Una foiba con resti umani di circa 250 persone, quasi tutti civili e dell’età media di vent’anni, è stata scoperta in Slovenia, nella zona del Kocevski Rog. Ne dà notizia l’Unione degli Istriani, citando fonti ufficiali della Repubblica di Slovenia, e in particolare la Commissione statale che ha il compito di far luce sui delitti compiti dai comunisti nel 1945. La cavità naturale “si trova nell’area tra Veliki Rog e Stari Zag nelle immediate vicinanze di un vecchio ospedale partigiano e i resti sono stati trovati alla profondità di 14 metri”, ha spiegato Uroš Košir, l’archeologo che sta coordinando il recupero dei resti delle persone trucidate e gettate nell’abisso. Ai primi di luglio 2020 è avvenuta una prima esplorazione, supportata da speleologi. Sono stati riportati alla luce resti umani.
Massacrati e gettati nell’abisso: avevano 15 anni
Dalle analisi antropologiche, riporta l’Unione degli Istriani, è stato accertato che tra le vittime ci sarebbero “oltre un centinaio di ragazzi, uccisi in un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, mentre almeno 5 sarebbero le donne. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Košir, nella voragine e lungo i bordi esterni è stata trovata una grande quantità di munizioni, prova questa che le esecuzioni furono eseguite sul posto. L’analisi delle ferite in entrata e in uscita trovate sui teschi ha evidenziato che le vittime sono state uccise con fucili automatici“. Le analisi hanno coinvolto indagini di polizia e l’Unione degli Istriani afferma che “il responsabile delle indagini di polizia, Pavel Jamnik ha dichiarato che incrociando dati e testimonianze sull’attività partigiana in quella zona, la responsabilità dell’eccidio è da attribuire all’Ozna, la polizia segreta jugoslava, e in particolare al suo braccio “operativo”, il Knoj (Korpus narodne obrambe Jugoslavije), ovvero il Corpo di difesa popolare della Jugoslavia”.