Massimo Cacciari, il docente di filosofia che fu sindaco di Venezia per il Pd, e Giorgio Agamben, due tra i massimi filosofi contemporanei condannano il “green pass” in un appello pubblicato dall’Istituto italiano di studi filosofici, di Napoli, e avvertono che ormai la questione, nelle regole anti-Covid, è di libertà, non di sanità.
Cacciari e Agamben ribadiscono la verità che Riccardo Szumski , il medico e sindaco indipendentista di Santa Lucia di Piave, e il Comitato per le Terapie Domiciliari dicono da mesi e mesi: i vaccini sono in fase di “sperimentazione di massa“, le Case che li producono affermano che non ne sanno prevedere eventuali danni a lungo termine, perché è mancato il tempo di effettuare “tutti i test di cancerogeneticità e di genotossicità”.
I vaccinati, infine, “trasmettono il contagio” e si possono ammalare. Da questi fatti, Cacciari e Agamben deducono che si può tentare di convincere le persone a vaccinarsi, ma non si può obbligarle, e tantomeno si può discriminarle se scelgono di non vaccinarsi.
Le parole di Cacciari e di Agamben
Ecco le parole di Cacciari e di Agamben:
“La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosidetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti.
“Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il ‘passaporto interno’ che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica”
Una deriva anti-democratica
“Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come ‘li purgheremo con il green pass’ c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale. Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica. Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di ‘sperimentazione di massa’ e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto.
“La Gazzetta Ufficiale del Parlamento europeo del 15 giugno u.s. lo afferma con chiarezza: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate».
Vaccino, non prevedibili i danni sul lungo termine
“E come potrebbe essere altrimenti? Il vaccinato non solo può contagiare, ma può ancora ammalarsi: in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere eventuali danni sul lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità. ‘Nature’ ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando?”.
Pratiche discriminatorie e movimenti controllati
“Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli ‘abilitati’ dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per ‘nemici della scienza’ e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire”.