Un video brevissimo ma fatto di parole chiare e impegni politici precisi. L’assessore regionale veneto Roberto Marcato, esponente di punta della Lega, ricorda di aver posto come condizione per un’alleanza di centrodestra tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, l’accordo tra i tre partiti ad approvare l’autonomia veneta.
E soprattutto, ad approvarla secondo le richieste avanzate dal presidente Luca Zaia dopo il referendum, con tutte le 23 materie. «I tre segretari nazionali, Salvini Berlusconi e Meloni, hanno firmato questo impegno. Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni – afferma Marcato – l’autonomia del Veneto deve essere uno dei primi punti ad assere approvato. Se non fosse così, si va a casa, perché un impegno preso con il popolo è sacro».
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Ad oltre quattro anni dal referendum che vide gli elettori veneti a larghissima maggioranza approvare la richiesta di autonomia, la posizione di un esponente della Lega del calibro di Marcato conferma due cose. La prima, che non ce la siamo messa via. La seconda, che la strada dell’autonomia non può che passare attraverso il “modello Sudtirolo”, cioè la prevalenza del legame di rappresentanza tra parlamentari eletti nel Veneto e il territorio che li elegge, rispetto al dovere di tutti i parlamentari di rappresentare l’interesse dell’Italia.
I Parlamentari rappresentano la Nazione. Ma quale?
L’articolo 67 della Costituzione stabilisce che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione“ ed esercita le sue funzioni “senza vincolo di mandato”. Un principio sacrosanto, che tutela la libertà degli eletti rispetto agli ordini di scuderia del partito che li mette in lista, e li lega all’interesse generale e non a interessi particolari.
Ma questo principio trova il proprio fondamento nella unicità della Nazione. E quindi non può trovare applicazione rigida, uguale in ogni Parlamento. In un Paese plurale come l’Italia, l’interesse generale non può identificarsi con la negazione dei diritti all’autonomia e all’autodeterminazione delle Nazioni storiche annesse.
Gli eletti in Veneto rappresentino il Veneto
E non vi è dubbio che i parlamentari eletti nel Sudtirolo, ma anche i parlamentari eletti in Sardegna, e quelli eletti nel Sud, si sentano prima di tutto rappresentanti del territorio che li ha eletti, e come tali si comportino nelle loro decisioni di voto in Parlamento.
E fanno bene. Il loro esempio dovrebbe essere seguito anche dagli eletti nel Veneto, che spesso rappresentano invece gli interessi del resto d’Italia anche quando questi confliggono manifestamente con gli interessi della Nazione Veneta.
La linea di Marcato
La linea di Marcato, il condizionare un’alleanza politica nazionale all’impegno di soddisfare la richiesta di autonomia del Veneto, capovolge finalmente questa prassi.
E avvicina la Lega alle posizioni delle formazioni autonomiste e indipendentiste, che da tempo chiedono questo cambio di prospettiva e proponevano già a suo tempo che il consenso degli eletti in Veneto alla formazione dei governi Conte e del governo Draghi fosse vincolato allo sblocco dell’autonomia per il Veneto.
Parlamentari veneti, fate squadra
Lo chiedevano esplicitamente Alessio Morosin e Michele Favero, di Indipendenza Veneta, e Simonetta Rubinato, la storica ex parlamentare uscita dal Pd proprio per restare fedele alle sue idee autonomiste. E in un recente incontro promosso dalla Rubinato e dal Bard (Belluno Autonoma Regione Dolomiti), lo stesso Luis Durnwalder, già obmann del Sudtirolo, invitava i parlamentari veneti a fare squadra, se si voleva davvero arrivare all’autonomia, come hanno sempre fatto i parlamentari sudtirolesi.
Non c’è altra via: i parlamentari veneti, di qualsiasi partito, ma soprattutto, come è naturale, i parlamentari eletti nei partiti che fanno dell’autonomia e del legame col territorio il loro core business, debbono sentirsi prima di tutto rappresentanti della Nazione Veneta. Se il cuore gli manca, o se la pensano diversamente, ci facciano la cortesia: ce lo dicano prima che andiamo a votare…