La raffica di divieti – perfino il divieto di gridare Viva San Marco – imposti dalla Digos di Venezia ai figuranti in uniforme storica del Settecento veneziano venuti alla Mostra del Cinema per accompagnare la proiezione del film sulle Pasque Veronesi è oggetto di una lettera che il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi ha inviato al ministro dell’Interno, nonché al prefetto e al questore di Venezia.
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Nella lettera, si chiede il trasferimento “ad altri incarichi” dei dirigenti e del personale Digos e della Questura di Venezia che si sono resi responsabili dell’imposizione di divieti che, a giudizio del Comitato Pasque Veronesi ma anche di molti osservatori indipendenti, appaiono poco giustificabili con esigenze legate a reali motivi di sicurezza.
I fatti del 5 settembre
I fatti: il giorno 5 settembre 2023, nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia, al Lido, è in programma la proiezione del docufilm “Le Pasque Veronesi“, reduce da una serie di prime proiezioni a Verona e nel Veneto coronate da largo successo di pubblico.
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Il film racconta, seguendo fedelmente i fatti storicamente accaduti, l’insorgenza antinapoleonica del 1797, l’eroica difesa della Serenissima e della Fede dei padri da parte dei cittadini di Verona e del Veronese, che si batterono, al prezzo di migliaia di morti, contro le truppe francesi.
Oltre alla proiezione del film, l’evento prevedeva la presenza del regista Tommaso Giusto e dei vertici del Comitato Pasque Veronesi, produttore del film, per incontri con la stampa internazionale accreditata alla Mostra del Cinema. E com’è tradizione in questi casi, era stata prevista la colorita presenza di un piccolo drappello (otto persone) di figuranti in divise storiche dell’epoca, per l’occasione “armati” con moschetti finti, di legno.
Il Comitato: divieti “lunari”
Quello che doveva essere soltanto un elemento di colore per richiamare l’attenzione dei giornalisti e del pubblico della Mostra del Cinema sul film “veneziano”, è diventato dal nulla un caso di ordine pubblico.
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Nonostante i nomi delle persone, il tragitto che avrebbero compiuto e persino le targhe delle automobili utilizzate fossero state con largo anticipo comunicate alla Questura di Venezia, la Digos veneziana riteneva, a pochi giorni dall’evento, di imporre divieti che la lettera del Comitato Pasque Veronesi definisce “lunari”.
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Vietate le fotografie (alla Mostra del Cinema!!!)
Non solo la Digos ha preteso che i figuranti non indossassero le uniformi storiche fuori dell’Hotel Excelsior, sede della Mostra, ma addirittura si è preteso vietare persino le fotografie (alla Mostra del Cinema, con centinaia di giornalisti e fotografi accreditati da tutto il mondo, vietare le fotografie non s’era mai visto in assoluto…) e vietare persino, al drappello in divisa storica, di mettere in scena il tradizionale onore a San Marco, il grido che per secoli ha contraddistinto i soldati della Serenissima.
Gridano San Marco? Pena di morte…
Il grido “San Marco“, che un decreto napoleonico proibì ai veneti sotto pena di morte, tornava dopo duecent’anni – incredibile – ad essere vietato in Venezia proprio dalla Digos veneziana! Cosa abbia questo divieto a che fare con la sicurezza, è ben difficile da comprendere: in pratica, sommando divieti e prescrizioni, si pretendeva che la presentazione del docufilm storico veneto avvenisse quasi alla chetichella, di nascosto dal grande pubblico della Mostra, e senza esibire in pubblico nulla che potesse riferirsi alla Serenissima.
La lettera del Comitato Pasque Veronesi
Nella lettera, firmata dal presidente del Comitato Pasque Veronesi, Nicola Cavedini, e dal segretario Maurizio G. Ruggiero, si citano “le prescrizioni lunari della Digos veneziana“: “i militi storici veneziani e veronesi non avrebbero potuto passare con le uniformi d’epoca indosso davanti all’Hotel Excelsior, ma solo entrarvi ed uscirne in abiti civili (quindi svestendosi in albergo, vestendosi, rivestendosi di nuovo, insomma dando luogo a uno spettacolo di trasformismo) senza nemmeno poter stazionare sul tratto di strada prospiciente la porta girevole dell’Hotel; avrebbero dovuto nascondere le armi (finte) dentro delle sacche, all’ingresso e all’uscita dall’albergo, immaginando forse chissà quale
spavento suscitato negli astanti“.
Non basta: “i partecipanti all’iniziativa [non solo i militi storici quindi, ma anche coloro che
vestivano con giacca e cravatta] non dovranno assolutamente sostare per foto di
gruppo all’esterno dell’hotel Excelsior, né dare luogo ad alcun tipo di parata storica“.
I divieti difficili da comprendere
Tra i divieti difficili da comprendere, la lettera elenca questo: “L’evento dovrà svolgersi all’interno del solo spazio della Regione Veneto”. E commenta: “Mai si era vista, se non forse sulla Piazza Rossa moscovita in epoca sovietica o nella pechinese Piazza Tienanmen, la proibizione di fotografarsi o di sostare in un luogo pubblico. Mai si era visto che la pubblica autorità stabilisse di tenere un certo evento, come quello d’incontrare la stampa, entro un determinato ambiente (“all’interno del solo spazio della Regione Veneto”) e non in un altro dello stesso edificio, ad esempio sulle terrazze, dal momento che l’Hotel Excelsior è pur sempre una proprietà privata, dove quindi non può estendersi la competenza di chi gestisce l’ordine pubblico”.
“La Digos veneziana – continua la lettera del Comitato Pasque Veronesi – ha deliberatamente trattato e trasformato un evento culturale e una colorata attrazione turistica (bastino le manifestazioni di simpatia e le centinaia di scatti ammirati e di riprese di coloro che si sono imbattuti in quel giorno nelle persone che indossavano le uniformi settecentesche) in un caso di ordine pubblico, ancorché inesistente”.
I figuranti storici lasciati per ore sotto il sole
Il racconto dei fatti di quel giorno al Lido di Venezia, contenuto nella lettera del Comitato, è quasi esilarante: le “interminabili telefonate” tra il personale Digos in loco e i dirigenti, i figuranti costretti a viaggiare in abiti civili, a spogliarsi per strada e indossare le storiche e pesanti uniformi settecentesche “al riparo delle proprie auto“. Costretti ad attendere per ore sotto il sole un permesso che non arrivava. La responsabile Digos che si rifiuta persino di identificarsi. I fucili finti, di legno, e le spade dei figuranti (inadatte anche a tagliare il burro, annota il Comitato…) fatti esaminare da un carabiniere e qualificati comunque come “armi”.
Voi con queste divise non entrate
E poi la ricerca di un compromesso, quello di entrare nell’Hotel con le sole divise storiche, senza i fucili finti e senza le spade finte, che si scontra con un rifiuto categorico del personale Digos: “Voi con queste divise non entrate nell’hotel Excelsior“. “il problema – commenta la lettera del Comitato Pasque Veronesi – non era dunque legato alla sicurezza, ancorché immaginaria, ma (si può ritenere) a pregiudizio, ad avversione ideologica verso tutto ciò che la Serenissima e l’orizzonte degli Stati tradizionali prerivoluzionari rappresentano ancor oggi per certi funzionari o per i loro dirigenti“.
Le femministe sul red carpet: due pesi, due misure
“I militi storici – denuncia la lettera – venivano così lasciati marcire per ore sotto il sole d’estate” e fatti entrare da un altro ingresso “dopo sette ore di attesa“. Un trattamento ben diverso, denunciano gli estensori della lettera, rispetto a quello riservato alle “sciamannate femministe a seno nudo” che il giorno prima “avevano inscenato una manifestazione di contestazione (supponiamo non autorizzata) contro il regista Woody Allen, addirittura davanti al Palazzo del Cinema del Lido, anzi sul red carpet, nell’orario di massimo afflusso di pubblico. Manifestazione, vera manifestazione questa, di fatto tollerata dai responsabili veneziani dell’ordine pubblico. Si paragonino i due eventi, i due pesi e le due misure applicate e si veda se le condizioni vessatorie imposte a coloro che rispettano le leggi e che si premurano di preavvisare in ogni dettaglio circa la presentazione alla stampa
del film sulle Pasque Veronesi, possano trovare una qualche giustificazione”.
Il Comitato: provvedimenti per i responsabili
In conclusione, il Comitato Pasque Veronesi chiede che siano presi provvedimenti a carico dei responsabili: “La sequela di prescrizioni scritte imposte dalla Digos veneziana, in un primo momento tralasciate, poi mantenute, poi aggravate verbalmente, poi ancora cambiate – conclude la lettera del Comitato Pasque Veronesi – rende ragione dell’opportunità, ad avviso degli scriventi, che i responsabili dei fatti di cui sopra, inclusi quanti si sono coperti dell’anonimato, siano destinati ad altri incarichi“.
Le divise austriache sì, quelle venete no
Alla lettera al ministro, al prefetto e al questore il Comitato Pasque Veronesi allega fotografie di altri analoghi eventi che si sono svolti senza alcun problema pochi anni fa alla Mostra del Cinema, sempre in occasione della proiezione di film su episodi storici, a dimostrazione dell’assenza di qualsiasi reale problema di sicurezza pubblica.
In particolare, nel 2017, senza nessun problema è stato consentito a figuranti in uniforme storica austriaca di epoca risorgimentale di intervenire all’Hotel Excelsior per solennizzare la proiezione del film storico “1866, il furto delle Venezie” di Edoardo Rubini.
I figuranti in divisa imperiale austriaca hanno potuto sfilare bravamente, con i loro lunghi fucili a baionetta e issando la bandiera imperiale d’Asburgo, davanti all’Hotel Excelsior. A loro fu permesso di sfilare e di rendere gli onori alla bandiera, fu permesso di entrare dalla porta principale senza umiliarli in attese pazzesche e senza prescrivere divieti fantasiosi e inattuabili come il divieto di fotografia alla Mostra del Cinema.
Il pericolo sta nel Leone di San Marco…
La pericolosità che quest’anno ha allertato la Digos non sta dunque nei fucili finti, non sta nelle spade finte, non sta nelle divise storiche e nelle bandiere storiche che colorano una conferenza stampa. Le divise austriache, la bandiera dell’Impero d’Asburgo, non sono considerate pericolose. Il pericolo, per le autorità italiane, sta unicamente in quella bandiera con il Leone di San Marco, sta nel grido “Par tera, par mar, San Marco!“, sta nelle divise che rievocano la Serenissima.
E in una logica coloniale, non possiamo che dar loro ragione, perché nelle terre che furono della Serenissima quella bandiera, a noi e non solo a noi, fa battere il cuore. Ma la democrazia, suvvia, sarebbe un’altra cosa…