Da oltre sette secoli San Bellino è Patrono del Polesine. Invocato quotidianamente, a lui sono legate tradizioni, devozioni, ed opere artistiche. Un Santo che ha strappato nei secoli sorrisi e simpatia tra i devoti dando speranza ai poveri che soffrivano di idrofobia ed ha legato alla sua ricorrenza l’immagine dell’animale più fedele all’uomo: il cane. E dei cani, San Bellino è considerato protettore.
Ripercorriamo la sua storia mischiata ad un velo di leggenda nei paragrafi successivi.
San Bellino Patrono del Polesine: Il primo biografo
Ciò che sappiamo della vita di San Bellino ruota tutta attorno al racconto che traccia il suo primo biografo circa un secolo dopo la sua morte. A quanto pare il biografo viene identificato come Vescovo di Adria della fine del Duecento. Stiamo parlando di frate Bonagiunta, un domenicano che resse la Diocesi polesana fra il 1286 e il 1304.
Egli ultimò la storia del Santo attorno al 1286 proclamandolo ufficialmente Patrono della chiesa locale subentrando al posto di Sant’Apollinare. Secondo molti studiosi quest’azione pastorale non fu altro che un ambizioso progetto di riorganizzazione della Diocesi, per rivendicare i diritti della Chiesa di fronte al potere laico del tempo. Al Vescovo Bonagiunta si fa risalire pure la compilazione del “Catasticum episcopatus Adriae”. Un vero e proprio monumento archivistico, relative agli atti dei Vescovi di Adria, dai più antichi, ai notarili del suo tempo. Si contano oltre 700 documenti.
La vita del Santo
Secondo il Vescovo Bonagiunta, San Bellino Patrono del Polesine nacque in territorio teutonico nel 1090. Di famiglia nobile fin dall’infanzia disprezzò i richiami terreni e sin da subito si orientò verso la vita sacerdotale. In una città teutonica non identificata fu eletto Vescovo. Con un immenso spirito caritatevole, egli si recò in pellegrinaggio a Roma. Trattenutosi per qualche tempo nella sede di San Pietro, la sua condotta esemplare fu notata dalla Curia Pontificia.
L’elezione a Vescovo di Padova
Nel frattempo, a Padova morì il Vescovo. Per scegliere il successore gli elettori subirono l’influsso di due fazioni in lotta tra di loro. La divisione fu tale che vennero eletti due Vescovi con conseguente scisma. Alla fine, prevalse il più violento che s’impadronì dei beni e dei diritti della Chiesa. Il Patriarca di Aquileia chiamato a risolvere la situazione non vi riuscì, e chiese aiuto alla curia di Roma. Il Papa annullò da subito le elezioni, e designò Bellino alla Cattedra padovana. Inizialmente egli cercò di sottrarsi all’incarico ma alla fine rincuorato dal Papa assunse la veste di Vescovo di Padova. Padova lo accolse con entusiasmo e ne apprezzò le doti di Pastore.
San Bellino Patrono del Polesine: l’agguato
Il suo comportamento non passò inosservato. Non passò molto tempo che scatenò la temuta reazione in città. Mentre faceva ritorno da Roma dove aveva chiesto protezione, Bellino fu vittima di un agguato nella Diocesi di Adria. Nei pressi della Chiesa di San Giacomo a Fratta, dei sicari (mandati dalla famiglia Capodivacca) lo assassinarono. Egli pagava con la morte l’esser stato giusto contro i prepotenti, aver difeso la Chiesa da chi ne calpestava i diritti. Il suo corpo trovò sepoltura grazie a dei contadini del luogo. La vita di Bellino terminava il 26 novembre del 1147.
La sepoltura
Da subito il corpo del Vescovo dimostrò una “virtus miracolosa“, tanto da attirare numerosi Pellegrini. Anni dopo la chiesa dove riposava il corpo del Santo crollò a causa di un’alluvione. Il sepolcro sommerso dal fango cadde nell’oblio. Si narra che la Divina Provvidenza rivelò ad un uomo devoto dove giacevano le spoglie di Bellino. L’ubicazione fu rivelata a Giovanni da Fratta poi chiamato “Cavasanto”. Per molte notti a Giovanni apparve in sogno un luogo nella campagna con un’arca sepolta ed una voce che gli diceva che era quella del Santo. Allora l’uomo coi figli scavò nel luogo sognato, portando alla luce l’arca. Caricato sul carro il sarcofago, Giovanni si diresse verso Fratta ma le sue vacche si diressero dalla parte opposta, verso San Martino Variano e li si fermarono. Qui fu deposto il corpo, e per devozione il nome del paesello fu cambiato da San Martino in San Bellino.
San Bellino Patrono del Polesine: i miracoli
Si narra che solo la trascuratezza del clero fece perdere memoria dei tantissimi miracoli propiziati dal santo. Tra i molti prodigi si ricorda quello di narrato da un nobile di Lendinara tale Uguccione. Molti anni prima i genitori di costui avevano un servo che si chiamava Pietro da Cremona. Leggenda o verità che sia viene riferito che tale Pietro aveva riacquistato la lingua che aveva perso per una malattia proprio grazie a San Bellino. Altra credenza vuole il Santo molto efficace nella cura dei morsi dei cani rabbiosi. Infatti una grande quantità di devoti accorrevano numerosi alla sua tomba.
Le opere artistiche
Entrando nella Cattedrale di Adria non si può non notare l’opera del Santi datata metà Ottocento dove viene ritratto il Martirio del Santo nella parete absidale e negli altari delle navate. Nella “sua” Basilica di San Bellino ad un passo da Fratta invece a metà Seicento,” Donna Giulia De Ariosti” e suo figlio Giuseppe vollero che l’urna del Santo fosse monumentale, dopo che nel 1640, in essa erano state trasportate le spoglie del Santo Martire ad opera del Vescovo di Adria Paolo Savio, e collocate in una tomba di marmo alzata su quattro pilastri. Agli inizi invece del Seicento andrà fallito un tentativo di spostare a Rovigo le Reliquie del Santo. Alcuni anni dopo un bellissimo bassorilievo ligneo verrà posto nella “Camera della Consulta” di Rovigo, ora sede del Municipio, a dedizione della città e del territorio al Santo. Tra le opere più famose sul Santo ricordiamo quella letteraria del Vescovo di Padova Francesco Scipione Dondi dall’Orologio. Con le “Memorie sopra la vita di San Bellino vescovo e martire” il Dondi stila un dossier di esemplare completezza sul nostro patrono.
Fonte editoriale: Santi e (quasi) del Polesine di Pier Luigi Bagatin