30 Ottobre 2024
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Riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del popolo veneto: era il 1866

Il 3 ottobre 1866 veniva firmato a Vienna il trattato di pace fra l’Italia e l’Austria con il quale si poneva fine alla cosiddetta terza guerra di indipendenza.

L’Italia era entrata in guerra il 20 giugno 1866 per “liberare” il Veneto ed  si era alleata  con la Prussia, in funzione anti austriaca; gli italiani erano stati sconfitti sia per terra (Custoza, 24 giugno) che per mare (Lissa, 20 luglio) ma la devastante vittoria dell’esercito prussiano a Sadowa era stata determinante per costringere l’Austria a chiedere la pace; l’Italia pur così pesantemente sconfitta si sedeva al tavolo dei vincitori grazie alla potenza dell’alleato prussiano.

L’Impero asburgico, però, proprio per rimarcare tutto questo,  e cioè che non si poteva  considerare  i Savoia come dei vincitori, si rifiutò  di consegnare direttamente il Veneto al Regno d‘Italia  e lo consegnò  alla Francia  affinché facesse da garante internazionale, un po’ come l’ONU ai giorni nostri, per intendersi.

Il Veneto sarebbe  eventualmente passato al Regno d’Italia solo dopo un libero voto, “sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate” è la formula testuale del trattato di pace: in quel preciso momento un trattato internazionale riconosce ai veneti quello che oggi si chiama “diritto di autodeterminazione”; sarebbero stati  i veneti a decidere il loro futuro attraverso la libera espressione del voto.

Ma l’Italia di oggi nega l’autodeterminazione al Veneto

Il diritto di autodeterminazione è un diritto “naturale” che viene prima del diritto degli stati, ed è un diritto inalienabile dei popoli,  questo dovrebbe essere compreso anche a Roma, dove invece ci si ostina a portare avanti un atteggiamento irrispettoso dei diritti dei popoli, prova ne sia che tempo addietro il governo italiano è ricorso alla corte costituzionale per bloccare le due leggi approvate dal Consiglio Regionale del  Veneto tendenti a convocare due referendum consultivi (e sottolineo consultivi) relativi uno, all’indipendenza del Veneto e l’altro a forme più avanzate di autonomia.

E questo nonostante l’Italia abbia firmato più documenti internazionali nei quali viene riconosciuto il diritto all’autodeterminazione, e questo nonostante la repubblica italiana sia la legittima continuatrice di quel regno d’Italia che ha riconosciuto i diritti dei veneti nel 1866, attraverso un trattato internazionale.

Dopo quel trattato di pace, sappiamo purtroppo,  come andarono le cose:  il plebiscito viene convocato per i giorni 21 e 22 ottobre, ma su pressione del governo italiano, il 19 ottobre, due giorni prima del voto, il Veneto passa ai Savoia in una oscura stanza dell’Hotel Europa  lungo il Canal Grande:  i Veneti vanno a votare quando tutto è già stato deciso…

Per non parlare di come si svolsero le operazioni di voto: schede di colore diverso e obbligo di dichiarare le proprie generalità!

Il plebiscito truffa per l’annessione al regno dei Savoia

Ecco quanto successe a Malo (Vi):

“Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei biglietti col SI e col NO di colore diverso; inoltre ogni elettore presentandosi ai componenti  del seggio pronunciava il proprio nome e consegnava il biglietto al presidente che lo depositava nell’urna”; altro che segretezza del voto, altro che controlli internazionali!

Il plebiscito è stato  una grande,  grande truffa, la prima di una serie interminabili di truffe che i governi italiani hanno perpetrato nei confronti dei veneti; ed è anche per questo che uno stato democratico dovrebbe consentire il libero svolgimento di un referendum consultivo: per dare ai veneti la possibilità di esprimersi sul presente del proprio popolo, sul futuro, ma anche sul passato, su quella presenza italiana che è stata e continua ad essere, una delle parentesi più negative negli oltre 3.000 anni di storia del  popolo veneto.

 

Ettore Beggiato

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