21 Febbraio 2025
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Paolo Rumiz e il suo “La rotta per Lepanto” dove si parla di Lissa e di “Adriatico contro il Tirreno”

Paolo Rumiz non ha certo bisogno di presentazioni: giornalista prima al Piccolo di Trieste e poi alla Repubblica, scrittore, inviato speciale, per me è soprattutto “il cantore del viaggio” e nei suoi numerosi libri questa dimensione emerge in maniera straordinaria, Rumiz riesce a far “sentire” le atmosfere, le sensazioni, le paure e le gioie, le luci e le ombre, i personaggi, le vie e le piazze talvolta gli odori e i profumi di questo o quel posto in una maniera unica.

Wilhelm von Tegetthoff a Lissa: “Gavemo vinto”

Nel suo ultimo volume “La rotta per Lepanto”, un volume di 144 pagine  edito da BEE (Bottega Errante Edizioni) nell’aprile del 2024  scrive a pagina 103:

Un giorno mi venne spiegato che Marina mercantile è “cosa” di genovesi e veneziani, Marina militare è “cosa” dei napoletani. Cominciò con l’Unità, nel 1866, dopo che Wilhelm von Tegetthoff, ammiraglio della flotta austriaca, battè i nostri a Lissa con una flotta di veneti, triestini e dalmati, e alla fine urlò alle ciurme. “Gavemo vinto!”.

La battaglia navale di Lissa, di Karl Frederick Sorensen

Daghe drento Nane! E Viva San Marco!

Ma soprattutto, sentite cosa scrive a pag. 25:

Già, ma Venezia che c’entra? C’entra eccome. Pola fu la Venezia austriaca. Gli ufficiali  della Marina da guerra si spostavano in gondola nel porto e davano alle ciurme ordini con le parole base in dialetto veneto. L’ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff, che era nato a Maribor (Marburg) in Slovenia ma aveva studiato marineria a Venezia, alla battaglia di Lissa del 1866 contro i Savoia, diede in veneto al timoniere Nane l’ordine di speronamento contro la corazzata  Re d’Italia che aveva il timone in avaria.

Urlò “Dàghe drento, Nane, dàghe drento de prora” dateci dentro di prua, e quando la nave italiana affondò con seicento uomini a bordo si narra che dalle murate dell’ammiraglia Erzherzog Ferdinand Max si levò l’urlo “Viva San Marco!

Il Leone di Lissa, il monumento alla vittoria veneto-austriaca del 1866 a Lissa contro l’Italia, che si trova chissà perché nel cortile dell’Accademia navale di Livorno, e per giunta “tradito” con l’aggiunta di due listelli di marmo in cui sono incise le scritte bugiarde: Italia vincitrice – Novembre 1918

L’Adriatico contro il Tirreno

Era da Lepanto che le ciurme aspettavano. Da trecento anni che i marinai dalmati e istriani – nucleo forte degli equipaggi anche sotto l’Austria – non salutavano un trionfo contro una flotta di intrusi nel “loro” mare. Già, perché quella non fu la vittoria dell’Austria contro l’Italia, ma dell’Adriatico contro il Tirreno, contro l’anima spagnola della flotta borbonica passata ai Piemontesi, e contro l’eterno nemico, la repubblica marinara rivale, Genova”.

 

L’immagine è tratta dal volume di Ettore Beggiato “Lissa, l’ultima vittoria della Serenissima (20 luglio 1866)

Istriani dalmati e veneti per San Marco

Ecco, documenti o meno, Paolo Rumiz descrive con la solita straordinaria sensibilità, il clima, il contesto, il pathos di quella battaglia: istriani, dalmati e veneti, che combattono nel loro mare, che difendono il loro mare nel nome di San Marco; la Serenissima non c’era già più da mezzo secolo ma certi patrimoni identitari, grazie a Dio,  non si cancellano da un giorno all’altro.

Ettore Beggiato

 

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