Scozia sempre più lontana da Londra. Il referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, che appena nel 2014 fu perso di misura dagli indipendentisti che si fermarono al 45%, è ormai superato. Gli ultimi sondaggi danno i favorevoli all’indipendenza oltre quota 58%.
A soffiare sulle vele dell’indipendentismo scozzese sono stati due fattori: la Brexit e il Covid. Nel referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, in Inghilterra ha stravinto il partito contrario all’Europa. Ma in Scozia ha trionfato il voto europeista, arrivato a superare il 62%. La penosa sceneggiata del Regno Unito nella trattativa con l’Europa sulla Brexit, e la convizione ormai diffusa che dal punto di vista economico e finanziario l’uscita di Londra dall’Unione Europea sia stato un errore che il Regno Unito pagherà caro nei prossimi decenni, ha contribuito a rafforzare negli scozzesi il dissenso per la scelta inglese, e a guardare all’indipendenza scozzese come alla via maestra per un ritorno della Scozia nel grande mercato europeo.
Rilevamenti di opinione effettuati nel mondo imprenditoriale, che tre anni fa avevano segnalato una diffusa preoccupazione per le incertezze derivanti dall’uscita della Scozia dal Regno Unito, oggi offrono uno scenario capovolto: è la permanenza nel Regno Unito fonte di preoccupazione, mentre l’indipendenza scozzese e il rientro della Scozia nell’Unione Europea sono visti come uno scenario di maggiore tranquillità e migliori prospettive.
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A dare ulteriore spinta all’indipendentismo è stata la disastrosa gestione dell’emergenza Covid da parte del governo di Londra, alla quale ha fatto da contraltare un’azione molto più efficace e seria da parte del governo di Edimburgo, titolare delle competenze in materia di sanità. La premier scozzese Nicola Sturgeon, mentre Londra giocherellava e faceva finta di nulla, ha adottato immediatamente misure severe, presentate ai cittadini dalla stessa Sturgeon con frequenza quotidiana e parole rassicuranti ma rigorose. Una franchezza e una serietà che sono state apprezzate dagli scozzesi e hanno evitato alla Scozia lo scenario tragico dell’Inghilterra. La popolarità della Sturgeon e dello Scottish National Party è alle stelle, e la richiesta di un secondo referendum sull’indipendenza della Scozia, motivato dal mutamento di scenario provocato dalla Brexit, vede favorevoli oltre il 64% degli scozzesi.
Boris Johnson nega un secondo referendum, a così breve distanza dal primo, affermando che “per almeno una generazione” non se ne parla. Ma esponenti del suo stesso partito dissentono pubblicamente e la premier scozzese è tranquilla: “La democrazia vincerà”.
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Le elezioni politiche del maggio 2021 saranno quindi, di fatto, un referendum sull’indipendenza. Se il partito indipendentista SNP, lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon, dovesse ottenere quella vittoria a valanga prevista dai sondaggi, sarebbe oltremodo difficile per Londra negare un secondo referendum sull’indipendenza, il cui esito potrebbe essere ben diverso da quello di pochi anni fa.