guerra napoletani deportati in Italia settentrionale, alla scomparsa delle dotazioni di cassa del Banco di Napoli, alla misteriosa morte di Ippolito Nievo.
Un libro di straordinario interesse, peccato sia praticamente fuori catalogo e che anche nelle biblioteche del Veneto sia di non facile reperibilità.