12 Dicembre 2024
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Lo scempio della toponomastica padovana: così l’Italia cancella la storia veneta

Lo scempio della toponomastica padovana merita un approfondimento: l’Italia dei Savoia ha cancellato i nomi storici, veneti, delle vie di Padova, sostituendoli con nomi italiani e “risorgimentali”. Come se le città del Veneto non avessero una storia, prima dell’unità politica della Penisola.

Quando Garibaldi sfrattò la Madonna

Si veda questo articolo su Serenissima News, dove ho documentato che per dedicare una piazza  a Garibaldi si giunse a sfrattare la Madonna, e che la storica piazza Prato della Valle, capolavoro urbanistico della Serenissima, venne ribattezzata Grande piazza Vittorio Emanuele II. Naturalmente senza mai sentire il parere dei padovani.

Padova. La colonna della Madonna dei Noli, nella piazza dei Noli ora piazza Garibaldi (foto di Andrzej Otrębski, licenza CC). La statua della Madonna fu sostituita da una di Garibaldi…

A proposito di via dei Morsari ribattezzata via Cavour: Morsari non è il nome di una famiglia, i “morsari”, che qui vivevano, erano gli artigiani che realizzavano i “morsi” o “freni” dei cavalli.)

Le vie ribattezzate a forza

Nel 1898 fu creata la nuova via VIII Febbraio fondendo assieme la vecchia via VIII
Febbraio e la ora scomparsa via Pedrocchi: lasciare il nome a via Pedrocchi dava fastidio
a qualcuno?

Nel 1900, anno infausto per la toponomastica padovana, vennero “ribattezzate” a forza, senza consultare la cittadinanza, le seguenti vie, piazze e riviere:

Riviera de le Lavandare (nome che era già stato “italianizzato” a forza in riviera Lavandaie) e via San Luca, che prendeva il nome dall’omonima chiesa ancora esistente, vennero fuse in un’unica via a cui venne imposto il nome di via XX Settembre;

Imposto il nome risorgimentale

Via Sirena, via Urbana, via S. Urban e via Casin Vechio vennero fuse in un’unica via a cui venne imposto il nome “risorgimentale” di via S. Martino e Solferino, via che oltretutto è divisa da alcuni paracarri in due tratti distinti, ognuno col proprio senso unico di circolazione;

Riviera S. Agostino, che prendeva il nome dalla omonima scomparsa chiesa, venne fusa con riviera Ponte di legno, riviera Saracinesca e via Ponte di legno, imponendo al tutto il nome di riviera Pietro Paleocapa (leggi “Paleòcapa”);

Vie Roma, Marsala, Calatafimi…

Le quattro vie S. Apollonia, S. Giuliana, dei Servi, S. Egidio vennero fuse in un’unica via Roma; via Spirito Santo si vide imporre il nome di via Marsala; vennero fuse assieme via Gigantessa e via Osteria nuova, imponendo loro il nome di via Calatafimi;

Via Porteletto fu ribattezzata via Giovanni Anghinoni, un patriota caduto davanti al Pedrocchi nell’insurrezione del 1848 contro gli Austriaci; via Borgo bianco diventò via Pietro Fortunato Calvi; via Eremite e vicolo delle Grazie, fuse assieme, diventarono via Alberto Cavalletto, (patriota filo-sabaudo che si distinse per aver organizzato varie aggressioni e lanci di bombe a mano contro le case di sacerdoti e privati cittadini accusati di opporsi all’unificazione italiana sotto i Savoia);

 Mazzini e garibaldini

Via delle Stufa divenne via Giovanni Cittadella, monarchico e senatore del Regno; via Beccherie vecchie divenne via Daniele Manin (che comunque combatté per la Seconda Repubblica Veneta e non per l’ “unità d’Italia”); piazzale S. Eufemia divenne piazzetta Ippolito Nievo; via della Gatta divenne via Giovanni Prati;

La piazzetta chiamata Corte Garzeria divenne piazzetta Teatro Garibaldi; una parte dell’allora via Codalunga divenne piazzale Mazzini, fino alla scomparsa barriera Mazzini, già porta della Trinità, poi porta Codalunga, poi porta Elisabetta, in onore dell’imperatrice d’Austria (Elisabeth Amalie Eugenie von Wittelsbach, Monaco di Baviera 1837 – Ginevra 1898): la porta era stata ricostruita nel 1859 dall’ Arch. Giovanni Battista Cecchini (Venezia 1804 – 1879); della scomparsa barriera restano le due edicolette in pietra ai lati della strada.

Ancora Mazzini: piazzali, viali, vicoli

Sempre nel 1900 il terreno chiamato ex isola di San Giacomo (l’isola sparì nel 1895, con l’interramento del canale che la circondava, il canale della Bovetta, una parte del quale era l’attuale vicolo della Bovetta) divenne viale Mazzini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il nome piazzale Mazzini fu esteso anche a viale Mazzini, inglobandolo nel piazzale omonimo.

Il 05/05/2014 la parte meridionale di piazzale Mazzini divenne piazzetta Gianfranco Folena (Savigliano 09/04/1920 – Padova 14/02/1992; filologo e storico della lingua e della letteratura italiana); vicolo III Codalunga divenne vicolo III Mazzini; fino al 1925 via Giuseppe Dalla Vedova si chiamava vicolo II Mazzini; fino al 1930 via suor Elisabetta Vendramini si chiamava vicolo I Mazzini. (Giuseppe Dalla Vedova (Padova 1834 – 1919); geografo).

Una via all’adulatore di Napoleone

Sempre nel 1900, a via Piazza del Santo venne cambiato il nome in Melchiorre Cesarotti: questo personaggio non c’entra niente col cosiddetto “risorgimento italiano”, ma siccome era il cantore (e adulatore) di Napoleone Buonaparte, il sanguinario e megalomane dittatore che causò milioni di morti in Europa.

Delaroche P., Napoleone a Fontainebleau.

Napoleone creò il sistema prefettizio, statalista e accentratore, per controllare il territorio che fu usato anche da casa Savoia, venne dedicata una via anche a lui, naturalmente eliminando il vero nome di quella via. Sono tutti nomi imposti dai Savoia al posto di quelli voluti dai Padovani.

Una via per Oberdan

Nel 1906, via Panificio divenne via Nicolò Tommaseo (che comunque combatté per la Seconda Repubblica Veneta e non per l’ “unità d’Italia”). Nel 1911, via del Gazometro divenne via Trieste. Nel 1918, via del Sale divenne via Guglielmo Oberdan via delle Debite divenne via Fiume, via Pozzetto divenne via Nazario Sauro.

Ci voleva una via dei Mille

Nel 1921, vicolo Cassa di Risparmio divenne via Fabio Filzi, vicolo I Sorio divenne via dei Mille e vicolo II Sorio divenne via Montebello.

 

È stato giusto dedicare nel 1900 una via al filantropo Angelo Riello (Padova 1804 – 1875) e nel 1921 una via alla filantropa Stefania Omboni, ma bastava dedicarle una nuova via, senza bisogno di cambiare il nome, per il primo, a via Delia e, per la seconda, a vicolo S. Girolamo.

Giulio Bertaggia

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