Un grande, magnifico Leone di San Marco in pietra bianca di Vicenza troneggia da oggi 13 maggio 2023 all’ingresso di Santa Giustina in Colle, nel Padovano, al centro della rotonda di Via Dante.
Un Leone monumentale
Si tratta di un Leone monumentale: un blocco unico di pietra, lungo due metri e venti centimetri, alto un metro e mezzo e pesante 25 quintali, che poggia su una piattaforma girevole e illuminata, mutando orientamento più volte ogni ora. Opera dello scultore Alberto Negrin, eseguita nel laboratorio Peotta a Montecchio Maggiore, e costata centomila euro, è stata voluta da Michele Giacomazzi, presidente del Consorzio Il Colle – Dipintori e Restauratori del Nordest, che riunisce aziende artigianali e inovative nell’edilizia ad alta qualificazione.
All’inaugurazione della maestosa opera hanno preso parte, tra gli altri, il sindaco Moreno Giacomazzi, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e l’assessore regionale Roberto Marcato.
Il Leone coperto dal tricolore
Ai molti intervenuti alla cerimonia, con molte bandiere di San Marco, non è piaciuto il fatto che la grande scultura marciana, il grande Leone di San Marco al centro della rotonda, prima dell’inaugurazione, fosse coperta da un grande tricolore.
Sui social sono subito fioriti commenti scandalizzati: cosa c’entra il Tricolore? Perché la bandiera italiana deve ricoprire, ingabbiare il simbolo della Serenissima? Qualcuno ci ha scherzato su, osservando anche che il tricolore, che era disposto sulla scultura a bande orizzontali e non verticali, sembrava più la bandiera ungherese, che è rossa bianca e verde, e non quella italiana.
Giacomazzi: non è una iniziativa politica
I promotori della grande opera hanno tuttavia tenuto a puntualizzare che la loro “non è una iniziativa politica né a sostegno della Lega”. “Il Leone di San Marco – spega Giacomazzi – è la nostra storia e la nostra identità, le nostre tradizioni, la nostra cultura, non il simbolo di un partito. E’ un simbolo di pace, di forza, di civiltà, alla cui protezione affidiamo tutti il nostro futuro”.
Morosin: provocazione, ma alla fine resterà il Leone
Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta, non ci va giù leggero: “Avete fatto un’opera straordinaria, ma perché rovinare tutto imprigionando il Leone di San Marco nella bandiera del suo peggior nemico?”.
Anche Alessio Morosin, di Indipendenza Veneta, definisce “un ossimoro di immagini intollerabile e anche provocatorio” la bandiera italiana che avvolge il Leone di San Marco. Ma riconosce che, dopo l’inaugurazione, disvelato il monumento, “per fortuna poi rimarrà il magnifico leone marciano unico simbolo della Nazione Veneta“.