30 Ottobre 2024
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Michele Boato assolto: legittime le critiche al generale Cadorna e la richiesta di cambiar nome alla strada

Nuova sconfitta in tribunale per il nipote del generale Luigi Cadorna comandante in capo dell’esercito italiano nella Grande Guerra. Carlo Cadorna – questo il nome del nipote – militare anch’egli con il grado di colonnello, conduce da anni una fiera battaglia, con querele ed esposti a raffica, contro chi osa criticare il nonno accusandolo di essere un “macellaio” che con le sue direttive, le tecniche di assalto frontale allo scoperto e con la pratica barbara delle decimazioni e dei processi sommari ai soldati, ha causato migliaia e migliaia di morti inutili durante l’inutile strage della Grande Guerra.

Il generale Luigi Cadorna

Tra i querelati da Carlo Cadorna, per aver diffamato la memoria del nonno Luigi Cadorna, c’è anche il noto politico veneziano Michele Boato, ambientalista e pacifista da sempre, ed altri attivisti veneziani. L’udienza di pochi giorni fa, al Tribunale di Venezia, è andata male per i Cadorna e bene per Boato, difeso dall’avvocato Elio Zaffalon, e assolto da ogni accusa: il Giudice per le Indagini Preliminari, Luca Marini, accogliendo la conforme richiesta del Pubblico Ministero, ha ordinato l’archiviazione del procedimento contro Michele Boato e altri tre (CLICCA QUI per leggere l’ordinanza integrale, depositata oggi 16 maggio 2023).

Clara Caverzan sindaca di Scorzè

Tra i querelati da Carlo Cadorna per i quali è stata chiesta l’archiviazione, c’è anche Clara Caverzan, ex sindaca di Scorzè, affermata scrittrice di romanzi erotici, che da sindaca cancellò dal piano regolatore di Scorzè 700.000 metri cubi di edificazioni, per risparmiare il territorio già consumato dal Passante.

La vicenda: giudizi storici sul generale

La vicenda di cui si duole Carlo Cadorna nasce ai primi di novembre 2021, in corrispondenza del 4 novembre, festa delle forze armate. In quella occasione, Michele Boato ed altri ambientalisti e pacifisti avevano pubblicato alcuni post sui social contenenti giudizi storici pesantemente negativi sul generale Luigi Cadorna.

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C’era stata anche a Mestre una manifestazione pubblica, nel corso della quale Michele Boato aveva coperto la targa stradale di Via Luigi Cadorna, chiedendo al Comune di cambiare l’intitolazione della via, togliendo questo onore al “massacratore di umanità” Luigi Cadorna e attribuendolo invece al figlio di questi, Raffaele Cadorna, generale pure lui, e uomo della Resistenza.

Querela archiviata: i motivi

Motivando l’ordinanza di archiviazione della querela contro Michele Boato, il Giudice per le Indagini Preliminari, Luca Marini, spiega che le considerazioni di Boato contro Luigi Cadorna sono “legittima espressione del diritto di libera critica valutativa nei confronti di un personaggio storico la cui condotta, nonostante la comprensibile difesa della sua memoria posta a base dell’opposizione del nipote, è stata ed è soggetta a forti, quanto controverse valutazioni sul suo operato”.

Il giudice legittima pienamente anche la richiesta di cambiare nome a via Luigi Cadorna: le valutazioni di Boato sul generale – scrive il giudice – “dal puro piano della critica storica possono ben interessare… la richiesta di mutamento toponomastico di una strada da parte di chi non ritiene corrispondente alla sensibilità contemporanea l’intitolazione di una via al generale Luigi Cadorna”.

L’altra ordinanza che assolse Michele Favero

L’ordinanza di archiviazione del Tribunale di Venezia fa il paio con l’analoga ordinanza, emessa mesi fa dal Tribunale di Padova con le stesse motivazioni – la piena legittimità di un giudizio storico pesantemente negativo su un personaggio storico – che ha disposto l’archiviazione della querela che il nipote del generale Cadorna aveva avanzato contro Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta.

Alla luce di queste ordinanze, appare sempre più fragile la condanna riportata a Padova da Michele Favero in sede civile, con l’intimazione a pagare oltre ventimila euro di risarcimento al nipote di Cadorna, per gli stessi identici fatti nei quali lo stesso Tribunale di Padova non ravvisava alcun reato, riconoscendone la natura di legittima espressione del diritto di critica e di giudizio su un personaggio pubblico e storico peraltro molto discusso.

La difesa della memoria del nonno

Noi di Serenissima News non abbiamo nulla contro Carlo Cadorna, e consideriamo comprensibile e persino lodevole che egli s’impegni a difendere con passione e competenza la memoria del nonno. Ma lo invitiamo a farlo in sede di dibattito storico e culturale, scrivendo articoli e libri, tenendo convegni e conferenze, come ha fatto, ad esempio, nel novembre scorso, a Vittorio Veneto.

La pratica delle querele contro esponenti politici, la minaccia di querele a sindaci e consiglieri comunali che propongono di cambiare nome a via Luigi Cadorna, o che condividono giudizi storici negativi sull’operato del generale nella Grande Guerra, è una strada a nostro umile giudizio sbagliata.

La democrazia e le querele

Una strada, quella delle querele minacciate o effettivamente avanzate, che può assumere – certo al di là delle intenzioni del colonello Cadorna e dei suoi legali – il sapore dell’intimidazione quando rivolta a esponenti politici o consiglieri comunali di piccole realtà cittadine, che hanno spesso il comprensibile timore di venir trascinati in tribunale, di dover affrontare grane e spese legali. Luigi Cadorna – come ha scritto l’avvocato Alessio Morosin nella difesa di Michele Favero – non è un privato cittadino. E’ un personaggio storico e pubblico e non può essere tutelato dalle critiche che riceve, usando lo stesso metro che si usa per insulti o diffamazioni tra privati.

La democrazia, nei suoi organi, nei suoi partiti e movimenti e nelle persone elette ad ogni livello, deve essere, e deve sentirsi, libera di esprimere sul personaggio storico Luigi Cadorna qualsiasi giudizio, per pesante che sia, e deve essere libera di mutare il nome a una via senza timore di conseguenze giudiziarie.

Via Cadorna e… don Abbondio

Un’ultima annotazione: la richiesta di Michele Boato, di togliere l’intitolazione della strada al generale Luigi Cadorna era accompagnata, come si è detto, dalla proposta di dedicare la stessa via al generale Raffaele Cadorna, figlio di Luigi e padre di Carlo, per i suoi meriti nella Resistenza.

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La proposta di Boato – mantenendo alla via il cognome Cadorna – rispondeva all’obiezione che spesso gli assessori alla toponomastica avanzano quando gli si chiede di cambiar nome alle strade. Un’obiezione legata alla difficoltà dei cittadini e delle attività residenti in quella via, costretti a cambiare l’indirizzo. Don Abbondio non avrebbe saputo inventare una scusa migliore per rifuggire dalle responsabilità.

Mestre ha cancellato piazza Barche…

Il Comune di Udine, accogliendo la proposta del grande scrittore veneto Ferdinando Camon, ha cambiato nome a piazza Luigi Cadorna senza problemi. Il Comune di Venezia ha cancellato il nome di Piazza Barche, nome storico che conservava la preziosa memoria di Mestre come città d’acqua, per intitolarla ai Donatori di Sangue, e non si è fatto troppi problemi. Perché dovrebbe farseli per via Cadorna?

Piazza Barche a Mestre nella veduta del Canaletto

Boato: via anche il nome di Cialdini

Michele Boato, tra l’altro, non ce l’aveva soltanto con Luigi Cadorna. La stessa richiesta di cambiar nome a una strada di Mestre riguarda il Piazzale Generale Enrico Cialdini. “Affronteremo presto con una manifestazione – promise Boato – anche questo nome di criminale di guerra, massacratore di centinaia di contadini e famiglie che aspettavano invano le terre promesse da Garibaldi“.

Monumento a Enrico Cialdini a Castelvetro di Modena (foto di Mongolo1984, licenza CC)

Non possiamo che essere d’accordo con Michele Boato. Il generale Enrico Cialdini, luogotenente di re Vittorio Emanuele II, fu l’uomo che completò con crudeltà inaudite la feroce conquista piemontese del Sud dopo il 1861. La repressione del cosiddetto brigantaggio fu condotta bruciando interi paesi con i loro abitanti inermi, fucilando migliaia di persone e deportandone altre migliaia, colpevoli solo di essere fedeli al loro legittimo sovrano, Francesco II di Borbone.

Speriamo che Cialdini non abbia nipoti…

Soltanto nel 2011 un presidente del consiglio, Giuliano Amato, andò a Pontelandolfo, una delle “città martiri” (parole dello stesso Amato) di Cialdini per chiedere scusa di tante atrocità compiute allora dall’esercito italiano, in nome dell’unità d’Italia. Eppure strade, piazze e monumenti, a Mestre e in tutta la penisola, continuano ad onorare il generale Enrico Cialdini, responsabile di quei crimini!

Speriamo solo che Enrico Cialdini non abbia lasciato troppi figli e nipoti…

 

 

 

 

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