Probabilmente neppure tra i padovani molti conoscono l’esistenza di una via di Brusegana dedicata a Bernardo Trevisan. Nella targa stradale saranno precisati il ruolo, la professione, i meriti od altro di questo signore?
Oggi non è ancora del tutto scomparso il ricordo del “patrizio e poligrafo veneziano Bernardo Trevisan (Venezia, 1652 – Conegliano, 1720), intellettuale di discreta fama ai suoi tempi, che fu anche in corrispondenza con Ludovico Antonio Muratori ed è oggi ricordato soprattutto per la monografia Della laguna di Venezia”.
Bernardo Trevisan l’alchimista
Ma una ricerca on line farebbe emergere senza eccessive difficoltà dal passato anche la figura di un omonimo, che è ancora ben noto agli studiosi ed agli appassionati di storia dell’alchimia benché, a differenza del precedente personaggio, ignoriamo perfino se sia realmente esistito.
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La vita di Bernardo Trevisan, protagonista del saggio di Furio Gallina “Miti e storie di alchimisti dal medioevo all’età contemporanea”, sembra un romanzo.
La ricerca della pietra filosofale
L’inquieta ed interminabile ricerca della ricetta per produrre con la pietra filosofale la trasmutazione di metalli in oro lo spinge a peregrinare attraverso l’Europa, il Nord Africa ed il Vicino Oriente, giungendo fino in Persia.
Soltanto in età avanzata consegue un successo troppo tardivo per ripagarlo di tante fatiche, spese rovinose e delusioni.
Padova, città degli alchimisti
Secondo la tradizione Bernardo Trevisan nacque a Padova (città di cui sappiamo con certezza che annoverò parecchi alchimisti) nel 1406 da famiglia benestante (suo padre era un medico) e morì alla bella età, specie per quei tempi, di 84 anni in un luogo sconosciuto.
Per alcuni, evidentemente troppo irretiti dal suo mito, sarebbe vissuto non 84 bensì addirittura 400 anni…
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Ma, che le sue vicende siano vere o inventate, l’alchimista padovano da cinque secoli fa comunque parte saldamente di quella “eletta schiera” di alchimisti in cui da un lato persone realmente esistite e dall’altro creature generate dall’umana fantasia convivono come se fossero tutte figure storiche, reali e concrete. Lo testimonia la ricca bibliografia, anche recentissima, che le riguarda.
Il saggio di Furio Gallina
All’ancor oggi intatto ed affascinante mito di Bernardo Trevisan è dedicato soprattutto il primo capitolo del saggio di Furio Gallina.
L’autore ricostruisce le vicende dell’adepto così come ci sono state tramandate, sottolineando però la necessità di ricerche d’archivio da parte di medievalisti che ne svelino l’effettiva consistenza od inconsistenza storica.
Conte di Treviso e inventore della distillazione alcolica
Ma non manca neppure di segnalare da subito aspetti della sua figura appartenenti, appunto, solo alla dimensione mitica, come il titolo di conte di Treviso, che in realtà spettava ai signori di Collalto, e l’invenzione della distillazione alcolica.
Treviso e l’alchimia, la profezia di mago Merlino
Nel secondo capitolo l’autore affronta il tema “Treviso e l’alchimia”, in cui Bernardo ricompare prima in una profezia attribuita niente di meno che al mago Merlino (a Treviso “dovrà nascere un personaggio che produrrà una quantità infinita d’oro e argento”) e più avanti indirettamente nella tragica vicenda di Claude Banière, più conosciuto come Claudio Textor, lettore e possessore di una copia di un’opera attribuita all’alchimista padovano, il “Libro della filosofia naturale dei metalli” (ristampato anche verso la fine del secolo scorso e disponibile on line).
L’eretico e l’Inquisizione
Textor, eretico savoiardo impegnato nel tentativo di scoprire la pietra filosofale, incappa due volte in Veneto nelle sgradite attenzioni dell’Inquisizione.
Sfuggito inizialmente alla condanna a morte per eresia grazie all’abiura, pochi anni dopo viene nuovamente arrestato e subisce la tortura a Venezia.
L’esecuzione per annegamento
Rinuncia a difendersi con menzogne o con una seconda abiura, dichiarandosi invece pentito della precedente, e va incontro all’esecuzione capitale per annegamento in mare.
Era il 1587. All’origine dei suoi due arresti la vendicativa denuncia all’Inquisizione da parte di dilettanti d’alchimia che avevano sperato di apprendere da lui i segreti della Grande Opera.
Marco Dal Bon